“Andiamo là, sfasciamo tutto, non ci fanno niente e torniamo a casa… Avete mai visto un black bloc manganellato o arrestato? Io mai. La polizia menava i ragazzini, i vecchietti, perfino qualche suora, ma a noi, black bloc, non ha torto un capello. …a Genova alcuni di noi entravano e uscivano dalla Questura e fuori le solite zecche coi telefonini filmavano la scena… Poi le zecche sono andate a dormire alla Diaz e la polizia ha distrutto tutto: crani, nasi, ossa, cartilagini , braccia, gambe, toraci e, naturalmente, cellulari e filmati… Scusate, ma che altro hanno mai fatto i servizi segreti italiani dagli anni ’60 a oggi? E’ una tecnica vecchia come l’Italia: si chiama destabilizzare per stabilizzare… (Marco Travaglio)
Le deiezioni mediatiche profuse dai corpi sciolti degli sguatteri di regime hanno alluvionato l’intero paese. Su questa morta gora galleggiano il bene e il male: i bravi cittadini milanesi che ripuliscono ciò che arnesi di regime hanno imbrattato e distrutto, e il plotone di miliziani che quelle opere hanno compiuto. Come insegnato dall’Impero, Isis e anti-Isis, Al Qaida e anti-Al Qaida, il regime si assicura il controllo e la gestione dell’uno e dell’altro, dei fronti apparentemente contrapposti, nel caso filo-Expo pulitori e anti-Expo scassatori.
In tre giorni, dal 1. al 4 maggio, si sono verificati fatti del tutto sinergici e interconnessi. Tutti gestiti da uno Stato che si è fatto regime tecno-mafio-massonico-analfabeta-nazista (andrebbe pure bene “plutocratico”, se Starace non avesse inquinato il concetto). Nel loro insieme rappresentano una svolta epocale, la più rilevante dalla fine della Seconda Guerra mondiale e dalla caduta del nazifascismo. Nazifascismo col quale, a partire dalla più timida Legge elettorale Acerbo (1923), qui ci si pone in continuità ideologica, ma in chiave di evoluzione psico-tecnologica.
Dunque, il 1. Maggio le celebrazioni della festa dei lavoratori, tra cui la migliore a Taranto libera e pensante, viene spinta ai margini e nel fosso dallo schiacciasassi dell’inaugurazione del rottame culturale e chiavica socio-economica Expo. Fiera delle meraviglie per gonzi, alla faccia dell’era di internet renzianamente innovata nel segno del più ammuffito Ottocento più Stato sicuritario. E, di conseguenza, trionfo di feudatari transnazionali su tappeto rosso intessuto di cortigiani, prostituti e architetti a un tanto al chilo di cemento e desertificazione di suolo. Disfatta, alla stregua di un villaggio yemenita dopo il passaggio di bombardieri sauditi, dell’agricoltura di qualità e di sussistenza per miliardi. Conquista definitiva di cannibali alla McDonald’s, Monsanto e Coca Cola, princìpi dell’Expo, del potere di rendere obesi o morti di fame. E quindi di sfoltire l’umanità dai non consumatori e non produttori, in eccesso per le attuali opportunità di accumulazione.
L’altro 1 maggio: manifestazione contro quanto sopra di decine di migliaia di oppositori consapevoli e determinati, massa critica in progress, preoccupante per l’affermazione degli assetti programmati e lacerazione netta dell’abito di gala a lustrini e chiffon, con emersione di epidermidi putride e carni verminose. Esattamente come le bande di ventura jihadiste contro le libere nazioni di Medioriente e Nord Africa, o come i nazisti di Maidan, Odessa e Victoria Nuland contro la stessa Ucraina, l’Europa, la Russia, entra in campo e a cannonate su tre quarti degli spazi di stampa e televisione, il plotone dei cosiddetti Black Bloc.
Personalmente aborro le vivandiere imperiali della non-violenza. Però distinguo. A Milano, un plotone uniformemente vestito e attrezzato (casco, tuta, bambù, maschera anti-gas, da magazzini di Stato), proprio come le ordinatissime orde dell’ISIS o del battaglione Azov, sfascia negozi di barbiere, agenzie di viaggio e automobili anonime.
