Tra tutte le parole-stigma – ovvero quei patetici artifici retorici che usano coloro che, in mancanza di validi argomenti da addurre, si rifugiano nell’offesa preventiva dell’interlocutore onde squalificarlo con anatema pregiudiziale ed estrometterlo così arbitrariamente dalla polis – la più stupida e insieme vigliacca e’ “rosso-bruno”, molto in voga nel mio ex giornale di riferimento. In altre parole vuol dire questo: la “sinistra” liberale e’ l’unica ricetta possibile nel campo progressista, e chi non la pensa così è nientemeno che un fascista, senza troppi giri di parole. A tale barbarie si è ridotto il logos della “sinistra” liberale che ha oggi definitivamente gettato la maschera grazie a un articolo tutto ideologico di Stefano Cappellini, su cui tornerò perché si tratta di un tema che merita uno svolgimento a parte. Per il momento rilevo solo che la foga polemica e lo sprezzo dogmatico che permeano il tono del pezzo rivelano – a mio modesto avviso – la disperazione sorda e rancorosa di chi, ritenendosi fino a ieri una sorta di maître à penser del mondo unilaterale post-89, quello del cosiddetto “there’s no alternative”, si vede crollare intorno tutto e inizia a menare fendenti alla cieca, come un bandito di strada. Arrivando a chiamare in suo soccorso persino il pensiero di tale Giuliano Ferrara. A questo siamo, e io non me ne so davvero capacitare.Per il momento rilevo che per chi cerca di non farsi irregimentatare dentro al “pensiero unico” del capitalismo magari temperato da qualche “diritto civile” la vita sarà grama: da un lato una destra arrembante che straripa non a caso dappertutto, dalla Francia alla Germania, dall’Italia agli usa; dall’altro una “sinistra” ormai liberale (non più socialista), borghese (non più popolare), globalista (non più internazionalista), liberista (non più statalista), interventista (non più pacifista), atlantista (e non più, per lo meno, multipolare). Tempi duri nei quali pure accanto a noi troveremo tanti Cappellini, Rampini, Fubini, Gramellini, Giannini, etc (chissà perché poi tutti sti “ini”). Bah