Guernica di Pablo Picasso è opera conosciuta e portata
sugli altari nelle scuole e nei media. Con Guernica (1937) Pablo Picasso
denunciò la violenza nazista e fascista. Nel tempo della caccia alle streghe
spettrali, l’opera di Picasso è parte del terrore per il nazifascismo sempre
alle porte, mentre il vero pericolo è il capitalismo che massacra con guerre e
con politiche di riarmo popoli e patrie. Guernica è tra i più conosciuti tra i
giovani e meno giovani, tale successo è sostenuto da una operazione mediatica e
ideologica: si deve insegnare che l’unico male è il nazifascismo e dunque non
ve ne sono altri. Il capitalismo è in tal modo ben protetto e occultato anche
mediante l’arte. In genere non si
conosce l’impegno di Picasso per i coniugi Rosenberg condannati a morte negli
Stati Uniti durante il maccartismo e ancor meno circola un’opera di notevole
rilevanza come “Massacro in Corea” del 1951. Nell’opera P. Picasso condanna
senza appello l’assassinio a Sinchon, in odore di genocidio, di 35000 comunisti
o sospettati di essere tali e tra di
loro donne e bambini. Il massacro di Sinchon, tra il 17 0ttobre e il 7 dicembre
1950, raffigurato nell’opera è parte di un sistema di violenza pianificata
dalla dittatura della Corea del Sud che eliminò con la complicità degli
statunitensi migliaia di presunti comunisti, preventivamente schedati e forzati
alla rieducazione con la Lega di Bodo prima della Guerra di Corea (1950 -1953).Furono
massacrati senza pietà donne e bambini. Sono scomparsi dalla storia, di essi
nessuno ricorda il dolore e il terrore che li attraversò uccidendoli.
Il capitalismo è
infiltrante, domina e usa i messaggi in modo razionale e ideologico, pertanto
Guernica è opera che incontra la popolarità
e occulta altre opere che in
questo momento storico potrebbero contribuire a svelare che non siamo nel
migliore dei mondi possibili, ma in una realtà sociale che taglia la storia e
la manipola artatamente. L’arte è parte della nostra storia, pertanto si
sollecita la caccia alle streghe dei nazisti che fortunatamente non sembrano
essere nel nostro orizzonte e nel contempo sono scomparsi dai media e dalla
visibilità il comunismo che appare solo come dittatura e solo in talune
circostanze programmate. Riduzionismo e occultamento pianificato sono i
capisaldi dell’ideologia del nostro tempo. Tutto è ideologico nel capitalismo
al punto che i sussunti vivono, ma non pensano la loro sudditanza, per essi non vi sono alternative. I comunisti con la
loro storia sono scomparsi, di essi non si pronuncia il nome, sono parte di un
passato distante e lontano, mentre il nazismo e il fascismo sono utilizzati per
incutere timore e restare all’interno della grammatica neoliberale. Guernica
serve a tutto questo, pertanto circola nei media e nell’immaginario, mentre “Massacro
in Corea” che denuncia il capitalismo nella sua aggressività materiale e
ideologica è opera che i più non conoscono, in quanto mostra e denuncia, come
era nelle intenzioni di Picasso, la violenza del capitalismo e l’imperialismo
delle democrazie occidentali. In Corea del Sud furono trucidati da 60000 a
200000 presunti comunisti.
La storia, la realtà e
l’arte sono perennemente occultate nell’attuale fase del capitalismo che spinge
a vivere in una realtà di ignoranza e di scollamento totale dalla verità.
La fatica quotidiana
di ogni comunista libertario e democratico dev’essere finalizzata a
riconquistare frammenti di realtà che continuamente sono rimossi; con questa
difficile operazione si esce dall’astratto per entrare nella realtà storica,
senza tale ricostruzione teorica non vi è prassi. L’essere umano per sua natura
progettuale e solidale necessita di realtà per poter scorgere le
contraddizioni che lo rendono suddito
lacerato da sofferenze a cui non sa donare “nomi e risposte”. Anche l’arte è da
riconquistare, pertanto bisogna uscire dall’arte ideologica ridotta a
spettacolo senza concetto per riconquistare opere che il sistema pone in
ombra e, che invece, sono disfunzionali
alla narrazione ideologica. L’eccidio dei comunisti in Corea del Sud è
sconosciuto, e anche in questo caso dobbiamo porci la domanda fatale “perché?”,
oggi tale domanda è silenziata sempre. Il capitalismo ha fondato un sistema
anonimo che si autoriproduce con le sue menzogne, in quanto ha in odio il
“perché” sostituito dal “si può –si fa”, senza nessuna mediazione del pensiero
e del concetto. “Massacro in Corea” è opera che può motivare a chiedersi il
“perché” del medesimo autore talune opere sono conosciutissime fino alla
banalizzazione, mentre altre sono riposte nel dimenticatoio generale. Essere
comunisti libertari significa liberare la storia dalle pastoie ideologiche di
ogni sistema politico e sociale. Anche l’arte dev’essere emancipata nella
conoscenza e nella produzione dai ceppi dei processi ideologici che innalzano
veli di Maya con i quali rendere la pubblica opinione “plebe” che “crede”
dogmaticamente alle rappresentazioni ideologiche di sistema. Dove regna
l’ideologia non vi è “bene”, in quanto il “bene” è conoscenza olistica che
consente di porre fini oggettivi, per
giungere al “bene” e alla prassi è necessario riconquistare collettivamente
conoscenze, opere e concetti che l’ideologia saccheggia, è un processo
difficile e paziente senza il quale siamo condannati a vivere in una realtà
ferita dalla parzialità organica, la quale necrotizza il “bene sociale”. In
questo tempo di guerra e di guerrafondai riaccostarsi a opere che denunciano da
ogni prospettiva che nella guerra le vittime sono sempre i “popoli”, mentre le
”oligarchie” usano la carne dei popoli per il loro imperituro dominio di dolore
è doveroso per tutti. Senza conoscenza non vi è libertà, ma solo caverne
fumanti nelle quali brucia il nostro presente e il nostro futuro.