Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
C’è una sorta di paradosso che riguarda i grandi progetti, utopici o distopici, in corso di realizzazione oggi: sono al centro della scena, ma nessuno è in grado di vederli. La pandemia prima ed oggi la guerra, hanno creato all’inizio un certo sconcerto, ben presto riassorbito dalle logiche di una “nuova normalità”. Purtroppo tutto sembra congiurare contro di noi, ma secondo la logica corrente si tratta di un susseguirsi di fortuite coincidenze. Possibile che in un periodo storico così breve si concentrino casualmente una pandemia, una guerra, la carestia, la crisi climatica, l’esaurimento delle risorse alimentari ed energetiche? Certamente, ci risponde il mainstream, perché noi abbiamo abusato delle ricchezze del pianeta moltiplicandoci incessantemente, vivendo al di sopra delle nostre possibilità, consumando le risorse a disposizione delle altre specie e delle generazioni future. Per ogni obiezione c’è una risposta scientifica e filantropica pronta a ribadire che la colpa del disastro è solo nostra, cioè di quel 99% della popolazione del pianeta che deve dividersi le risorse residue dopo che le élites ne hanno privatizzato la parte migliore. Una massa che perde o ha già perso il suo potere contrattuale, perché il lavoro umano non ha più valore, in quanto viene progressivamente sostituito dai robot e dall’intelligenza artificiale. Oggi non solo i lavoratori non vogliono più fare la rivoluzione, ma si cospargono il capo di cenere.
Ma se recuperassimo un po’ di lucidità, dovremmo chiederci se la catastrofe che stiamo attraversando sia semplicemente il frutto della nostra irresponsabilità, oppure faccia parte di un RESET, un azzeramento volontario da parte delle élite, di un sistema economico già fallito, proprio a causa delle élite stesse.
La risposta sta in una serie di libri, conferenze, dichiarazioni delle élite stesse e negli incontri del World Economic Forum, dove viene detto chiaramente che niente di quello che sta avvenendo è casuale, ma è la realizzazione di un grande progetto. Le opinioni più lucide in merito sono state da subito quelle che provengono dall’interno del sistema. Nel mio caso ho trovato illuminanti gli interventi, all’inizio della pandemia, del banchiere Ettore Gotti Tedeschi, già a capo della finanza vaticana e di Catherine Austin Fitts, già collaboratrice dell’amministrazione Bush e successivamente personaggio di spicco della finanza internazionale. In particolare, sin dall’inizio del Grande Reset, Austin Fitts è stata chiarissima. La pandemia ed il Reset che ne è seguito avevano ed hanno lo scopo di salvare il dollaro. I lockdown hanno lo scopo di contenere l’inflazione, impedendo alle masse di spendere la grande liquidità immessa dalle banche centrali, per salvare le banche dal fallimento. In quanto alla crisi delle piccole e medie imprese, non si tratta di una sorta di evento naturale, ma dall’effetto di un piano ben preciso. Un reset economico per azzerare l’economia tradizionale, trasferendo ogni attività economica su internet. La digitalizzazione del sistema ha un duplice obiettivo: trasferire tutta la ricchezza reale dalle piccole imprese alle multinazionali e rendere contestualmente possibile alle stesse il controllo dei dati di tutti i consumatori on line. Oggi i dati sensibili rappresentano una sorta di nuovo petrolio. Con questo Reset si ottiene contestualmente il passaggio di mano della ricchezza reale ed insieme l’accesso delle multinazionali al controllo totale dei consumatori.
Queste voci critiche sono confermate paradossalmente dai libri di Schwab sul Grande Reset, sulla 4ta Rivoluzione industriale e sulla nuova narrazione, che ci propongono gli stessi temi travestiti da utopia. In breve, secondo Schwab la pandemia rappresenta un’occasione imperdibile per realizzare la sua utopia: l’agenda digitale e l’agenda verde. Con l’agenda digitale l’uomo raggiungerà la fusione con l’intelligenza digitale. Con l’agenda verde finiranno tutte le attività umane che, emettendo C02, mettono a rischio il futuro del pianeta.
