Louise Michel[1], maestra elementare e scrittrice, è stata una delle protagoniste indomite della Comune di Parigi del 1871. Il suo nome è dimenticato come l’esperienza comunarda nella quale si sperimentò il socialismo democratico. Nella Comune si visse e si testimoniò l’emancipazione di uomini e donne nella partecipazione politica. Il tragico epilogo della Comune con l’eccidio dei comunardi trova la sua ragione nella piena realizzazione, in un tempo brevissimo, dell’emancipazione dalle strutture gerarchiche mediante la partecipazione politica al programma socialista e democratico.
La speranza in un’esistenza degna di essere vissuta non è nel semplice accumulo di beni o nella sola soddisfazione dei bisogni materiali, ciò che determina la qualità della vita per uomini e donne è la comune partecipazione alla vita della comunità. La politica coincide con la vita comunitaria, tutti sono chiamati alla responsabilità e a condividere le scelte. Uomini e donne si liberarono del giogo del dominio per diventare protagonisti della propria esistenza e condividere il comune destino. Si diventa persone nella politica attiva, mentre il potere vuole la negazione della stessa. L’atomistica delle solitudini e la disperazione che ne consegue è l’annichilimento della politica, essa è sostituita con l’economicismo gerarchico, il quale non può che portare ad uno stato di reificazione dolorosa. Nella Comune uomini e donne vissero la speranza nella prassi. Non arretrarono dinanzi alla reazione borghese racchiusa a Versailles e davanti alle truppe prussiane alleate della borghesia francese ed europea dopo la sconfitta della Francia nella guerra franco prussiana del 1870/1871. Le borghesie europee pronte a farsi la guerra per i mercati dimostrarono una solida capacità di allearsi per sterminare i comuni nemici: i comunardi. Il capitale è sempre terrorizzato dinanzi all’avanzare della democrazia realizzata e a questa predilige la vuota democrazia del consumo.
Nella Comune di Parigi le donne furono protagoniste della breve svolta socialista. Non si trattò di una anticipazione dell’attuale femminismo che ricalca i valori crematistici ed individualistici ma di un modello altro, in quanto le donne della Comune lottarono a fianco degli uomini per i diritti sociali e in nome della comune umanità, non cercarono la personale affermazione ma la liberazione dell’umanità tutta nel rispetto delle differenze: eguali nella lotta ma per ridisegnare una realtà nella quale vi è il riconoscimento delle differenze, si è eguali nella concretezza delle differenze.
Il testo sulla Comune scritto da Louise Michel disegna sin dall’inizio il bisogno inesauribile di giustizia che pare assopito, ma è pronto a riemergere dai suoi sepolcri, la vittoria della reazione è sempre momentanea, anche quando tutto pare cristallizzato scorre vivo il bisogno di giustizia e di una vita umana. Le circostanze storiche sono determinanti, ma la linfa vitale ed etica vi è sempre:
“Nella notte di spavento che dopo il dicembre copriva il terzo impero, la Francia pareva morta; ma proprio quando le nazioni s’assopiscono come dentro a sepolcri, la vita in silenzio ingigantisce e si espande; gli avvenimenti si chiaman tra loro, rispondendo l’uno all’altro come eco a eco, nello stesso modo che una corda vibrando ne fa vibrare un’altra. Grandiosi risvegli allora succedono a queste morti apparenti, ed irrompono le trasformazioni compiutesi nelle lente evoluzioni. Allora come un turbine trascina gli uomini, li unisce, li trasporta con tal rapidità, che l’azione par voglia precedere la volontà: gli avvenimenti precipitano: è il mo21 mento nel quale si temprano i cuori, come alla vampa si tempra l’acciaio delle spade[2]”.
La lotta
La lotta in nome di ideali che appartengono alla natura umana risveglia la lotta. Guerreggiò contro il potere, per questo dichiarò di essere anarchica e socialista. La speranza sopita diventa prassi nella storia. Le donne delle classi popolari si unirono uscendo dall’isolamento imposto dai poteri oligarchici per lottare assieme a uomini e figli. Il desiderio di giustizia ribolliva fino a concretizzarsi in azione. La ricerca di una “giustizia comune” era il sogno impossibile covato nel tempo e che finalmente appariva concretizzarsi:
“Fra i più ardenti lottatori, che combatterono l’invasione e difesero la Repubblica come l’aurora della libertà, le donne sono in buon numero. Si è voluto fare delle donne una casta, e sotto la forza che le schiaccia attraverso gli avvenimenti, la divisione si è compiuta; non ci hanno consultato, per questo, e noi non dobbiamo consultare nessuno. Il mondo rinnovellato ci riunirà a tutta l’umanità libera, nella quale ognuno avrà il proprio posto[3]”.
