La nostra idea più ricorrente del Medioevo ne fa un periodo storico-culturale caratterizzato da “oscurantismo”. Secondo questa visione il medioevo non sarebbe altro che un’accozzaglia più o meno efferata e barbara di superstizioni e di pregiudizi, appartenenti ad un’età finalmente superata e che non si tratta di rimpiangere in alcun modo.
Non vi è dubbio che, nella storia, non si tratti di rimpiangere nulla e che ciascuna epoca abbia le proprie luci e le proprie ombre. Proprio per questo, tuttavia, non mi sento di accettare l’idea secondo la quale il Medioevo sia oscurantista mentre noi saremmo emancipati e liberi.
In realtà, l’epiteto di oscurantista attribuito al medioevo ha una radice illuministica. Nella seconda metà del settecento, infatti, comincia a consolidarsi l’idea secondo la quale la scienza moderna, l’immanentismo, l’individuo autonomo, il progressismo storico, la tecnica e il libero commercio mercantile, costituiscano “la luce”, mentre tutto ciò che non ne fa parte sia “oscuro”.
È del tutto ovvio che non sia così. Anzi, sotto tanti aspetti, la verità è esattamente all’opposto da quanto espresso dalla cultura illumistica.
È sufficiente ammirare la maniera in cui le grandi Cattedrali medioevali trattano la luce: la modalità in cui ad essa è riservato il ruolo più importante dal punto di vista compositivo ed architettonico, per rendersi conto che il medioevo tutto è meno che oscurantista. I grandi mosaici delle Cattedrali, le cupole dei Mausolei, le grandi opere filosofiche, tutto con-verge nella ricerca del giusto equilibrio luce-tenebra, notte-giorno.
Ciò che l’Illuminismo dimentica, o finge di non vedere, è appunto il fatto che la luce non nasce dal nulla, e che l’illuminazione totale del mondo, non costituisce affatto una dimensione di maggiore luminosità, bensì, al contrario, rappresenta l’incapacità o l’impossibilità di vedere realmente la luce.
La luce, sia quella spirituale sia materiale, nasce dal contrasto con le tenebre: senza queste ultime la luce stessa è nulla.
E se poi questo discorso non bastasse a contrastare l’infinita arroganza dell’Illuminismo moderno, si ponga mente al fatto che il medioevo guardava il cielo come costante elemento d’ispirazione, laddove la modernità post-illuministica non fa altro che concentrarsi soltanto sul mondo e, mai come oggi, sembra sempre più ossessionata da esso.
Come può essere apportatore di luce – mi chiedo – ciò che non guarda al cielo, dal momento che è proprio quest’ultimo ciò da cui scaturisce ogni luce possibile?