I recenti avvenimenti che stanno per condurre ad una nuova fase bellica in Medio Oriente – la cui intensità non è possibile ora prevedere – non devono far dimenticare che essi si inquadrano in una lunga storia precedente, che ha visto in tutti i modi l’imperialismo USA dispiegare il proprio potenziale di morte, devastazione e depredamento nell’intero Medio Oriente mediante due guerre criminali in Afganistan e Iraq, il sostegno all’occupazione di Israele sulle terre palestinesi e nei ricorrenti massacri della popolazione di Gaza e la coperture alle politiche dell’Arabia Saudita, fra cui la guerra sporca condotta in Yemen, infine il sostegno alla guerra civile siriana con i suoi infiniti lutti. Da molto tempo l’obiettivo era diventato il principale stato oppositore dell’asse USA-Israele-Arabia Saudita, ossia l’Iran, la cui politica di potenza regionale viene ostacolata e più volte aggredita. L’Iran ha risposto prima con le esercitazioni militari navali congiunte con Russia e Cina nel Golfo di Oman, poi con la revoca dell’accordo sul nucleare, infine con le ritorsioni all’attacco alle milizie filoiraniane in Siria e Iraq che hanno portato alla morte di uno dei maggiori generali iraniani, Soleimani.
Nel frattempo due diverse coalizioni si scontrano alle porte di Tripoli per il controllo della Libia, mentre proseguono le aggressioni sostenute dagli USA e da gran parte dei governi europei contro le esperienze di governi popolari e socialisti nell’America Latina. Le milizie dell’ISIS possono tornare a riorganizzarsi dopo che gli USA hanno abbandonato le truppe curde al loro destino contro le mire dell’alleato turco Erdogan e hanno destabilizzato l’impegno delle truppe siriane e irachene sul territorio conteso.
La guerra nelle sue varie forme (compresi i golpe latinoamericani, le sanzioni, gli eccidi nascosti) si presenta in modo più netto come espressione delle relazioni internazionali e come strumento di riaffermazione della propria egemonia o per il controllo delle risorse energetiche. Se ieri il potere mondiale era bipolare e poi si è ridotto a un polo soltanto (Usa-Nato), domani sarà multipolare. La potenza egemone cerca pertanto di contrastare con l’uso spregiudicato della forza militare (e con metodi antidemocratici) il suo declino. In questo scenario, l’Europa sta svolgendo il ruolo di piattaforma di supporto logistico e diplomatico. Si nota chiaramente la mancanza del ruolo autonomo di un’Europa effettivamente democratica e quindi conseguentemente antiliberista: l’Europa dei popoli sovrani e democratici. È la prospettiva per cui lottiamo, l’unica prospettiva adeguata per una forza autenticamente di sinistra.
Di contro alla gravità degli avvenimenti e alla loro dimensione internazionale, la politica italiana si presenta più attenta a lotte intestine di potere, alla difesa del proprio ruolo di alleato USA nella NATO, se non a affermazioni criminali come quella del capo della Lega che si rallegra della morte del generale iraniano, mettendo così seriamente a rischio la vita di molte centinaia di soldati italiani fra Iraq e Libano.
Come socialisti di sinistra riteniamo che l’attuale classe dirigente italiana non sia adeguata a gestire questa prolungata fase di guerra per procura o diretta, che si debbano riaffermare strumenti adeguati di comprensione delle vicende e di intervento nelle stesse.
Occorre riaffermare il principio costituzionale di ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e quello tradizionale del neutralismo socialista, basato sul disimpegno dalla Nato, dalle servitù militari e del peso inaccettabile delle spesi militari e parallelamente alla riaffermazione di una prospettiva multipolare e di convivenza pacifica fra popoli e stati. Occorre sostenere le lotte contro ogni forma di imperialismo, di neocolonialismo, di ingerenza bellica spacciata per “interventismo democratico”, di guerra di aggressione. Occorre inoltre sostenere le lotte che i lavoratori dei paesi minacciati da nuove guerre e devastazioni intraprendono per promuovere i loro diritti. Alle guerre imperialiste noi rispondiamo col nostro antico motto contro la guerra giolittiana di aggressione alla Libia: NÉ UN SOLDO, NÉ UN SOLDATO!
Cogliamo l’occasione per riaffermare che Risorgimento socialista, organizzazione della sinistra socialista in Italia, sia estranea e inconciliabile ad altri gruppi della sedicente sinistra, segnati dal moderatismo politico e dall’assenza di qualsiasi radicamento nella migliore tradizione socialista italiana. Passa anche per il NO alle guerre e alla Nato e con la partecipazione attiva al movimento pacifista, per noi un contributo imprescindibile ad un campo potenzialmente vasto di una nuova forza socialista che sappia recuperare aspetti della propria tradizione composita e delle nuove sfide poste dal presente.
Come Risorgimento socialista seguiamo e sosteniamo da anni con interesse e orgoglio le attuali lotte sociali e ambientali che anche in Puglia sono portate avanti contro l’approdo del famigerato gasdotto TAP e, in generale, alle tante “grandi opere” (con una trasversalità di consensi di per sé eloquente della convergenza sostanziale fra i differenti gruppi di potere in Italia e che rivela una piena subalternità ideologica alle logiche neoliberiste pressoché postume) e partecipiamo – come attivisti e studiosi – alle discussione su reali alternative riguardanti quale modello di sviluppo si intende scegliere per i prossimi decenni. Siamo impegnati contro la ricorrente criminalizzazione e/o repressione del dissenso.
Siamo parte attiva di tante altre battaglie in vari campi, dal no alla revisione costituzionale ai ricorsi contro le ultime leggi elettorali presso la Consulta, all’impegno per una scuola pubblica e contro la legge 107-2015, passando per una riaffermazione di un’organizzazione della sinistra socialista (finora assente in Italia, a differenza di altri paesi europei) e la ricostruzione di una presenza socialista nel mondo sindacale, risorta durante l’ultimo congresso CGIL. Così, con l’impegno in Risorgimento Socialista e nelle lotte sociali e politiche, noi ci proponiamo di continuare in modo coerente e propositivo la tradizione del socialismo italiano, che tanta e decisiva parte ha avuto nella storia del nostro Paese.
Sul sito nazionale di Risorgimento Socialista si troveranno le nostre analisi e le nostre posizioni circa i problemi di questo momento storico e dei compiti che spettano alle forze di sinistra per tenere fede alla propria specifica funzione. Lavoriamo con l’intento di far crescere una forza che renda presente, in termini effettivi, le ragioni del socialismo.
Esiste un altro modo di essere una forza per il socialismo del XXI secolo. Si chiama Risorgimento socialista.
Il gruppo dirigente di Risorgimento socialista Puglia, gli iscritti e i simpatizzanti.