Ho da poco terminato di rivedere su Sky la straordinaria fiction prodotta dalla HBO, “Succession”.
Si tratta, per chi non l’ha vista, della saga di una ricchissima e potentissima famiglia americana guidata da un magnate della comunicazione, Logan Roy, impersonato dal portentoso Brian Cox. Bravissimi anche tutti gli altri attori e attrici e una lode particolare per il regista Adam McKay, per l’ideatore Jesse Armstrong e (ci tocca doverosamente) per la HBO che l’ha prodotta, cosa affatto scontata per una serie assolutamente priva del minimo orpello politicamente corretto.
La trama – come si evince dal titolo – verte sulla lotta spietata di tutti contro tutti, figli e figlie, fratelli e sorelle, mogli, ex mogli ed amanti, parenti più o meno stretti, membri del consiglio di amministrazione, dirigenti e manager vari (sia uomini che donne), insomma di tutti/e coloro che ritengono di vantare un titolo per la successione al “trono” del magnate-patriarca o comunque per la spartizione della immensa torta che c’è in palio (anche le briciole valgono una fortuna…).
Diciamo subito che con la sola eccezione di uno dei due figli, Kendall, il più fragile e per questo anche il più umano (o il meno disumano…) pur se non esente anch’egli da gravi responsabilità e azioni maldestre, tutti i personaggi, nelle loro diverse tipologie, dal più cinico e rapace al più disgustoso dei lacchè, sono letteralmente spregevoli. Nessuno e nessuna si salva perché tutti sono pienamente e consapevolmente inseriti in quel “gioco” perverso dove la dignità, l’etica e la moralità degli altri e di se stessi sono semplicemente inesistenti, perché la sola cosa che conta è arrivare all’obiettivo, costi quel che costi.
Nel cast non sono stati inseriti lgbtq, immigrati o persone di colore, e questo non certo per razzismo ma solo perché la fiction non lo prevedeva. Personaggi maschili e femminili sono egualmente ributtanti; nessuno sconto per nessuno e per nessuna. La trama – pur avvincente – serve a descrivere la vera natura della società capitalista – che è più che sullo sfondo – in modo puntuale e realistico.
Il denaro, il profitto, il potere. Sono questi i veri protagonisti della fiction, i personaggi che si muovono al suo interno sono come “manovrati” da quel Dio secolarizzato dal quale dipende in tutto e per tutto la loro vita. il Denaro, il profitto, il potere. In una parola, il Capitale. Non ci sono finzioni di nessun genere, quando qualcuno o qualcuna in questo gelido mare di cinismo prova a far emergere un briciolo di umanità, questa viene immediatamente e consapevolmente frustrata dagli stessi che l’hanno sia pur pallidamente portata alla luce, senza un pizzico di ritegno o amor proprio.
Questa fiction ci dice con chiarezza una cosa: il Capitalismo non è un semplice rapporto di produzione. Il Capitalismo è una religione, con i suoi dogmi, i suoi “profeti”, i suoi “santi” e le sue “madonne”. E nel finale ci dice anche che non c’è scampo, dentro quel paradigma. E, naturalmente, spazza via tutte le fesserie politicamente corrette con cui l’apparato mediatico-ideologico cerca di edulcorare la reale natura del suo “committente”.
Da non perdere.
P.S. La HBO nasce come un canale via cavo a pagamento alternativo alla tv generalista, e ha mantenuto sempre una linea editoriale critica, di nicchia, con contenuti al di fuori degli schemi della stessa tv generalista (americana) e ha sempre proseguito con questa linea mantenendo tematiche “scabrose” anche e soprattutto in un questa fase storica di dominio politicamente corretto, differenziandosi dai temi di piattaforme del tutto allineate allo spirito dei tempi, cioè allo stesso politicamente corretto, come ad esempio Netflix, Disney+ o Apple+. Naturalmente non si tratta, anche in questo caso, di una vocazione ideologica ma di una scelta commerciale. Quelli della HBO hanno capito che esiste un pubblico che non ne può più del bombardamento ideologico-mediatico politically correct a cui viene quotidianamente sottoposto e hanno scelto di offrirgli un prodotto vicino al loro “sentire”.
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