Con le primarie il “nulla” che ispira il tran-tran amministrativo si fa visibile, pubblico: è la lunga discesa verso l’elezione del sindaco. Le primarie sono le chiacchiere attorno alle facce televisive di persone che ignorano strategicamente il destino della città. In coincidenza di questo ennesimo “spettacolo” e per contrarietà “interferente” potrebbe essere utile tornare sui luoghi, ascoltarli, capirli, prima di dire. Mi rendo anche conto che essendo questa operazione culturale, soprattutto di cultura storica, ragionante e non promettente i “circenses”, “non porti voti”.
Per anticipare e tornare a ragionare su Roma, come avvio, segnalo un libro notevole ed esemplificativo di ciò che intendo; si tratta de “I quartieri Don Bosco e Appio Claudio a Roma” ( “Storia e Memorie tra Quadraro e Cinecittà) di Sandro Iazzetti ed. youcanprint 2105 (è più facile reperirlo su Internet). Il testo, che debbo ancora approfondire, presenta subito due caratteri di pregio: il grande lavoro documentario topografico, catastale e soprattutto fotografico e la passione storico-memorialistica dell’autore. Sandro Iazzetti è abitante di quella zona e da sempre anima numerose attività culturali attinenti la ricerca memorialistica; in questo testo la memoria si confronta con la Storia alla maniera della Storia locale, secondo un indirizzo di studi diffusi soprattutto in USA –al di sotto della Storia aulica dei vincitori- e penso qui ad uno studioso italiano come Alessandro Portelli. Presenta una collezione fotografica superba, dove peraltro le foto trattate elettronicamente hanno una qualità eccellente, soprattutto ragionata e indicizzata ad una attenta localizzazione topografica. Su questa struttura documentaria, lo “scritto” rende il nesso, come accennato, tra biografia-memoria popolare-Storia, penso ad esempio alla lunga ricerca sugli esercizi commerciali, o alle sale cinematografiche, cosi invece il racconto dell’arrivo degli alleati, nel 44, dalle direttrici sud-tuscolana, cala la Storia degli eventi, quella alta della “guerra” dentro questo spazio antropologico. Insomma il libro offre un oggetto vivo e complesso del quadrante sud-est di Roma, permettendo di capirne la sua costruzione interna ma, qui torna l’attualità storico-politica, suggerendolo come modello, verso l’esterno, per capire l’intero contesto metropolitano. Don Bosco, Appio Claudio, Cinecittà è l’area più intensamente abitata della città, meritandosi l’appellativo di Shangai d’Europa ( il VII municipio dichiara quasi 350 mila abitanti), ma è densa di linee urbanistiche, sociali e culturali , che qui, più che in altre zone di Roma, hanno duellato e si sono intrecciate. In questo “borderline” (tra urbe e agro) Roma città si è slargata a metropoli e perciò è un po’ il compendio della Roma moderna, un paradigma per studiare come si è determinato il destino della città. Il libro descrive l’edificazione dei vari poli del quadrante (dallo spontaneismo del Quadraro, all’utopismo del grande falansterio della Piazza Don Bosco, all’interventismo statalista dell’INA casa, fino alle palazzine “romane” residenziali e ambiziose dell’Appio Claudio). Vi si documenta la partita apertasi a metà degli anni 50 quando i terreni agro pastorali dei Torlonia divengono allettanti aree fabbricabili. Si da sostanza di fatti al passaggio dalla rendita agraria premoderna alla rendita immobiliare moderna, dando dimensione “visiva” ad una città che divora la campagna. Ma il destino di quest’epoca “politica” della costruzione della metropoli, che va chiudendosi, ne contiene altri; altre epoche. Il settore è delimitato dalla solennità del tempo eterno di Roma antica, dai suoi acquedotti e dalle ville patrizie, dal grande parco archeologico –il più grande del mondo- che animò l’ultimo dibattito e intervento serio di una giunta municipale, quella di Petroselli e Nicolini. In più c’è l’epoca del cinema, articolata nei tre poli: gli Studi di Cinecittà, l’Istituto Superiore di cinematografia e l’Istituto Luce, quella che è stata una speranza di lavoro e “produzione di arte” nella città-arte. A questo proposito Iazzetti propone alcune foto intensamente poetiche di registi che hanno guardato il quartiere circostante gli studios (come si dice oggi): Fellini e soprattutto Pasolini. Alcune foto di scena di “Mamma Roma” documentano lo stato del’arte dell’edificazione attorno al 1960 e soprattutto quella tragedia “maggiore” del poeta delle borgate, ci offre lo stato della evoluzione e dissoluzione della comunità popolare. L’uso delle visioni artistiche di quei luoghi sottolinea la loro fruizione al di là del loro tempo, la loro poeticità.
In conclusione si può considerare il libro come un manuale con due referenti e utilizzi possibili: da una parte lo studioso, il cultore della materia o anche il semplice cittadino, può usarlo per orientarsi tra repertori fotografici, catastali e topografici, per ricerche ulteriori ma anche per passeggiare nel quartiere; dall’altra parte, per quel dibattito sulla metropoli che dicevo all’inizio, rappresenta un prontuario storico per il politico “vero” (non le facce televisive) che voglia affrontare non più solo la dissoluzione sociale (delle periferie) ma la crisi radicale delle funzioni produttive della metropoli che a Roma è, a mio avviso, nel punto più avanzato. Manuale come codice, come sforzo di offrire ad altri i “lineamenti” del grande lavoro di ricerca: Iazzetti con il suo gesto generoso ci impegna a ricercare ancora, a stabilire una comunità di studio, un circolo virtuoso pedagogico.