La filosofia è un campo di battaglia, Costanzo Preve condivideva questa affermazione di Kant, naturalmente “campo di battaglia di idee”. In questi giorni constatiamo quanto tale affermazione sia negata nella sua prassi. La famiglia Preve ha dovuto difendere il compianto Costanzo Preve dall’accusa di negazionismo. La parola negazionista è tornata a circolare in quest’ultimo anno. La parola frecciata è utilizzata nella sua tragica associazione all’Olocausto per tacitare coloro che vorrebbero dialogo e maggiori e più trasparenti informazioni sullo stato attuale della pandemia. La parola “negazionista” è utilizzata, in generale, per tacitare le idee dissenzienti e coloro che sfuggono dalle maglie della gabbia d’acciaio e che si sottraggono alla ghigliottina del pensiero unico. Non è garanzia di verità sottrarsi al conformismo generale, e la ragione non è detto che stia dalla parte dei dissenzienti, ma in una democrazia ci si confronta sulle idee e sulle argomentazioni come Platone ci ha insegnato nei suoi dialoghi. L’accusa di “negazionismo” a Costanzo Preve non ha ragion d’essere alcuna. Chiunque abbia letto i suoi innumerevoli testi non troverà mai una sola affermazione che possa essere associata al negazionismo. Costanzo Preve da libero pensatore con l’abitudine alla complessità e all’inserimento degli eventi storici all’interno di contesti e prospettive concrete ha sempre denunciato l’uso dell’Olocausto a fini politici ed imperiali. Il mondo accademico abituato alla “citatologia”, come affermava il filosofo Preve. Per Costanzo Preve l’Olocausto è stato un crimine contro l’umanità doppio: la prima volta con l’assassinio di milioni di esseri umani inermi, la seconda volta con l’uso strumentale di tale crimine per occultare crimini eguali come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e per congelare il presente in un tempo mitico senza futuro ed alternative.
Per la democrazia del confronto
Non vi sarà democrazia sostanziale fin quando non saranno riconosciuti i crimini dei vincitori e dei vinti. L’Olocausto è stato trasformato nell’ottica di Preve in una religione da usare per impedire la vista delle forze che umiliano e sussumono l’umanità nella contemporaneità, per cui si spingono i giovani ad immaginare che il nazista è sempre alle porte, di conseguenza le forze che precarizzano e privano della loro dignità intere generazioni possono tranquillamente operare, in quanto l’attenzione è orientata al passato, mentre il presente è un Eden in cui regna la tecnocrazia con i suoi servi. Costanzo Preve è stato un filosofo, perché ha pensato e vissuto la filosofia, in un mondo accademico che, in media, è banalmente allineato sulla linea del potere. Preve ha testimoniato nella carne vissuta che è possibile rendere la filosofia prassi vissuta, e forse, questo lo ha reso pericoloso ed incomprensibile. Alla filosofia come campo di battaglia è succeduta la filosofia come mezzo per adeguare le menti alla globalizzazione e all’economicismo. Normalmente la filosofia, in tal modo, è tradita ed uccisa. Il crimine che fu compiuto contro Socrate continua a perpetuarsi anche nel presente in modo differente, anche semplicemente con l’ostracismo mediatico delle idee. Il consiglio che avrebbe dato Preve a coloro che lo accusano di negazionismo o altro, sono convinto, sarebbe stato di leggere le sue opere e poi giudicarlo. Tale invito sarebbe stato dato con notevole “passione”. Concludo riportando ciò che Costanzo Preve affermò in una intervista effettuata da Alessandro Monchietto:
“La mia bussola di orientamento oggi si basa su tre parametri interconnessi:
- a) il principio di eguaglianza massima possibile all’interno di un popolo su diritti, consumi, redditi, partecipazione alle decisioni. Centralità del tema dell’occupazione. Posto fisso preferibile al lavoro temporaneo, flessibile e precario. Diritti eguali agli immigrati (che non significa immigrazione incontrollata). Messa sotto controllo del capitale finanziario speculativo di ogni tipo. Preferenza del lavoro rispetto al capitale. Difesa della famiglia e della scuola pubblica;
- b) il rifiuto del colonialismo e dell’imperialismo, che oggi hanno come aspetto principale l’impero USA ed in Medio Oriente il suo sacerdozio sionista, che utilizza per i suoi crimini il senso di colpa dell’Europa e dei suoi intellettuali rispetto al genocidio effettuato da Hitler, che ovviamente non mi sogno affatto di negare. Diritto assoluto alla lotta per la liberazione patriottica (lo stato nazionale esiste, eccome, ed è un bene e non un male, come dicono i seguaci di Negri e del Manifesto) per l’Iraq, l’Afganistan e la Palestina. Appoggio a tutti i governi “sovranisti” indipendenti (Venezuela, Iran, Birmania, Corea del Nord, Bolivia, eccetera), il che non implica necessariamente l’approvazione di tutti i loro profili interni ed esteri;
- c) considerazione dell’elemento geopolitico e rifiuto della sua virtuosa ed infantile rimozione. A differenza di Losurdo, non penso affatto che la Cina abbia una natura sociale “socialista”. Ma la appoggio egualmente, perché un equilibrio multipolare è preferibile ad un unico impero mondiale USA con vari vassalli (fra cui l’Italia è la più servile, con possibile eccezione di Panama e delle Isole Tonga). Chi appoggia questa cose è per me dalla parte giusta. Se poi si dichiara di destra o di sinistra, questo è affare suo, della sua biografia politica e della sua privata percezione valoriale. Ma la percezione valoriale è un affare privato, come i gusti sessuali e letterari e la credenza o meno in un Dio creatore”[1].
Il pensiero plurale e complesso non è facile che “passi” in un’epoca in cui domina il semplicismo ideologico in generale, e l’astratto contro il concreto. In attesa di tempi all’altezza della nostra condizione umana si deve ricominciare ad andare alle fonti per sottrarsi al campo di battaglia, in cui le idee muoiono ed il falso vive.
[1] Alessandro Monchietto : Intervista a Costanzo Preve (ESTATE 2010, «SOCIALISMO XXI»),in Petite Plaisance blog 24/10/2015