Il primo maggio
Ricordo i primi maggi della mia, anzi nostra gioventù. La gente in piazza nei più piccoli paesini del Lazio. Le scampagnate fuori porta a Roma nei prati che, con l’andar del tempo, sarebbero stati cintati da filo spinato o ricoperti da palazzoni/palazzine magari rimasti invenduti. E anche i grandi comizi che erano insieme di festa e di lotta: celebrazione di conquiste e coscienza dei problemi aperti, nel nostro paese e nel mondo.
Poi, tutto, si è progressivamente rattrappito. Via i paesini e limitate le scampagnate. Dalla nostra festa al giorno di vacanza, senza particolari connotati.
Il comizio, unito o separato, sempre più insipido. Al punto di dover sostituire, per conferirgli un minimo di sapore, il cantante al politico ( un pò come alle feste dellUnità dove il complessino rock era il concorrente/traino del “dibbattito”).
Oggi siamo arrivati alla richiesta della Confindustria di partecipare alla festa; richiesta più che logica in un mondo in cui dare lavoro, alle proprie condizioni, è un diritto e lavorare, a qualsiasi condizione, è un dovere.
La prossima tappa, lascio a voi l’immaginarla.