Sulla Sette si è assistito alla verità evidente della condizione politica e culturale italiana. Luciano Canfora ha ribadito la sua ricostruzione della guerra tra Ucraina e Russia ed ha effettuato un tragico parallelo tra la guerra attuale e il 1914. L’allargamento indebito della NATO ha favorito il conflitto, e specialmente le alleanze intrecciate con la cancellazione dell’ordine europeo post 1945 potrebbero condurre ad una instabilità simile a quella che ha condotto alla prima guerra mondiale. Rampini ha accusato Canfora di provincialismo in quanto la minacciosa espansione della NATO è stata oggetto di discussione dieci anni fa negli Stati Uniti, l’italietta provinciale dibatte un problema, ormai, superato negli Stati Uniti.
Rampini fustiga l’Italia provinciale che guarda il proprio ombelico e non si accorge delle problematiche internazionali. Si resta sorpresi dalla profondità delle osservazioni del giornalista e dal tono aspro con cui proclama la sostanziale vacuità del dibattito politico italiano. Rampini omette la verità e si limita a denunciare una contingenza politica senza utilizzare lo scandaglio, come dovrebbe fare un giornalista degno di tale professione e della sua fama. L’Italia è occupata dagli americani, ben cento e più basi NATO punteggiano il nostro territorio, l’occupazione militare si traduce in controllo politico, economico e linguistico. L’Italia è una semicolonia a democrazia molto limitata e ciò dal 1948, per cui l’asservimento programmato e ora senza reale opposizione politica, il PD è solo una costola marcescente dell’americanismo, non c’è terreno fertile per la dialettica democratica per l’autonomia decisionale dei popoli.
In tale quadro politico il dibattito democratico è narcotizzato: è inutile in una nazione occupata e dal futuro dipendente, per cui le forze politiche evitano di sollevare problemi reali, in quanto non hanno la forza ideologica, etica e storica per proporre l’alternativa ad un futuro già tracciato. Per tenere saldo il potere oligarchico e demagogico non resta che produrre uno stato di eccezione e terrore perenne; siamo gli ultimi a puntare sul green pass, a cui si aggiunge il terrore russo, pertanto giudicare ed accusare senza indicare i reali problemi è coerente con l’asservimento in atto.
Niente di nuovo sotto il cielo. L’Italia è lo “Stato Kapò”, i politici italiani ripetono lo stesso modello, si autocensurano, anche senza espliciti ordini americani, controllano da fedelissimi della potenza americana che nulla cambi, in modo che la conservazione sia perpetua. Governo dei Kapò senza prospettiva, pertanto il futuro della nazione potrà ricevere nuova linfa solo dalle nicchie di resistenze democratica che cercano di riportare i fatti dove regna lo schieramento preconcetto e truffaldino. Rampini dovrebbe sapere che Sheldon Wolin, intellettuale americano da poco scomparso, ha teorizzato il totalitarismo inverso, ovvero l’attuale totalitarismo è diverso dai totalitarismi tradizionali. Questi ultimi in modo palese usavano il popolo come comparsa, ma molti sapevano che il potere era nelle mani degli oligarchi. Il totalitarismo invertito, invece, punta sulla propaganda la quale a tamburo battente proclama il popolo sovrano. Gli oligarchi possiedono i mezzi di comunicazione, per cui attuano strategie di condizionamento che comunicano al popolo la percezione di essere protagonista. Sarebbe interessante se i nostri intelettuali che vivono negli Stati Uniti e sono onnipresenti nelle TV italiane e producono libri a iosa fecondassero il nostro provincialismo con le idee di autori come Sheldon Wolin, ma nulla compare e appare nel nostro orizzonte pietrificato.
Ancora una volta si critica il nascente dibattito mortificando gli intellettuali italiani che osano deviare dal politicamente corretto, in tal modo la democrazia agonizza con l’etica pubblica sotto i colpi del politicamente corretto e dell’azione bellicosa dei kapò.
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