L’idea della fine delle ideologie è stata ampiamente discussa nel corso dell’ultima parte del XX secolo, soprattutto dopo gli eventi storici che hanno segnato la fine della Guerra Fredda e l’avvento della Globalizzazione. Questi avvenimenti hanno portato molti – per esempio i cosiddetti filosofi del post-moderno – a credere che il mondo stesse abbracciando un’era post-ideologica più libera, nella quale le grandi narrazioni ideologiche avessero finalmente perso la loro influenza. Tuttavia, questa trasformazione ha avuto profonde implicazioni – non proprio positive – per il pensiero filosofico e per la storia politica del contemporaneo.
La fine delle ideologie ha aperto la strada all’affermazione, infatti, di nuove ideologie più potenti e pervasive delle precedenti e per di più senza avversari che le potessero discutere e combattere. Come d’incanto, sono sorte quindi inedite volontà di potenza e guerre spaventose. Inoltre, è nato il Dio unico del mercato, inteso come un dato autonomo, sacro ed intoccabile. Le grandi oligarchie finanziarie, infine, attraverso l’uso spregiudicato dei media al loro servizio, hanno assunto un ruolo predominante nel plasmare le dinamiche sociali ed economiche del mondo contemporaneo.
Dal punto di vista della soggettività, questo processo è stato accompagnato da una crescente enfasi sull’individualismo, sull’accumulazione di ricchezza personale e sull’idea che la privatizzazione delle risorse fosse l’unica realtà giusta e desiderabile. In questo contesto, l’idea di bene comune e di universale è stata spesso trascurata o persino negata.
Per contrastare l’egemonia delle volontà di potenza del contemporaneo, è necessario recuperare allora un pensiero forte che riproponga l’idea del bene comune e dell’universale come fondamenti per la giustizia e per l’equità. Un pensiero forte implica una riaffermazione dell’importanza di valori condivisi che vanno oltre l’individualismo indotto e il mero interesse economico.
Sommamente importante nella attuale fase storica è fuoriuscire dall’idea del valore costruita dal mercato, ossia il consumo e il successo materiale. Per far questo occorre un sistema di valori robusto e significativo, di nuovo capace di dare un senso alla vita.
All’interno del nuovo pensiero, un ruolo fondamentale dovrebbe essere giocato dalla capacità individuale di sviluppare idee, valori e scelte indipendenti, al di fuori delle influenze oppressive del consumismo o da quell’ideologia di mercato costruita anche dai debolismi che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Una “soggettività libera” deve implicare la possibilità di scegliere autonomamente ciò che si ritiene significativo e importante nella propria vita.
So che è difficile! So quanto è difficile essere sé stessi ma oggi l’unica rivoluzione possibile è questa.