Curato dall’economista Elena Granaglia e dalla giornalista Gloria Riva, edito dalla casa Editrice Donzelli, è stato pubblicato il volume dal titolo “ Quale Europa. Capire, discutere , scegliere”. Il volume è particolarmente interessante e nasce in vista delle prossime elezioni per il parlamento europeo che si terranno negli Stati aderenti all’Unione Europea tra il 6 e il 9 giugno prossimi. Il volume è stato scritto su mandato del Forum Disuguaglianze e Diversità (Forum DD) racchiudendo il contributo di diversi autori, in particolare giuristi, economisti, sociologi e rappresentanti di organizzazioni quali Lega Ambiente e Action – Aid. Entrambe le curatrici pensano che << l’Unione europea abbia un ruolo centrale nella strada verso la giustizia sociale e ambientale per tutti e tutte noi, per la motivazione di pace e coesione che hanno mosso questo tentativo senza precedenti nella storia, perchè la scala continentale è in molti ambiti indispensabile per espandere la nostra libertà sostanziale>>. Il ruolo dell’Unione Europea come evidenziano le stesse curatrici del volume, negli ultimi anni, è stata messa in discussione dall’ascesa di movimenti nazional – populisti che rivendicano con forza la fuoriuscita, come è successo con la Gran Bretagna, o in alternativa un diverso assetto dell’Unione Europea. Gli interventi dei singoli autori toccano diverse materie analizzando lo stato dell’arte e nel contempo avanzando proposte e soluzioni nel solco dell’europeismo. I temi trattati sono diversi, si inizia con l’intervento dell’economista Francesco Saraceno il quale nel concludere il proprio contributo evidenzia che << il nuovo Patto di stabilità, come il vecchio, non consentirà ai paesi europei di far fronte alle sfide dei prossimi anni . >> per cui << Diventa urgente rimettere al centro della discussione a proposito dell’assetto istituzionale europeo la creazione di una capacità di bilancio centrale>>. Tale soluzione passa attraverso l’introduzione di un sistema rafforzato di entrate per il bilancio europeo. Sul tema Vieri Ceriani interviene ripercorrendo la formazione del sistema delle risorse finanziarie dell’U.E. e di come esso abbia subito nel corso del tempo una evoluzione tale che ha finito con l’alimentare la tensione tra i paesi contribuenti. E’ interessante riportare i passaggi che hanno portato alla formazione del sistema di entrate dell.U.E. Il Trattato di Roma del 1957 , istituitivo della C.E.E., stabiliva che le entrate del bilancio comunitario fossero costituite dai contribuiti versati dai singoli Stati. Nel 1970 venne stabilito che le risorse dovessero derivare dai dazi doganali e da una quota parte dell’IVA, riscossa nei singoli Stati, armonizzata in modo da compensare la diverse aliquote. Dal 1998 è previsto il conferimento di una percentuale del Reddito nazionale Lordo da parte di ciascuno Stato membro. Nel 2020 si è aggiunto un contributo nazionale sugli imballaggi. Come si evince dalle fonti di finanziamento Comunitario il ruolo contributivo dei singoli Stati è fondamentale alimentando, appunto, conflitti tra i singoli Stati. Ad avere posto per prima il tema fu la Gran Bretagna nel 1984 chiedendo una sorta di compensazione visto il contributo dato. Anche in Italia il tema è stato un cavallo di battaglia di forze politiche fortemente critiche verso l’U.E. La questione è emersa sempre di più a seguito dell’ingresso dei Paesi appartenti all’ex Patto di Varsavia le cui economie richiedevano risorse finanziarie comunitarie ampiamente superiori al contributo che ciascuno di essi conferiva al Bilancio dell’U.E. . Si pone quindi in modo forte la necessità di introdurre un sistema di entrate indipendenti dal contributo di ogni singolo Stato. Scrive Ceriani << La prevalenza dei contributi nazionali, come rilevato, conferisce al finanziamento dell’Unione un carattere intergovernativo. Un assetto compiutamente federale dovrebbe ampliare la capacità fiscale dell’UE, oggi limitata ai dazi doganali, e attribuire al Parlamento il potere di imporre tributi europei, da versare direttamente al bilancio dell’UE>>. Lo stesso Ceriani evidenzia come sia questa una soluzione << molto futuristica>>. Visto il quadro attuale, ossia il rispetto dei Trattati in essere, l’Accordo interistituzionale del 2020 << prevede l’introduzione di nuove risorse basate su