Ma – ammette Schwab – questo passaggio non sarà indolore. Cito le sue parole: “La storia è davvero ad un punto di svolta, è l’inizio di uno sforzo di mobilitazione globale per radunare le nostre forze dietro questa grande iniziativa di ricerca. I sistemi energetici, alimentari e le catene di approvvigionamento saranno profondamente colpiti. Distruggeranno purtroppo un sacco di posti di lavoro. Il futuro è già qui. Sta arrivando come uno Tsunami”
Alla fine, Critica e Utopia coincidono per dirci che il Grande Reset è alla base della distruzione programmata che stiamo vivendo. Se ce lo dicono perché non ci crediamo?
Questa dissonanza cognitiva per cui il re gira nudo, ma nessuno è in grado di percepirne le nudità, nonostante l’evidenza, deve avere qualche spiegazione logica.
Il meccanismo per cui una cosa posta sotto gli occhi di tutti è più difficile da trovare di una cosa nascosta, rappresenta il soggetto di un famoso racconto di Poe: “La lettera rubata”. La lettera è stata nascosta al centro della scrivania, dove nessuno la cercherà. Il Grande Reset è al centro della scena ma nessuno è in grado di vederlo come importante, se non quanti vi partecipano attivamente.
Sono le 600 multinazionali aderenti al WEF ed iscritte alla sua piattaforma. Sono i capi di Stato la cui maggioranza, come ha dichiarato più volte Schwab, dipende dal WEF stesso, perché hanno in comune una formazione accademica conseguita alla scuola del WEF Young Global Leaders. Leggere chi sono gli alunni di questa scuola lascia senza parole. Tutta la politica passata e presente è stata creata lì. Tony Blair, Angela Merkel, Sarkozy, Macron, Ursula Von Der Leyen, Justin Trudeau… Ma anche i patron delle multinazionali come Gates e Bezos e testimonial dello spettacolo come Leonardo di Caprio si sono formati in questa scuola. Un progetto di nuovo ordine mondiale esiste da tempo, ma la sua versione attuale, il Grande Reset, è estremamente più efficace per conseguirne gli scopi.
Di questo progetto si comincia a parlare nel dopoguerra, dove trova terreno fertile di propagazione a causa del rifiuto naturale della popolazione mondiale nei confronti del concetto stesso di guerra. Le orribili sofferenze sia fisiche che morali che hanno colpito l’umanità non devono mai più ripresentarsi. In questo contesto l’utopia di un mondo senza guerra diventa patrimonio comune condiviso da tutti.
Nascono gli organismi internazionali: OMU, UNESCO, OMS, Fondo Monetario Internazionale. Essi debbono vigilare sulla pace e dettare legge agli stati con trattati internazionali. È opinione comune condivisa che la guerra sia scaturita dalla competizione tra stati. L’unico modo di eliminare guerre future sarebbe quello di eliminare gli stati e la competizione tra loro creando un unico stato mondiale con un unico governo, un’unica economia, un’unica amministrazione della giustizia, un’unica sanità ed un’unica religione universale. Il Nuovo Ordine Mondiale non viene mai citato esplicitamente, ma viene presupposto da tutti.
Ma perché non si parla apertamente di Nuovo Ordine Mondiale?
Il Nuovo Ordine Mondiale rimane occulto al popolo perché, lungi da essere un’utopia valida per tutti, rappresenta invece i valori e gli interessi di quelle élite economiche che da sempre finanziano la guerra nel mondo e che, attraverso il debito contratto dagli stati, si sono impadronite delle banche centrali e dettano l’agenda agli stati stessi. Gli stati dovrebbero basare la loro sovranità sulla moneta. Avendo ceduto la sovranità monetaria alle banche, sono oggi le banche a dettare l’agenda mondiale e, attraverso strumenti finanziari come i grandi fondi di investimento, si fondono con le multinazionali di Silicon Valley. Black Rock, Vanguard e State Street detengono azioni delle multinazionali che, a loro volta, detengono azioni di quegli stessi fondi in un labirinto di intrecci indecifrabili.
