Non c’è categoria più abusata di quella di libertà. Questa parola sacra e terribile è scritta su tutte le bandiere. È una parola “magica”, spesso retorica. Essa si trova perfino sulle labbra dei peggiori aguzzini. Del resto, bisogna dirlo, non c’è nessun concetto che sia tanto moderno quanto quello di libertà. Emancipato dalle volte plumbee della teologia, l’uomo moderno sceglie di essere anzitutto ed essenzialmente “libero”, poiché non intende servire alcuna altra causa che non sia la “propria” causa. E poi? Una volta conquistata – pagandola con innumerevoli vite, sangue e dolore – che cosa fare della libertà? L’uomo moderno si accorge allora che l’uso della libertà è un problema forse ancora più grande della sua mancanza. La libertà stessa, pertanto, diventa il peso più ingombrante, il dovere a cui non ci si può sottrarre, l’ebbrezza irresistibile, la paura più invadente e l’incubo più spaventoso. Soprattutto però, diviene l’equivoco più clamoroso. Spaventati dalla sua essenza, ci si rassicura identificandola prima con il potere e poi con il vivere protetti dalla massa. La libertà, in questo stato, diviene la burla caricaturale di se stessa. Se guardo alla situazione di oggi, infatti, escludo che i grandi illuministi o i padri della rivoluzione volessero costruire una società di massa imperniata sul consumo. La libertà non è il potere di fare ciò che si vuole. La libertà anzi non è affatto potere né, tantomeno, volontà di potenza. L’essenza più intima della libertà – a pensarci bene – è di essere liberi anche da se stessi e dal proprio potere. La possibilità, cioè, di allargare la vita e di spingersi nei territori inesplorati dell’immenso. La capacità, infine, di farsi amica perfino la morte. Questo però è decisamente troppo. Perfino per l’uomo moderno tutto ciò è eccessivo e allora il compito è diventato non tanto quello di praticare la libertà, quanto quello di costruire delle maschere. Maschere della libertà da vendere sulle bancarelle del potere. Che cosa avrebbero pensato – mi chiedo – Voltaire e Rousseau, Diderot, Robespierre e Saint Just di tutto questo?