imposte o altri contributi nazionali. Passi avanti significativi sarebbero l’adozione di Befit e il potenziamento della risorsa IVA. Tuttavia questo processo incontra ostacoli. Ampliare le risorse basate su tributi o prelievi nazionali obbligatori può produrre redistribuzioni non gradite dagli Stati membri, che percepiscono la risorsa Rnl ( Redito nazionale lordo) come più “equa” e quindi accettabile >>. I primi due interventi dedicati rispettivamente alle politiche macroeconomiche e alle risorse finanziarie da conferire all’U.E. sono propedutici alle questioni via via affrontate. Ad esempio il contribuito dell’economista Elena Granaglia relativo al Welfare è emblematico. Scrive Granaglia a proposto del “ Pilastro europeo dei diritti sociali << Dal 2011, il semestre europeo, tipicamente centrato sulle procedure di coordinamento delle politiche economiche, mostra altresì un’attenzione crescente alla dimensione sociale. La complementarietà fra dimensione sociale e dimensione economica può, però, avere configurazioni diverse. Fino al 2016, la visione prevalente in Europa ha fatto leva sul contributo strumentale delle politiche sociali alla crescita ricercata dall’unificazione dei mercati. Ad esempio, standard decorosi comuni nel mercato del lavoro limitano i rischi di distorsioni e di concorrenza al ribasso del mercato unico; trasferimenti compensativi di risorse facilitano cambiamenti che, pur danneggiando alcuni, favoriscono la crescita e contrastano gli effetti depressivi sulla domanda aggregata derivante da shock economici e riducono i rischi di povertà e di impoverimento.>> Nel 2017 assistiamo ad una svolta signifcativa rispetto al Pilastro europeo dei diritti sociali. Obiettivo dell’U.E. è quello di soddisfare i bisogni essenziali della popolazione. A tal fine il Pilastro UE fissa i principi di seguito elencati:
- equità nel trattamento dei lavoratori; sostegno e formazione permanente; attenzione
alla sicurezza e salubrità dell’ambiente di lavoro; diritto a una paga equa
capace di assicurare uno standard di vita decente; informazione e
partecipazione per quanto concerne il mondo del lavoro;
- conciliazione fra lavoro e cura e condivisione
dei compiti di cura;
- garanzia di una base di reddito per chi non
lavora ( bambini, anziani, disoccupati, persone che non possono lavorare);
- protezione sociale adeguata per tutti i
lavoratori inclusi gli autonomi;
- disponibilità di servizi di qualità: istruzione,
sanità, non auto – sufficienza e disabilità, abitazione, servizi di base;
- uguaglianza di opportunità, nella consapevolezza
che le persone sono diverse e che assicurare i diritti richiede di tenere conto
sia della cdimensione universale dei bisogni sia dell’eterogeneità delle stesse
persone.
La stessa Granaglia rispetto alla realizzazione dei principi sopra elencati scrive che << L’abolizione della regola dell’unanimità agevolerebbe la realizzazione del Pilastro>>. Stiamo parlando di Welfare e di diritti sociali per cui l’attuazione di politiche specifiche finalizzate alla realizzazione di quanto elencato sopra dovrebbe andare de plano e invece, a quanto pare, nemmeno su questioni sensibili come queste si riesce a trovare unicità di intenti. Le altre questioni trattate riguardano: crisi climatica, sanità, transizione ecologica, coesione, governo dell’impresa, migrazioni, relazioni Europa – resto del Mondo, equità di genere, Disuguaglianze. Mi sono limitato ad analizzare solo tre interventi perchè sono particolarmente significativi per la comprensione dello stato dell’arte e perchè da essi emergono due aspetti fondamentali e cioè la necessità dell’autonomia finanziaria dell’U.E. attraverso l’individuazione di entrate proprie e la necessità di superare la regola dell’unanimità decisionale.
Tra un mese bisognerà eleggere il parlamento europeo, farsi un’idea penso che sia una cosa una buona cosa, a maggior ragione dato il contesto fortemente critico verso l’U.E..
Personalmente ritengo che il processo di unificazione sia irreversibile, è il contesto internazionale che impone ai singoli Stati nazionali la progressiva cessione di sovranità a favore dell’U.E. Ed per questa ragione che le forze politiche dovrebbero cimentarsi sui temi trattati nel volume curato da Granaglia e Riva e questo indipendentemente dall’essere o meno a favore dell’U.E. .