Il potere nella forma del dominio corrompe, per cui Louise Michel riconosce alle donne del popolo di essere libere dalle angustie e dalla corrosività del dominio che alienano la natura umana. Non accusa gli uomini in generale, ma i detentori del potere, sono loro gli uomini corrotti che bisogna combattere. Le donne amano la lotta, ma non è la guerra per appropriarsi delle vite altrui e saccheggiarle ma lotta per la giustizia. Vi sono lotte che dividono e favoriscono la solitudine proprietaria e lotte che uniscono per la comune emancipazione. Louise Michel è l’esempio fulgido della lotta che unisce e fonda forme di solidarietà da tradurre in azione e provvedimenti politici:
“Perchè io là ero accolta come una privilegiata? Non saprei; certo è che le donne amano la rivolta. Noi non valiamo più degli uomini, ma il potere non ci ha ancora corrotte. Tanto è vero che esse mi amavano ed io le ricambiavo di pari affetto[4]”
La lotta è comune, ma assume forme diverse a seconda delle peculiarità di coloro che lottano. Le donne della Comune imbracciano i fucili, sono sulle barricate, ma nel contempo, sono donne, non disdegnano l’attività di cura quasi materna dei feriti e degli affamati. L’emancipazione non è traviamento della propria natura, ma si armonizza con essa, la esprime compiutamente. Le donne della Comune lottano e continuano ad essere madri e sorelle:
“Tutte le società femminili non pensando che alle condizioni tristi in cui vivevano, si unirono alla società di soccorso per le vittime della guerra in cui le borghesi, le mogli di quei membri della difesa nazionale che avevano difeso così poco, furono eroiche. Io lo dico senz’odio di setta, poichè io ero più spesso alla Patria in pericolo o al Comitato di vigilanza, che al Comitato di soccorso per le vittime della guerra; lo spirito ne fu largo e generoso; i soccorsi furono dati, suddivisi anche pur di sollevare un poco tutti gli affanni, pur di impedire ancora e sempre di arrendersi[5]”.
Esilio
Louise Michel fu costretta ad assistere alla fucilazione dei suoi compagni di lotta, “la lupa sanguinaria” come la descrissero i giornali francesi dell’epoca ebbe salva la vita “in quanto donna” e fu condannata all’esilio in Nuova Caledonia. Il suo cuore di carne fu tale, anche, in questa tragica esperienza. La violenza non estinse la sua umanità, anzi conservò indomita la speranza in un comune futuro migliore.La condizione di prigioniera non umiliò l’essere umano e la lottatrice, continuò a vivere la solidarietà in quella terribile condizione. La chiarezza del “bene e della verità” consolida l’azione solidale e la rende resistente alle fatali circostanze:
“Un’altra signora Louise, già vecchia, non aveva fatto nulla; ma i suoi figliuoli s’erano battuti contro Versailles; ed essa aveva lasciato che al processo le scatenassero addosso tutte le accuse, immaginandosi che la sua condanna li avrebbe salvati. E credette così fino alla sua morte, avvenuta in Caledonia, e nessuno di noi osò dirle che con tutta probabilità anche i suoi figli erano morti. Essa invece pensava che forse non potevano darle notizia alcuna….[6]”.
Omologazioni conservatrici
Nel Manifesto dei proscritti di Londra del 1874 i sopravvissuti all’eccidio denunciarono il tradimento della sinistra repubblicana e borghese. Vi sono due sinistre, l’una borghese e liberal liberista che ha lo scopo di spezzare i vincoli che limitano l’affermazione imperiale del valore di scambio, sempre pronta ad allearsi con i conservatori contro coloro che minacciano l’ordine costituito, come nel caso dell’eccidio della Comune. Vi è un’altra sinistra, che oggi non appare nella politica, la sinistra socialista e comunista che pensa e progetta un modello alternativo alla barbarie. L’ostracismo di cui è vittima l’ha resa invisibile alla maggioranza della popolazione, ma la sua verità carsica continua ad essere vitale dietro la patina di immobilità del tempo presente con le sue “omologazioni conservatrici”. La solidarietà sociale e la pace per essere reali necessitano del suo apporto. La sconfitta dei comunardi del 1871 rende palese la compresenza di due possibili sinistre, senza la dialettica tra di esse il rischio reale e realizzato è la conservazione senza speranza:
“Appena usciti dal massacro della Comune, ricordiamo a coloro che fossero tentati di dimenticarlo, che la sinistra versagliese, non meno che la destra, ha ordinato il massacro di Parigi, e che l’armata degli sgozzatori ha ricevute le proprie felicitazioni dagli uni e dagli altri. Versailles di destra e Versailles di sinistra devono essere uguali davanti all’odio del popolo, perchè contro di esso, sempre, radicali e gesuiti sono uniti[7]”.
Il femminismo attuale rigidamente individualista ed incentrato solo sui diritti individuali necessita di confrontarsi con figure come Louise Michel, in modo da entrare in un’ottica critica e plurale che al momento non appare, pertanto è rigidamente schierato con il sistema che proclama un’eguaglianza senza solidarietà e differenza. Ricordare è l’incipit per ricostruire una memoria delle sinistre che può essere d’ausilio per ricostruire coralmente una reale alternativa. Bisogna testimoniare un modo diverso di studiare, ricordare e vivere per rendere concreta e palese l’alternativa che nasce nel presente e guarda al futuro. Louise Michel ha sempre denunciato la privatizzazione del sapere come più grave e lesiva della dignità umana della privatizzazione delle risorse. Condividere saperi e farli circolare è la prima condizione per l’emancipazione. Capire significa liberarsi dal giogo delle ideologie e delle manipolazioni. Si tratta, dunque, di rompere la fosca cappa di pessimismo antropologico che cementa l’immobilismo. Louise Michel è un esempio che dobbiamo “far parlare” nelle nostre scuole e nei nostri incontri.
[1]Louise Michel (Vroncourt-la-Côte 29 maggio 1830 – Marsiglia, 9 gennaio 1905) fu socialista ed anarchica.
[2] Louise Michel, La Comune, -Milano Casa editrice sociale, 2011, pp.21 22
[3] Ibidem pag. 155
[4] Ibidem pag. 157
[5] Ibidem pag. 156
[6] Ibidem pag. 370
[7] Ibidem pag. 425
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