Guerra di bottoni


C’è qualcosa che sfugge a chi non vuole prendere in considerazione l’esistenza di una questione maschile. Chi resta rintanato nell’ortodossia sinistroide continua a seguire categorie non più aderenti alla realtà, sostenendo che Trump rappresenti una destra razzista e che la sinistra sia il polo di liberazione sociale (e non un’accozzaglia ideologica totalmente sconnessa dai problemi reali).

Coloro che appartengono a questa corrente non si accorgono che i valori sono cambiati, che i criteri sono diversi, che ci sono questioni antropologiche oramai sollevate, che uno degli artisti afroamericani più noti degli ultimi decenni (ossia 50 cent, il noto rapper newyorkese) vota dichiaratamente Trump perché dice di sentirsi rappresentato come maschio afroamericano.

In tanti stanno incensando e celebrando Melenchon come la rinascita della sinistra di classe (e quindi del bene sociale). Se provi a dire qualcosa su questa certezza costruita, vieni bollato come fascista. Eppure Melenchon non ha fatto davvero nulla se non salvare Macron; egli non è purtroppo molto diverso dal resto della sinistra ideologica, politically correct e femminista, anzi, ne è parte integrale. E chi parte da quei presupposti ideologici può solo mascherarsi da giustiziere sociale, usare il wellfare come strumento elettorale, ma non può veramente avviarsi verso un percorso autenticamente socialista e di classe.

Melenchon e il suo partito finiscono quindi per essere funzionali al capitale, e chi li supporta non vuole riconoscere che mentre in Francia la working class figlia di immigrati ha votato France insoumise, la working class figlia di autoctoni ha votato per Le Pen. Siamo quindi di fronte ad una spaccatura che dimostra come una vera coscienza di classe non è soltanto assente, ma anche ostacolata. Inoltre, in diversi altri paesi europei, dove questa netta segregazione delle popolazioni immigrate non c’è, le classi lavoratrici votano per la gran parte sempre più a destra.

Una terza via sarebbe stata proposta dalla esponente politica e giornalista tedesca Sahra Wagenknecht, che ha riconosciuto l’enorme portata del danno causato dalle sinistre attuali, danno che trova la sua radice nell’ideologia politicamente corretta che, strumentalizzando i fini universalistici da cui la sinistra marxista partiva (quasi due secoli fa), ha corrotto il percorso socialista delle sinistre, portandole ad avere una incomunicabilità  ed una impermeabilità nei confronti delle classi popolari: incomunicabilità dovuta alla progressiva sostituzione dei temi sociali e universalistici con le tematiche di genere, LGBTQ e con un accento sempre più misandrico trasversalmente inserito in tutte le voci della loro agenda.

Ma questo non viene colto né accolto dai movimenti politici che pretendono ancora oggi di essere eredi del percorso socialista, e ancora oggi chi è di sinistra lo si riconosce dalla mancanza di aderenza alla realtà delle sue analisi.

E così nel frattempo la destra cavalca questi vuoti, queste contraddizioni sociali vere e non affrontate, che in quanto vere e non affrontate trovano uno spazio di dialogo con le categorie sociali oppresse. Una destra assolutamente becera, reazionaria, proprietaria, ma che non può essere etichettata con la solita accusa di razzismo o nazismo, perché se così fosse un personaggio come Trump non sarebbe stato pubblicamente supportato da un vip afro quale rappresentante dei maschi neri d’America così come da molti altri neri.

Fonte foto: da Google

6 commenti per “Guerra di bottoni

  1. Andrea Vannini
    20 Luglio 2024 at 23:06

    “un vip afro…i maschi neri” se supporta Trump: trump non é razzista. Vogliamo scegliere fra brace e padella? Negli usa perdipiu’? C’ é di meglio da fare. a leggere Giuseppe tarantini, più che alla guerra dei bottoni, si pensa che sia di quelli che “non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti”.

    • Fabrizio Marchi
      21 Luglio 2024 at 13:12

      Non sono d’accordo con la tua intepretazione dell’articolo di Tarantini che non vuole affatto strizzare l’occhiolino a Trump e alla destre ma, al contrario, evidenziare l’ottusità, il dogmatismo ideologico e l’opportunismo delle “sinistre” che hanno consegnato alle destre larghi settori popolari. Pensare di recuperare ululando al razzismo o disprezzando, dandogli dei razzisti o degli analfabeti funzionali, tutte quelle persone di ceto popolare che si sono spostate a destra (in Francia ma anche in italia interi distretti dove una volta il PC faceva man bassa dei voti, oggi votano in massa per la destra) è sbagliato e soprattutto stupido. Il punto vero è che ormai le “sinistre, liberal o radical che siano, rappresentano determinate fasce sociali medio borghesi e quindi non hanno nessun interesse a recuperare quei ceti popolari di cui sopra. Le “sinistre” fanno il loro “gioco” come le destre fanno il loro, all’interno di un sistema al quale entrambe aderiscono sia pure con ruoli e funzioni in parte diversi.

      • Davide
        29 Luglio 2024 at 15:20

        Sono d’accordo con te Fabrizio; d’altronde io ritengo che almeno nel c.d. “occidente” destra e sinistra siano ormai ridotte a “cadaveri concettuali”, in quanto a dominare è ormai il “partito unico” dell’oligarchia capitalistica multinazionale-finanziaria, un rapace minaccioso e distruttivo di cui D. e S. sono semplicemente le due ali, caratterizzate da sfumature sempre più impercettibili.

      • armando
        2 Agosto 2024 at 18:57

        non si tratta di strizzare gli occhi a nessuno. In Usa la questione è scegliere fra il peggio e il meno peggio. E dunque : è meno peggio Trump o Kamala Harris?

  2. armando
    2 Agosto 2024 at 18:58

    non si tratta di strizzare gli occhi a nessuno. In Usa la questione è scegliere fra il peggio e il meno peggio. E dunque : è meno peggio Trump o Kamala Harris?

  3. armando
    2 Agosto 2024 at 18:59

    È meno peggio Trump o Hamala Harris?

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