Un’azione politica adeguata corrispondente alla nuova fase politica. Una proposta: discutiamone!
La lotta per un nuovo ordine mondiale multipolare per chiudere la stagione dell’unipolarismo occidentale dominato dal capitale finanziario, il cui perno è soprattutto rappresentato dalle politiche imperialistiche statunitensi e dal militarismo dalla Nato (con una Ue sempre più ancella di tale disegno egemonico), si sta affermando e sta ottenendo efficaci risultati, fino a ieri inimmaginabili. I Brics+ sono oramai una grande realtà mondiale, il futuro dell’umanità.
È in crisi profonda e irreversibile il sistema occidentale dei regimi liberali. L’Occidente, nel corso di più di quattro secoli si è basato, per alimentare e consolidare il suo dominio, su un’azione esterna fondata sulla rapina delle risorse dei popoli del resto del mondo e sulla loro oppressione, e su un’azione interna incentrata sullo sfruttamento dei lavoratori e dei ceti sociali subalterni che nei diversi paesi è stata più o meno mitigata a seconda dello sviluppo del sistema di welfare presente. Il disfacimento dell’Urss e di una parte consistente del campo socialista in Europa orientale, tra le tante negatività, ha prodotto anche la crisi delle socialdemocrazie e la messa in discussione dello stato sociale che era una risposta del “capitalismo keynesiano” a livello mondiale al socialismo. È’ evidente la ripercussione della disgregazione dell’Urss sulle socialdemocrazie europee perché i due modelli erano fra loro fortemente connessi.
Questo processo ha permesso al capitale finanziario, che si è avvalso di una poderosa ideologia liberista molto invasiva, di avere campo libero per imporre processi potenti di finanziarizzazione dell’economia e per dettare la sua lettura della globalizzazione, tramite lo smantellamento del welfare e il perpetuarsi di nuove forme di imperialismo neocolonialista. Tutto ciò ha comportato un drammatico indebolimento – in Occidente – del ruolo dello Stato e la fuoriuscita dai sistemi liberali (in alcuni casi anche democratici, come in Italia) per realizzare regimi a-democratici o mostri sovranazionali come la Ue.
Ma gli equilibri globali, con l’impetuoso, straordinario sviluppo della Cina, con il ritorno della Russia in veste di grande potenza mondiale, con la nascita dei Brics+, con il crescente protagonismo di paesi come India, Brasile, Sud Africa e Iran, e infine con l’operazione militare speciale di Putin in Ucraina, sono cambiati e la costruzione di un nuovo ordine mondiale ha compiuto un notevole balzo in avanti.
La risposta dell’Occidente collettivo, degli Usa in primo luogo, a questa accelerazione, è stata quella di aprire nuovi scenari di guerra che hanno messo in grave pericolo la pace nel mondo, sino a determinare una terza guerra mondiale “a pezzi”, come l’ha definita Papa Francesco. Il militarismo non è più solo una delle espressioni politiche del capitalismo nella sua fase espansiva, cioè imperialistica, così come l’aveva descritta Lenin, ma è sempre più divenuto il tratto “parassitario” del capitale finanziario, cioè un fattore necessario per la sua riproduzione e per la difesa dei suoi interessi. Nello stesso tempo però è evidente la manifestazione della irreversibile crisi della nuova forma del capitale, che avviene proprio con la mutazione del capitalismo nella versione dominata dal capitale finanziario.
Siamo, quindi, immersi in una nuova fase, ci troviamo in uno di quei tornanti della storia che si presentano una volta ogni secolo, per intenderci come accadde con la Rivoluzione Francese o con quella d’Ottobre. Il nostro interrogativo stringente deve essere, dunque, cosa fare in Italia? Come dare un nostro contributo alla lotta per un mondo multipolare e nello stesso tempo riposizionare l’Italia nella scia dei Brics+, per un suo futuro di crescita e di benessere, per una società più giusta e per dare un futuro di certezze alle nuove generazioni? E soprattutto per garantire la pace!
Lo scenario politico nel nostro Paese è desolante. Il Pd e i suoi cespugli affrontano la politica estera con la stessa visione del Governo Meloni e della sua maggioranza. Ambedue gli schieramenti si pongono in totale sudditanza alla Casa Bianca. Così come, sostanzialmente, nonostante i diversi mal di pancia, hanno una posizione comune sulle politiche della Commissione europea ispirate dai tecnocrati della élite finanziaria, europea e americana. La situazione è resa ancora più intollerabile da una propaganda dei media (sempre più di regime), che ci propongono la “narrazione” di un Paese e di un mondo che nella realtà sono profondamente diversi, se non inesistenti. Occorre uscire da questa falsa contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Siamo oramai ben oltre la truffa elettorale dell’alternanza di governo!
