Ho partecipato tra gli invitati all’ Assemblea Regionale del PD di Basilicata e da aderente all’Assemblea del M5S, la sensazione che ho avuto è che mentre il secondo gioca in difesa il primo, ricco della sua tradizione di cultura politica e di radicamento sul territorio, gioca all’attacco per riprendersi lo spazio perduto.
Alle ultime elezioni politiche il M5S, dato dai sondaggi a meno del 10%, grazie ad una campagna elettorale condotta con sapienza da Conte ha saputo parare i colpi attestandosi al 15,43 % dei consensi. In campagna elettorale ha difeso i provvedimenti bandiera dei suoi governi: reddito di cittadinanza, contributo del 110%, PNRR, salario minimo orario, vocazione meridionalista. Al risultato delle politiche per larga parte ha contribuito un elettorato di sinistra che ha sperato, all’indomani del risultato elettorale, in una chiara scelta in senso “socialdemocratico” del M5S e nella sua trasformazione in “partito” radicato sul territorio. Ad oggi, diversi mesi dopo le elezioni politiche e dopo le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, il M5S sul piano della proposta politica si è arroccato in difesa incapace di andare oltre e di mettere in campo una proposta complessiva alternativa alla destra – centro e nel contempo capace di diventare momento di confronto con le altre forze politiche di opposizione a partire proprio dal PD. Sul piano organizzativo, osservando ciò che sta succedendo nella mia regione, l’arroccamento è anche peggiore perché il ceto dirigente del M5S non capisce che quel 24% e passa preso alle elezioni politiche è una vittoria personale di Conte, non certamente del M5S. Siamo ancora di fronte ad un ceto che invece di aprirsi all’esterno è talmente autoreferenziale che pensa di amministrare una rendita di posizione. Purtroppo, il M5S, nonostante la credibilità e la buona volontà di Conte sconta limiti che attengono sia la cultura politica che la scarsa “democraticità” nella selezione dei gruppi dirigenti. Le due questioni vanno di pari passo intrecciandosi tra di loro. La selezione dei gruppi dirigenti avviene sostanzialmente per cooptazione. Con il vincolo ossessivo della privacy, di fatto, gli aderenti al M5S non si conoscono neanche tra loro per cui, al di là dello pseudo confronto sui social di fatto non è possibile mettere in campo un reale confronto politico. La mancanza di trasparenza e democrazia emerge per esempio nel meccanismo delle parlamentarie: non essendoci trasparenza sugli iscritti né possibilità di farsi conoscere e fare campagna elettorale, è paradossalmente possibile che qualcuno detenga “pacchetti di voti” e possa essere messo in lista e venire eletto a discapito di altri magari più adatti al ruolo. Altra cosa sarebbe se ad esempio le parlamentarie venissero anticipate da dibattiti e confronti su temi specifici e qualificanti capaci di definire sia la linea politica in ambito locale che di portare proposte in ambito nazionale. Proprio per questa “democrazia della rete” presente nel M5S le proposte politiche non vanno oltre la narrazione in linea con la voce del leader con referenti locali che pensano di poter amministrare rendite di posizione in ambito locale, nonostante i risultati pessimi del M5S nelle ultime tornate elettorali locali. Esistono temi quali il lavoro, il Mezzogiorno, il rapporto con l’UE, visto che si sta parlando di MES e di rientro del debito pubblico contratto durante la pandemia, il ruolo dello Stato e delle relazioni tra Centro e Periferia, i diritti civili, tema quest’ultimo molto delicato che si ha l’impressione sia stato appaltato alla Senatrice Alessandra Maiorino, che hanno bisogno di una visione di sistema e non di proposte estemporanee avanzate da singoli. Su alcuni temi, come quello del salario minimo orario, del lavoro o della transizione ecologica non si è in grado di andare oltre una critica piuttosto superficiale ed a tratti infantile. Ad esempio per restare in ambito lucano, cosa pensa il M5S di una Basilicata hub energetico? Faccio sommessamente notare che già oggi la Basilicata produce più energia di quanto gliene serva e non ho visto nessun dato positivo in termini occupazionali e quindi di freno all’emigrazione delle giovani generazioni verso il nord Italia e verso il Nord Europa. Non viene il dubbio che per come è posta la questione possa servire solo al mantenimento di qualche rendita di posizione?
Per quanto riguarda il PD la vittoria della Schlein lo ha rimesso in gioco, lo ha tolto, senza neanche molto sforzo, dalla grigia e mediocre gestione della Segreteria Letta. Le proposte della Schlein non sono molto diverse da quelle del M5S. Non può che essere così: nei fatti entrambe le forze politiche non si pongono come obiettivo quello di cambiare il sistema ma semplicemente di apportare delle modifiche minime tali da rendere più accettabile un sistema fondamentalmente ingiusto. Il PD, dicevo, gioca all’attacco e in questo è aiutato dai media. La contrapposizione Meloni – Schlein è quanto di più alla moda possa esserci. Finalmente una “sinistra” in linea con la narrazione occidentale che vuole i leader di sinistra appartenenti ad una minoranza, sia essa etnica , di genere o altro. Al netto della controrelazione del Presidente del PD regionale, cosa che lascerebbe intendere che il PD tutto è tranne che compatto, l’elezione del nuovo segretario, sindaco di un comune che per gli standard lucani è di tutto rispetto in termini demografici, nonché imprenditore, parte con il piede giusto con un discorso di investitura in cui il primo obiettivo è una conferenza programmatica. Evinco che, in vista delle regionali del prossimo anno, vogliamettere in campo una piattaforma programmatica attorno alla quale radunare i potenziali alleati di una coalizione che per il PD non può che essere “il campo largo” dal M5S al duo Azione – Italia Viva. Il gruppo dirigente del PD uscito fuori da un Congresso che, seppure con molti limiti, è stato inclusivo, apre a tutti coloro che si ritengono alternativi al governo regionale di centrodestra.
In conclusione per vincere contro la destra – centro, tanto nella mia Regione, quanto a livello nazionale servono poco le battaglie di bandiera e l’arrocco, ciò che serve è l’apertura all’esterno, Conte lo ha detto aprendo l’Assemblea del M5S in Basilicata, insieme a molte altre cose colte, forse, solo in minima parte dall’assemblea degli intervenuti. Il M5S tanto a livello nazionale quanto locale deve uscire fuori dall’arrocco, serve una mossa del cavallo e questa la si può fare solo, per restare in ambito locale, mettendo in campo una visione di regione. Non si tratta di essere conflittuali ma di portare, in una potenziale coalizione una propria idea capace di arricchire il confronto o semplicemente, in caso di mancato accordo, di presentarsi all’elettorato dicendo cosa si vuole fare di concreto e non solo poeticamente “e le stelle torneranno a risplendere”.