Si dice che le élite coltivino sin dall’antichità il progetto del Nuovo Ordine Mondiale, ma questi discorsi sono troppo vasti da affrontare e finiscono per sconfinare nel mito.
Tuttavia, nel nostro passato prossimo, esiste una sorta di fondazione del Nuovo Ordine Mondiale databile e documentabile: La Fabian Society. La Fabian Society nasce in Inghilterra nel 1848 raggruppando i maggiori e più prestigiosi cervelli dell’epoca. Appartengono alla Fabian Society: George Bernard Shaw, Virginia Woolf, la femminista Emmelin Pankhurst, il sessuologo Havelock Ellis. Per un periodo aderiscono alla Fabian anche Bertrand Russell e John Maynard Keynes. Tra questi illustri esponenti troviamo i fondatori della moderna fantascienza distopica: H.G Wells, Aldous Huxley, George Orwell, rispettivamente autori de “Il Nuovo Ordine Mondiale”, “Il Nuovo Mondo”, “1984” (non a caso data in cui cade il centenario di fondazione della Fabian Society). Mi hanno sempre colpito le capacità profetiche di questi autori, nell’immaginare con così tanto anticipo la distopia del presente. Oggi viviamo in un regime apparentemente democratico che fonde insieme, perfettamente, il mondo nuovo con 1984. Appartiene a “Il mondo nuovo” il transumanesimo, che è oggi l’obiettivo del Grande Reset, e a “1984” il mito del controllo totale delle élite sulle masse. Per lungo tempo mi sono chiesto come abbiano potuto questi scrittori immaginare con tanta lucidità e precisione quello che oggi è il nostro presente, ma rappresenta per loro un lontano futuro. In realtà la risposta era semplice: lo conoscevano. A testimonianza di ciò esiste una lettera di Huxley ad Orwell che chiarisce che non si tratta di semplice letteratura, ma di definire il modello di società futura.
Wells con le sue opere non è tanto uno scrittore di fantascienza, ma l’ideologo di quella cospirazione aperta per cambiare la società, che è titolo di un suo libro e che rappresenta il modello dell’attuale Reset. Huxley è, con la sua famiglia, il simbolo stesso dell’ingegneria sociale basata su una scienza adattata alla giustificazione ideologica del progetto. Tutta la famiglia Huxley si compone di filantropi eugenisti. Il nonno, Thomas Henry Huxley era chiamato “il mastino di Darwin”, per la sua difesa ed imposizione del Darwinismo Sociale, sulla base della teorizzazione della sopravvivenza del più adatto. Il fratello Julian fu insieme fondatore riconosciuto del Transumanesimo e dell’Unesco. E lo statuto dell’Unesco rivela le sue radici transumanistiche. Orwell fu allievo di Huxley e fu invitato da lui ad aderire al fabianesimo. Dopo averne conosciuto la vera natura, Orwell scrisse 1984 come un monito per le generazioni future. Non a caso è visibile su YouTube la sua ultima intervista, dove descrive il futuro come uno stivale militare che calpesta per sempre un volto umano.
Nel 2006 Tony Blair ritrovò una finestra di vetro colorato appartenente alla Fabian Society e ne curò l’installazione e l’inaugurazione nella London School of Economics, che dei fabiani è l’università riconosciuta. Non a caso alla London School hanno studiato personaggi italiani come Prodi, Draghi, D’Alema, ma anche Speranza, ministro della Sanità della pandemia.