In questi giorni diverse personalità della “sinistra”, in vista delle elezioni europee, stanno provando a far partire il progetto di una lista che possa mettere insieme chi “è chiaramente contro le guerra”. Mi chiedo però se questo possa essere il tema portante di una agenda politica per creare le condizioni di un vero cambiamento. Intanto si tratta di un “teatrino” della politica a “sinistra” visto e rivisto tante volte nel corso di oltre un ventennio. Nulla di nuovo! Difficilmente una lista unitaria decollerà e prevedo che l’insieme della “sinistra” polverizzata in molte anime andrà incontro all’ennesima sonora sconfitta e a ulteriori processi di disgregazione. Il quorum del 4 per cento, necessario per eleggere dei parlamentari europei, è un obiettivo ambizioso, quasi impossibile da realizzare per ogni formazione o lista di “sinistra” derivante da una modesta area dispersa in tanti rivoli.
La questione politica è dunque decisamente un’altra: scongiurare una eventuale alleanza tra Pd e 5 Stelle. Chi è di “sinistra” dovrebbe porsi prima di tutto questo obiettivo, dovrebbe concentrare il suo lavoro politico nei prossimi mesi su questo risultato politico perché la costruzione di un terzo polo, alternativo al centrodestra e al centrosinistra, con caratteristiche di massa, è oggi in Italia un obiettivo prioritario, strategico e dirimente. Pertanto, sarebbe esiziale rimuovere questa possibilità dall’agenda politica, non riconoscerne le potenzialità rinunciando ad affrontare la questione.
Certo, i limiti e le contraddizioni del Movimento 5 Stelle sono evidenti, come le sue ambiguità e a volte la mancanza di chiarezza che ne determinano l’inadeguatezza e l’insufficienza. Ma questo è ciò che offre il malconcio panorama politico italiano. E nonostante le numerose critiche – anche dure – da fare al Movimento 5 Stelle sappiamo che in questo movimento vi sono potenzialità per il cambiamento, quindi si dovrebbe tentare di valorizzarle e di contribuire a renderle chiare e più coerenti.
Si tratta di operare per ancorare il Movimento 5 Stelle a una politica di vero cambiamento collegata all’aspra battaglia per un ordine mondiale multipolare. Occorre, senza pruriti ideologici e forme di settarismo, incalzarlo perché decisamente prenda la strada di una caratterizzazione come forza di massa alternativa al bipolarismo centrodestra/centrosinistra. Perciò è necessario sostenerlo alle elezioni europee, non acriticamente o con atteggiamenti “entristi” ma partendo dal nostro irrinunciabile punto di vista.
Tutto ciò però è ancora insufficiente. Occorre altro! Bisogna promuovere e organizzare un movimento politico che, partendo dalla condivisione dell’analisi e delle riflessioni che fin qui sono state sinteticamente poste, operi almeno nel medio periodo, da qui fino alla scadenza elettorale, alla costruzione di un terzo polo, evitando di scivolare nella mortale palude elettoralistica. È questa una necessità che scaturisce dalla nuova fase politica, nazionale, europea e internazionale. Parlo di un movimento politico che abbia nel suo Dna due valori fondamentali: mantenere aperta la prospettiva del socialismo e porre al centro del dibattito il grande tema non più procrastinabile della sovranità nazionale, come condizione non solo per la ripresa di una lotta per il socialismo, ma per la salvaguardia della pace e della democrazia e per la difesa della Costituzione. Sia chiaro, sottolineo una forza politica autonoma che sappia dialogare, partendo da una analisi concreta della situazione italiana, con i 5 Stelle, consapevole del fatto che si tratta di un movimento con un’ispirazione di fondo diversa dalla visione teorica, culturale e politica marxiana. Una forza però rappresentativa, soprattutto nel Mezzogiorno, di importanti settori popolari che con l’autonomia differenziata subiranno ulteriori pesanti restrizioni sociali. Insomma, dialogare e ricercare un’alleanza non scontata con chi comunque s’interroga su un futuro diverso del Paese e che non dà le stesse risposte dell’attuale sistema politico ridotto sempre più al ruolo di ancella del capitale finanziario. È fondamentale battersi per evitare che Conte e i suoi siano fagocitati dal blocco politico dominante, per dare invece tutti insieme forza e vigore a una critica di massa all’attuale quadro politico, per riaprire la partita del cambiamento.
Si tratta di un lavoro politico che deve essere svolto con il massimo impegno, grande equilibrio e intelligenza. Lascio al confronto e alla discussione le forme, le modalità di costruzione della nuova forza politica (partito, movimento o area politica) e il necessario percorso organizzativo da fare e gli strumenti con i quali attrezzarci. Sarebbe però subito importante parlarne, non credete? Allora facciamolo!
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