Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Vi sono fatti o personaggi, nella storia dell’uomo, che possono rappresentare una testimonianza delle peggiori bassezze e volgarità raggiunte dall’animo umano. Uno di questi é Valeria Valente. A poche settimane di distanza dalla condanne per i candidati della lista civica che la sosteneva, tra cui quella del suo compagno, spinta probabilmente dalla volontà di servire le clientele che la sostengono, Valeria Valente ha protestato per la partecipazione di Davide Stasi e Fabio Nestola* alle audizioni della commissione giustizia, definendoli come istigatori all’odio e alla violenza contro le donne e asserendo che in ragione di questa loro presunta storia di violenza non dovevano essere invitati e ascoltati, non dovevano avere diritto di parola. Se per quanto riguarda il contenuto del DDL2530 e sulle sue criticità si rimanda a quanto osservato negli interventi summenzionati e alle riflessioni di Fabio Nestola, in questo breve articolo ci soffermeremo sull’attività posta in essere da Valeria Valente. A questo proposito, ecco una breve raccolta di alcuni dei suoi contenuti e di alcune conseguenti riflessioni sugli stessi:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3274942242610562&id=698743116897167
https://www.senato.it/servicehttp:/www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01151826.pdf/PDF/PDFServer/BGT/01151826.pdf:
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www.senato.it/servicewww.sen…GT/01151826.pdf
“ONOREVOLI SENATORI. – La violenza basata sul genere è un fenomeno sociale di carattere strutturale e ha radici culturali profonde,
che ancora oggi permeano le relazioni tra i generi nel nostro Paese. Si tratta di un fenomeno sfuggente del quale riusciamo a intravedere una remota superficie indistinta e di cui, talvolta, percepiamo solo un’immagine sfocata. La violenza contro le donne, infatti,
spesso assume il carattere dell’invisibilità […]”.
Questo è l’incipit del disegno di legge: la violenza di genere diventa, dopo due righe, la violenza contro le donne.https://www.huffingtonpost.it/2017/03/01/brogli-primarie-tessere-pd-napoli_n_15084554.html
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“Alcuni video avevano infatti evidenziato brogli e passaggi di denaro (“un euro”) per sostenere la candidata Valeria Valente contro, tra gli altri, l’ex sindaco Antonio Bassolino. All’esterno di sei seggi (quelli documentati) sostenitori della Valente come Antonio Borriello ed esponenti legati al centrodestra distribuivano le monete necessarie per far votare nel modo “giusto”: “Vota la femmina, non Bassolino”. Se i voti dei seggi incriminati fossero stati annullati, sarebbe stato l’ex Governatore della Campania a sfidare Luigi De Magistris per la poltrona di Palazzo San Giacomo. Invece vinse Valente ma non arrivò al ballottaggio: il Pd alle Comunali prese solo l’11 per cento.”
https://www.ilsole24ore.com/art/senza-donne-non-c-e-crescita-e-l-ora-un-ministero-portafoglio-vincere-sfida-ADgroHJB?refresh_ce=1
“Avere un ministero dedicato con portafoglio adeguato è, almeno per ora, una necessità per rafforzare la capacità di impatto delle politiche da mettere in campo subito, sottolinea la presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, Valeria Valente: La pandemia ci ha dimostrato la fragilità e l’ingiustizia del modello di sviluppo alle nostre spalle. Concordiamo tutti che ne va riscritto uno nuovo. Le donne possono rappresentare la chiave principale di questo nuovo inizio “
https://www.facebook.com/valeriavalenteufficiale/posts/3214360218668765 (la pacatezza delle sue follower)
“Anche oggi assistiamo ad un dramma, probabilmente già annunciato. Un uomo nel torinese ha sparato alla moglie, ai figli gemelli di due anni e al cane, per poi suicidarsi, dopo aver avvertito il fratello sulle sue intenzioni. La motivazione? Il desiderio di lei di separarsi.
Il femminicidio, la conseguenza estrema della volontà di possesso di un uomo su una donna non si arresta, purtroppo. Non parliamo di gesti folli o di raptus, c’è una cultura da combattere dietro reati come questi”.
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—europe/—ro-geneva/—ilo-rome/documents/normativeinstrument/wcms_713379.pdf
“Riconoscendo che le molestie e la violenza di genere colpiscono sproporzionatamente donne e ragazze e riconoscendo che un approccio inclusivo, integrato e in una prospettiva di genere, che intervenga sulle
cause all’origine e sui fattori di rischio, ivi compresi stereotipi di genere, forme di discriminazione multiple e interconnesse e squilibri nei rapporti di potere dovuti al genere, si rivela essenziale per porre fine alla violenzae alle molestie nel mondo del lavoro”
E’ sufficiente averne una lettura veloce per rendersi conto della presenza costante di tre elementi (che costituiscono la ragione d’essere della attività politica del personaggio in questione):
1) criminalizzazione contro il genere maschile, rappresentato come violento, moralmente inferiore rispetto al genere femminile, autore e latore di una quotidiana mattanza e sopraffazione nei riguardi del genere femminile;
2) richiesta continua di fondi (una vera e propria ossessione) per le proprie clientele;
3)creazione e sostegno di una rete di follower che si esprimono esclusivamente attraverso insulti, criminalizzazione e minacce verso chiunque la Valente stessa rivolga i propri strali.
