La verità si svela e rivela nei dettagli, l’Unione europea non più Comunità europea ha nel nome il suo destino-progetto di distruzione di ogni asse ontologico ed assiologico. La verità è il presupposto non contrattabile della politica. Ogni grande democrazia sociale implica il processo dialettico con il quale le differenze poste in tensione fondano la verità attraverso il dialogo tra identità differenti. Senza tale processo non vi è che il nichilismo nella forma ipostatizzata. Il nichilismo ha avuto nella storia europea una sua componente rivoluzionaria, poiché interrogava verità divenute abitudine ideologiche a dare ragione di se stesse. Vi è, anche, un nichilismo reazionario, il quale cancella ogni vincolo dialogico e comunitario per far trionfare l’economicismo oligarchico. Senza verità e aspirazione alla verità non resta che la nuda vita nella forma dell’economicismo nichilistico. L’Unione europea è solo unità nella pratica crematistica, ogni cittadino dev’essere soltanto un consumatore con aspirazioni proprietarie. Deve consumare e trasformare in nulla i suoi desideri indotti in modo che possano risorgere perennemente e, quindi, contribuire al trionfo del consumismo oligarchico. I popoli devono essere armento per il mercato. L’unità è in nome del consumo assoluto, pertanto ogni dialettica identitaria dev’essere cancellata in funzione del consumo di cose, persone e azioni finanziarie senza limiti. La retorica dei valori europei si infrange dinanzi ad una verità sempre più palese: l’Europa è la colonia dell’americanismo.
L’unione ha preso il posto della comunità in cammino. Quest’ultima è pluralità comunitaria che gestisce l’economia, per cui la politica guida l’economia. L’Unione, al momento, ha prevalso sulla comunità, l’effettualità della pratica di assimilazione unitaria la stiamo vivendo e subendo in questi anni di violenza economica e oligarchica. L’Europa ha concesso quest’anno la possibilità che si dica “Buon Natale”, i tempi non sono maturi ha affermato per poterlo sostituire con il laico ed ateo “Buone feste”. L’Unione europea è chiaramente atea nel senso previano della parola, ovvero non crede e non pratica nessun tipo di verità, perché è devota al solo laicismo scientista e crematistico.
Cosa teme l’Europa degli oligarchi globali dal Natale? La ragione ufficiale è la laicità europea, ovvero il rispetto delle diversità religiose. In primis l’Europa è anche cristiana, la sua storia lo testimonia, ma evidentemente si vuole cancellare la storia e fondare una nuova organizzazione sociale senza storia e passato. Ogni totalitarismo ha sempre aspirato ad azzerare la storia per rifondare un nuovo mondo senza memoria. La storia è il segno di un’impossibile onnipotenza, per cui la si deve annichilire per recidere le radici storiche. Essa permette comparazioni ed insegna a riconoscere “il male” nel tempo. L’Europa del presente e del futuro dev’essere un involucro senza sostanza ed identità nella quale devono circolare solo le merci, nessun vincolo etico deve porre un limite all’abbondanza europea. Il Natale in Cristo che nasce in una mangiatoia, rammenta che l’essenziale è l’invisibile, poiché l’infinito può raccogliersi in tutti e specialmente negli ultimi. La storia è interrogazione metafisica ed è mossa dal bisogno di giustizia, Cristo mette al centro tale necessità etica e politica non contrattabile, perché senza giustizia non vi è umanità, ma solo negazione della stessa. Il Cristo che nasce in una mangiatoia e muore in croce è rinuncia all’onnipotenza, denuncia ogni forma di potere e violenza. L’esperienza della sinistra è stata nutrita con i valori del cristianesimo, è sufficiente leggere il Magnificat per comprendere le ragione vere ed autentiche dell’avversione europea al Natale:
“Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
Il cristianesimo è trasgressivo rispetto all’ordine del discorso attuale, pertanto lo si attacca frontalmente, si nega che sia parte fondante della storia europea e, specialmente, lo si nega nella sua verità assiologica, poiché è critica sociale a prescindere dalla fede. Il cristianesimo anarchico e popolare conserva un’aspirazione all’uguaglianza e alla fratellanza senza le quali la comunità è solo mercato liquido, in cui si consumano tragedie individuali e collettive. L’unità europea vuole la morte di ogni prospettiva di vita antitetica alla nuda vita. Alla corrente fredda del laicismo ateo bisogna opporre la verità sedimentata nella storia senza la quale non vi è forza plastica per la politica, ma solo una lenta decadenza in nome del mercato per il quale siamo solo valore di scambio. Al nichilismo passivo ed adattivo dell’Unione europea si deve non reagire, ma agire ripensando la politica e praticando la vita di comunità nelle nostre città e nei nostri quartieri. La resistenza civile è effettualità del quotidiano e nel quotidiano, in cui si deve testimoniare l’impegno gratuito e l’amicizia senza le quali non vi è Natale, ma solo la malinconia del PIL.