La questione del potere riguarda tutti gli spazi del vivente. Nessuno escluso. Ciascun individuo – non tutti nello stesso modo e non tutti con intenti distruttivi – nasconde sotto una spessa coltre di maschere un’unica grande passione. Ciascun individuo ha sviluppato delle tecniche, a volte davvero raffinate, per portare a compimento i propri scopi. I movimenti di vita sono spesso finalizzati ad imporre la propria passione dominante, evitando il più possibile condizionamenti e limitazioni.
Soltanto ad alcuni dittatori e uomini di potere è stato possibile realizzarla a pieno. Ma anche coloro che non riescono a farlo su grande scala, pensiamo alle donne e agli uomini che incontriamo quando facciamo la spesa, provano continuamente, alcuni con successo, altri meno, ma noi sappiamo che il conflitto è aperto.
Pertanto,se il pubblico è il luogo di manifestazione “istituzionale” di questi conflitti, se esso per così dire ne rappresenta lo spazio privilegiato par excellence, neppure il privato ne è esente. Anzi, quest’ultimo costituisce il campo ideale di manifestazione dello scontro: nei rapporti affettivi, infatti, il conflitto per il potere dispone di tutto il tempo necessario e non ci sono azioni disturbo da parte della visibilità pubblica. Ci si può dunque concentrare in maniera ottimale sulle proprie prede. Mi riferisco alla violenza sulle donne da parte degli uomini, sugli uomini da parte delle donne, sui bambini da parte di educatori e genitori ecc. ecc. Insomma, mi riferisco alla violenza e basta. In fondo, quella fisica è la più pacchiana ed evidente, ma la violenza che produce danni almeno altrettanto grandi è quella morale – molto più diffusa di quanto immaginiamo. La famiglia è il suo luogo di manifestazione privilegiato ma anche le istituzioni e perfino le associazioni (bullismo, nonnismo, sete di leadership, desideri da maschio alfa e da matriarca) non se sono esenti.
È per questo che, quando sento il grido: “chi è con noi è un vero militante, tutti gli altri sono degli individualisti narcisisti che non vogliono cambiare davvero le cose”, quando prendo atto del fatto che le prese di posizione ideologiche divengono prevalenti sulla capacità di argomentazione razionale e democratica, quando m’accorgo che alcuni argomenti sono tabu e scatenano passione distruttive e selvagge (per quanto del tutto irrazionali), quando vedo tutto questo io mi allarmo. E mi allarmo sul serio!
Difenderò sempre le ragioni del singolo. Le difenderò anche quando sono sbagliate, e anche quando sono meritevoli di punizione, e questo per il semplice fatto che vengono da un uomo solo. Perché a farmi paura, in verità, sono sempre stati gli uomini uniti nell’orda ma mai i singoli.
Ah, se si trovasse il coraggio, la forza e il senso di giustizia sufficienti per liberarsi da queste tirannie!