Se ad una prima analisi potremmo concludere di trovarci davanti ai bagordi e alla baldoria tipici di chi è mosso dal più bieco opportunismo, una osservazione più attenta può a nostro avviso spingere verso conclusioni molto più allarmanti.
La possibilità degli di interventi di Davide Stasi e Fabio Nestola infatti (che ha suscitato questa reazione da parte della Valente) è stato un evento più unico che raro: come è noto le voci di critica al femminismo sono costrette a muoversi nelle strettoie costituite da blog, forum e pagine personali proprio in ragione del divieto di accesso ai grandi mezzi di informazione; il femminismo è l’ideologia dominante ed essa viene diffusa e propugnata dagli stessi ceti dominanti con tutti i mezzi disponibili. Il dispiegamento di forze a difesa di una certa visione del mondo (quella secondo cui il maschile è un eterno inemendabile e le donne sono vittime di una oppressione millenaria da parte degli uomini) è totale: commissioni parlamentari, ministeri, gruppi editoriali, organizzazioni internazionali, agenzie di stampa, multinazionali, sono tutti volti a difendere queste tesi. In un contesto simile la condotta della Valente appare come quella di chi pretende di sottrarsi nel proprio agire ad ogni legittimazione nel discorso pubblico, cercando di schiacciare chiunque avanzi delle tesi che contrastano con quelle funzionali ai propri interessi. Basti pensare al contenuto dell’ultima relazione presentata dalla commissione presieduta dalla Valente stessa, in cui si propone che i CTU vengano selezionati da chi proviene dalle associazioni femministe, di riformare il processo civile rendendo possibile affidare i figli esclusivamente alla madre senza alcun accertamento giudiziale sulla condotta dei padri, aumentare sine die i fondi e la sfera di influenza delle associazioni femministe stesse, avallare tesi che prescindono da ogni indagine empirica, produrre attraverso l’ISTAt documenti che esaltino dei dati predeterminati e ne occultino altri (come la violenza subita dagli uomini e finanche il dato dei suicidi maschili). In buona sostanza, ridurre lo Stato ad una preordinata agenzia femminista (da questo punto di vista la vicenda di Laura Massaro è paradigmatica: al fine di implicare una perenne franchigia all’esercizio di questo suprematismo femminista e femminile, la congrega di riferimento e i suoi fautori hanno fornito una rappresentazione della realtà che è una totale aberrazione rispetto ai fatti; e poiché ciò non è bastato, ci si è mossi per cambiare i periti, i giudici e infine la normativa sul processo civile).
La matrice della violenza di questo tipo di ragionamento – che vede la società umana non come portatrice di un diritto oggettivo, ma come oggetto di un potere, mera passività sottoposta ad eventi decisi da una minoranza o comunque da altri – non è difficile da individuare; e non è difficile scorgere quali catastrofi e quali sciagure essa possa prefigurare: la più evidente è l’inversione del principio democratico. Oltre a quelle già rilevate infatti, come la totale indisponibilità al confronto, una serie di altre caratteristiche e conseguenze lo confermano (ad esempio la tendenza alla diffusione delle tesi femministe in ogni agenzia formativa, da quelle che forniscono l’istruzione di base fino al settore accademico). Per smentire queste tesi basterebbe accettare la mediazione pubblica nelle costruzione del significato e del senso delle proprie pratiche discorsive: in altre parole, confrontarsi. Tuttavia la senatrice Valente – ben consapevole che le tesi sue proprie e del carrozzone clientelare che la sostiene si scioglierebbero come neve al sole se solo sottoposte ad un confronto teorico – si rifugia nell’unica arma a disposizione di ogni estremismo e di ogni fanatismo dogmatico: la censura, la criminalizzazione, l’eliminazione morale, politica e civile di chi si frappone al perseguimento dei propri fini. La necessità del monopolio rispetto a ogni agenzia di formazione e comunicazione («Stasi e Nestola non devono avere diritto di parola!» tuona la Valente) disvela la pericolosità di questa concezione del «diritto» e di questa deriva, che per noi è non è lontana dalla strage di Stato (rispetto alla quale non mancano che più articolate transazioni con la razionalità). Eccessivamente pessimisti o catastrofisti? Precarietà del lavoro, suicidi, disgregazione del tessuto sociale si moltiplicheranno e produrranno una sempre maggiore divisione del tessuto sociale stesso. E qualcuno potrà vantarsi di aver fatto parte dell’oligarchia che ha determinato tutto questo.
*Fabio Nestola e Davide Stasi sono due uomini che da anni si occupano a svariato titolo (attraverso centri studi i rispettivi blog e pagine web) di tematiche inerenti alla condizione degli uomini nella nostra società e al suo rapporto con la narrazione dominante (ponendo in essere riflessioni su vicende di cronaca giudiziaria, iniziative legislative, norme giuridiche e sulle attività delle principali agenzie di stampa e di informazione).
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