Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
A distanza di quasi due anni dall’avvio del governo Meloni è necessario affermare alcune realtà del contesto italiano e internazionale che vengono sistematicamente negate dai mass media nazionali e occidentali. Con la fine del governo Draghi, al di la del sollievo provato per la fine di un governo “tecnico”, credo che nessuno si sia illuso circa la portata che avrebbero avuto le elezioni politiche del 25 settembre 2022. C’era la consapevolezza diffusa che l’Italia è un paese a sovranità limitata in tutti gli ambiti, anche sul piano della governabilità interna, oltre che su quello internazionale. L’opinone pubblica sapeva nel suo complesso che nessun governo politico avrebbe potuto sottrarsi al controllo diretto dell’UE sull’esercizio delle sue funzioni. La vittoria del centro destra fu un risultato prevedibile tenuto conto del ruolo di pseudo opposizione svolto da FDI e dalla tradizionale tendenza dell’elettorato italiano a votare le forze conservatrici soprattutto dopo un lungo periodo di direzione tecnicista del paese, avvertita come inadatta a tutelare gli interessi nazionali. Così come non fu una grossa sorpresa l’affermazione di una destra che già da tempo aveva preso le distanze da un antieuropeismo che, per chi non è ingenuo o in mala fede, fu sempre e solo di facciata. D’altronde i programmi elettorali, soprattutto di FDI e della Lega parlano chiaro e, in questo senso, la condotta tenuta finora non si può accusare di incoerenza. In entrambi i programmi si parla esplicitamente di adesione piena all’UE e di rispetto degli impegni presi con l’Alleanza Atlantica. Con il passaggio di Meloni e Salvini nel campo europeista è adesso l’intero campo della politica italiana che è schierato dalla parte dell’ultraliberismo e del grande capitale finanziario del blocco occidentale e della loro volontà di espansione ed egemonia sulla politica dei singoli stati che per realizzarsi deve procedere al processo di scardinamento dei poteri sovrani dello stato di regolazione e di tutela delle economie nazionali. Ed è proprio a questo scopo che l’UE si avvale, per conto terzi, necessariamente della complicità dei partiti politici degli stati comunitari.
Per venire ai fatti dobbiamo constatare come il governo Meloni stia perseguendo con coerenza il proprio programma di asservimento del Paese all’UE e agli USA. Un programma che nella sostanza non si potrebbe discostare da un analogo programma di governo della sinistra europeista attualmente all’opposizione. Vediamo come proprio con coerenza l’Italia stia garantendo il proprio appoggio a tutti i pacchetti di finanziamento e armamento decisi dall’UE a sostegno dell’Ucraina nel conflitto con la Russia iniziato nel febbraio del 2022. Andando in questo modo contro il tanto sbandierato interesse nazionale che per l’Italia, sia in senso economico che in quello di una soluzione politica e pacifica del conflitto, è quello della rimozione delle cause che hanno generato il conflitto, e ristabilire rapporti amichevoli e di scambio commerciale con la Russia. Ma questo vorrebbe dire denunciare la strategia di espansione della Nato ad Est che non è finalizzata ad altro se non ad accerchiare la Russia ai suoi confini e minacciarne la stessa esistenza.
Tutto ciò non è chiaramente possibile per il governo Meloni né per l’opposizione di sinistra che infatti ha votato costantemente con il governo tutti i provvedimenti di armamento e finanziamento impostici dall’UE a favore dell’Ucraina. Analogamente dobbiamo noi, questa volta, denunciare con forza la totale solidarietà espressa da questo governo ad Israele nella sua campagna di genocidio contro il popolo palestinese, iniziata in seguito agli attacchi folli e stragisti di Hamas del 7 ottobre del 2023. Anche in questo caso l’Italia abdica ai suoi poteri sovrani in politica estera (e quindi di separarsi nettamente nei principi e nelle scelte dalle politiche di Bruxelles) rendendosi responsabile di fatto di un genocidio che andrebbe invece perseguito da un apposito tribunale penale internazionale da istituire per giudicare lo Stato di Israele. Di fronte a un quadro così complesso in cui la politica degli stati europei si intreccia con quella dell’UE, degli Usa e della NATO, in un rispetto solo apparente del principio democratico, risulta difficile una interpretazione critica esatta di questo sistema. Credo che ancora oggi l’interpretazione più corretta sia quella secondo cui l’europeismo consiste in un regime nel quale l’UE impone agli stati nazionali un rapporto di subordinazione che li lega ad un rispetto forzato al principio del vincolo esterno e alla normativa dei trattati quale legislazione fondamentale e primaria. Per cui è lecito stabilire un rapporto di causa effetto tra l’europeismo da un lato e la riduzione progressiva dall’altro dei poteri sovrani degli stati che si traduce nell’annullamento effettivo della democrazie e nel massimo danno per le condizioni di vita materiale e non solo delle classi popolari e dell’intera popolazione dei Paesi europei.
Da questa interpretazione discende come conseguenza che la sola strada per il recupero della dimensione democratica e di libertà per i popoli soggetti a questo regime è il recupero da parte degli stati dei poteri sovrani in materia segnatamente finanziaria e di politica estera per tornare così ad essere lo strumento storico e legittimo degli interessi popolari e di tutte le specificità nazionali che l’europeismo vuole lentamente cancellare in nome dei suoi valori distruttivi di economicismo e di profitto. I popoli devono tornare a poter scegliere autonomamente, autodeterminandosi, costruendo modelli di sviluppo più adatti, diversi da quello neoliberista attualmente imperante, per modellare la società su uno spirito di socialità collettiva che applicato in tutti i settori della vita economica garantisca in modo virtuoso una ripartizione equa delle ricchezze. Una volta chiarito che è l’europeismo il principale nemico della democrazia e della libertà politica nonché di un rapporto tra i popoli basato sulla collaborazione equa tra Stati sovrani, resta aperta l’incognita,ancora senza risposta, di quale sia il percorso che ci possa garantire l’emancipazione. Per trovare la giusta risposta è essenziale partire dalla consapevolezza che l’Italia deve riconquistare la propria indipendenza nazionale e sociale persa per colpa di una classe politica che ci ha consegnato nelle mani dell’europeismo in nome dei peggiori disvalori umani e sociali. E’ necessario dunque dare prima di tutto una dimensione patriottica in senso socialista a questa giusta volontà di liberazione.