Il sesso risponde a stimoli elementari dell’animo umano. Esso, anzi, non distingue affatto l’uomo (e la donna) dall’animale. Ci sono delle realtà precise: parti anatomiche, richiami, gesti che pro-vocano direttamente l’attrazione sessuale. E’ un istante, un bagliore di eccitazione che chiede di essere soddisfatto: talune volte, la presenza fisica dell’altro non richiede affatto la sua collocazione in un ruolo o in un’identità. Soprattutto per gli uomini, ai quali la natura ha imposto un ruolo diverso da quello delle femmine, non sempre i sentimenti sono necessari per fare sesso: bastano i richiami del corpo e, talvolta, neppure la visione del viso è necessaria. Per i maschi, anzi, la sensazione di pericolo (di assenza di “copertura” sentimentale) che si lega alla sessualità, non soltanto non è un deterrente, ma spesso è addirittura uno stimolo.
La natura ha affidato a ciascun sesso un compito preciso: ai maschi è richiesto di auto-selezionarsi sulla base della maggiore o minora audacia, forza o anche aggressività. L’inconscio dell’uomo sa che deve vincere una concorrenza agguerrita se vuole fare sesso e che nessuna femmina sarà disponibile ad accogliere le sue attenzioni se egli non ha fatto nulla per meritarselo. Per i maschi, dunque, la sfera della sessualità si lega strettamente ad un pericolo di morte ed essi non possono che prestarsi di buon grado a questo gioco eterno, sottomettendosi ad una selezione drammatica fatta di scontri e di sangue, sotto gli occhi di femmine inflessibili e giudicanti. Ma questo non basta per dissuaderli: i maschi sono disposti a morire pur di assecondare il compito che la natura gli ha scritto, ossia riprodursi. È evidente: il fine della natura è quello di perpetuare la specie dando a ciascun sesso un ruolo specifico. Della felicità degli esseri umani, in quanto singoli, la natura non si cura affatto.
L’amore, invece, è tutta un’altra storia. Esso, infatti, non può essere affatto limitato a fatti di tipo fisico. Non riguarda esclusivamente, come nel caso del sesso, il proprio inconscio istintuale e la propria filogenesi di genere. L’amore è anzitutto un fatto storico e culturale e si manifesta a seconda delle epoche storiche in maniera differente. In ogni caso, e molto in generale, non si può parlare d’amore se non si presuppone un radicamento fortissimo di se stessi nell’identità dell’altro e di quella dell’altro nella propria: condivisione di progetti e tenerezza, smania di essere riconosciuti e voglia irrefrenabile di riconoscere, fame inesausta di crescere nell’intesa e desiderio di cucire sull’altro il proprio mondo. Insomma, quando si parla dell’amore si ha di mira ciò che fa dell’altro il proprio rifugio più intimo, laddove la comprensione diviene asilo estremo, capace di proteggere dalla fredda ed impassibile durezza del mondo.