Come sapete, o dovreste sapere, il Parlamento europeo ha, diciamo così, decretato, in data 19 settembre, l’equivalenza dei totalitarismi – fascismo, nazismo, comunismo – ulteriormente comprovata dalla comune responsabilità della Germania e dell’Unione Sovietica nello scoppio della seconda guerra mondiale.
Perché vergognoso?
Qui concorrono ragioni di metodo e di merito. Nel metodo perché non spetta, in primo luogo, ai parlamenti e/o ai governi riscrivere la storia attraverso sentenze; magari autorizzando questa o quella autorità a punire o a silenziare, per legge, chi esprima pubblicamente opinioni diverse. E ancora, anzi peggio ancora, perché queste improvvise pulsioni hanno sempre ragioni volgarmente strumentali. Così si codifica la condanna del genocidio armeno, a cent’anni data, per giustificare il rifiuto dell’entrata della Turchia nell’Ue. Così si equipara l’antisionismo o magari l’opposizione radicale al governo di Netanyahu all’antisemitismo, per compiacere un particolare leader. Così, in data odierna e non cinque o dieci anni fa, si equipara il nazismo al comunismo per dare un contentino ai paesi dell’Est così da renderli meno avversi all’Europa così com’è e come potrebbe diventare.
Non è, come potrebbe sembrare, una concessione innocua. E’ il via libera alla libera gestione della memoria storica secondo le convenienze degli attuali regimi centro orientali e le loro pulsioni illiberali. Sarà la caccia alle streghe nei confronti dei comunisti esistenti e di quanti hanno svolto (vedi Walesa) un ruolo centrale nella fuoriuscita pacifica dal comunismo. Sarà la rivalutazione dei regimi autoritari del periodo tra le due guerre; e della russofobia di ieri, di oggi e di domani.
Già qui le considerazioni di metodo si trasformano in questioni di merito, assai più importanti e potenzialmente drammatiche.
La prima ha a che fare con l’Olocausto. Perché, cari signori, equiparare in tutto e per tutto nazismo e comunismo significa negare l’unicità di un fenomeno. E cioè il fatto che lo sterminio di un’intera “razza” perseguito metodicamente come obiettivo primario di una dottrina sia stato il segno distintivo del regime nazista e di nessun altro. E che il debito verso gli ebrei rimanga un fatto dovuto; ma non di quello, che so, verso i ceceni o i boscimani o magari, chissà, verso pellerossa. Con la conseguenza pratica di non essere un fatto dovuto per nessuno.
Personalmente ritengo che la conta dei morti non giovi a nessuno, tanto meno a noi occidentali. E che il giudizio sui regimi e sulle ideologie deve appartenere agli storici e a un libero dibattito; ma rimango convinto che un’ideologia che ha portato sofferenze enormi per intere collettività sia comunque “altra cosa” rispetto a quella in cui arrecare sofferenze era l’obiettivo primario.
Leggere, poi, la seconda guerra mondiale come frutto del patto Hitler/Stalin è non solo una contro verità ma un’offesa alla coalizione di diversi e magari anche opposti che ha portato alla vittoria contro il nazismo. E, almeno implicitamente, è una giustificazione dei gruppi dirigenti dell’Europa occidentale che, dai primi anni Trenta fino all’agosto del 1939, avevano preferito Hitler a Stalin (o meglio il nazismo al comunismo) e ancora nei primissimi mesi del 1940 progettavano di muovere guerra all’Urss inviando contingenti in soccorso della Finlandia. Per il resto, che volete, rimango grato alla grande coalizione antifascista e a coloro che sono morti in suo nome; e ricordo che, a liberare Auschwitz, non furono i carri armati americani (come raccontava Benigni) ma soldati sovietici; forse anche comunisti e forse no…
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