La vetrata è estremamente eloquente. Al centro, due illustri personaggi della Fabian, dotati di mazze, distruggono e ristrutturano un mappamondo che rappresenta la terra. Al centro in uno stemma è rappresentato il simbolo della Fabian Society: un lupo vestito da agnello. Il termine Fabian è collegato al personaggio di quinto Fabio Massimo il temporeggiatore che seppe vincere la guerra, non in campo aperto, ma aspettando con pazienza infinita l’occasione migliore. Il volto dell’agnello è la copertura apparentemente socialista con cui le élites si rivolgono al popolo in veste filantropiche. Infine, il lupo è la vera essenza del progetto eugenetico che muove la grande utopia/distopia. Utopia per la élite che vogliono un mondo spopolato dalle plebi e sotto il loro controllo, distopia per le plebi date in pasto al lupo. Non è casuale che tutte le utopie / distopie che ho citato, come “Il Mondo Nuovo” o “1984” e persino l’utopia esposta da Casaleggio nel suo film documento “Gaia”, si aprano con uno scenario comune: dopo guerre e catastrofi la popolazione umana si è drasticamente ridotta, secondo un imperativo filantropico che faceva bella mostra di sé, inciso su uno dei pilastri del monumento detto Georgia Guidestones, recentemente e misteriosamente distrutto.
Il senso di queste grandi narrazioni è uno solo: convincere le vittime designate che il lupo, che si rivolge loro sotto le vesti di agnello, appartiene al gregge e vuole solo il loro bene.
Se il nuovo ordine mondiale è un’astratta utopia, la piattaforma del WEF è una macchina operativa veloce ed implacabile. Nessuno si è forse posto il problema della completa sincronia con cui le fasi della pandemia sono state coordinate e pianificate, sino alla sorprendente coincidenza di termini e di concetti nei discorsi programmatici dei capi di Stato di tutto il mondo. La piattaforma online del WEF non solo è accessibile in qualsiasi momento, ma ha “stanze” virtuali in cui gli aderenti possono consultarsi in tempo reale, coordinando le azioni su scala mondiale e prendendo decisioni immediate sui destini dell’umanità. Il paradosso è che, a parte queste stanze riservate, la piattaforma WEF sia aperta a tutti ed apparentemente “trasparente”. Tutti potrebbero visitarla, ma nessuno lo fa perché nessuno crede nella sua esistenza. La gente comune perché manipolata da una propaganda incessante promossa dai media “mainstream”, i cosiddetti intellettuali perché vittime invece proprio della loro formazione accademica che li porta a condividere i valori del nuovo ordine mondiale, senza comprenderne pienamente il significato. Secondo Jacques Ellul, che fu il primo critico francese ad esaminare il concetto di propaganda, il presupposto per recepire la propaganda è proprio l’istruzione. Chi esce dalle scuole delle élite in particolare, identifica nel loro pensiero il bene ed il vero, anche se non appartiene alla élite stesse. Si candida, inconsciamente, a diventare una sorta di maggiordomo dei potenti, sulla base di valori che ritiene di condividere.
Il problema del potere è stato il tema centrale del dibattito politico del 900. Secondo la filosofia del 900, esiste una sorta di equazione tra potere e sapere. Il potere è invisibile e gestito collettivamente attraverso la condivisione di schemi cognitivi e di comportamento che fanno sì che il potere sia in qualche modo fatto funzionare da tutti. Il potere siamo noi. Proprio per questo il potere è invisibile. L’immagine del potere che ne scaturisce genera in qualche modo rispetto. Sfugge, a questa critica del potere e ai suoi eredi di oggi, l’idea che tutto questo sapere possa essere simulazione, come nel caso del Mago di Oz, un personaggio che recita il potere e che riesce così ad esercitare il potere. Nessuno può credere oggi ad un complotto del potere, perché il potere perderebbe sacralità e rispetto. Si preferisce pensare che non esista la realtà e i documenti che smentiscono quello che è oggi il feticcio del sapere: un’improbabile scienza basata su un atto di fede.
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