Molto diversamente, a Francoforte una massa multiforme e multicolore, dai jeans sdrucidi e priva di Rolex, assalta la Banca Centrale Europea, sentina di ogni crimine contro l’umanità. A Roma, ottobre 2013, vanno a fuoco blindati dei gendarmi e bancomat. A Ferguson e Baltimora candidati neri all’esecuzione extragiudiziale non arretrano davanti a carri armati e mitragliatrici forniti agli sbirri dal Pentagono per la guerra ai cittadini; effetto collaterale, si rivalgono da fame, miseria, esclusione, repressione, sui supermercati per ricchi nei quali, se va bene, vengono consumati come schiavi.
Come a Genova-G8, dove mi chiedevo cosa cazzo facessero, mentre arrivava il nostro corteo e la polizia, come la zona rossa, erano lontanissimi, quegli incappucciati che davano fuoco a macchine qualsiasi, nessuno degli arditi incursori di Milano è mai stato acchiappato. Neanche quelli di Gladio sono mai stati acchiappati. Passati dal servizio a Cia, Andreotti, Cossiga, a quello dello Stenterello zannuto? Poi si è provveduto a rastrellare “colpevoli” a strascico. Mutevole e creativo nelle forme, identico nella strategia, l’apparato di infiltrazione-provocazione dei regimi, nel nostro piccolo, a imitazione di quello grande alla Charlie Hebdo e successori vari, fino, l’altro ieri, alle fucilate False Flag contro le vignette anti-Maometto in Texas (un esercito di fucilieri pronti, attentatori tutti uccisi, come suole).
Finesettimana con l’epifania della “maggioranza silenziosa” milanese, alla guida del sindaco chierichetto dell’Expo Pisapia (di SEL, di chi sennò), che ripulisce la “nostra città”. Maggioranza silenziosa anche su chi e cosa quella città e il suo retroterra biologico ha sterminato sotto il cemento, le ruberie, lo spadroneggiare di mafia e ‘ndrangheta di regime, l’avvelenamento delle acque, Seveso, rifiuti, inceneritori, falcidie di massa per emissioni tossiche, Expo. Riedizione della marcia dei 40mila colletti bianchi Fiat, ricordate? Apoteosi delle partite vendute da utili idioti e amici del giaguaro.
In serata, lunedì, l’Italicum, coronamento dell’operazione a tenaglia su quanto resta della parademocrazia borghese, mai democratizzata, con il passaggio, sugli zombie della dissidenza PD, ma anche su tutti gli altri fuori dal giglio magico e da chi l’ha piantato.. Si avvia l’era del tecnonazismo impersonato dalla caricatura burina un po’ del Duce un po’ di Goebbels, un po’ di Torquemada (e dunque benedetto dal papa), parvenu da strapazzo, ma solo al comando, clone mafiomassonico della Washington post-Patriot Act, dove l’uomo solo al comando firma le liste degli inopportuni assassinandi per cielo, terra e mare.
Obiettivi ripromessi e raggiunti dagli sfasciatori addestrati di Milano e dai loro mandanti.. Sepoltura in fossa comune mediatica della massa di obiettori di coscienza anti-Expo e anti-sistema Expo nel capoluogo lombardo e fuori. Pacchetto anti-terrorismo esteso a chiunque, in corpore vili o internet, azzardi un’obiezione a Expo, Sblocca Italia, Tav, guerre e Nato, uomo solo al comando, con l’aggiunta di arresti preventivi, arresti differiti e divieto di manifestare laddove non ci siano solo borgate fatiscenti, o greggi di pecore. Frastuono assordante di bravi cittadini ripulitori di ogni crimine di regime, dall’Expo all’Italicum e silenziatori dei fischi e boati che ormai accolgono il saltimbanco con lame rotanti ovunque si presenti. E dunque, obiettivo centrale, perché nella scuola-fabbrica di droidi, programmati per la perpetuazione del tecno-nazismo, avvenga il passaggio indolore della riduzione dell’istruzione a catena di montaggio di servi cultori della propria servitù.
E, nello specifico, resurrezione al ruolo di impuniti e impunibili “custodi delle democrazia”, i mai rassegnati protagonisti di Genova-G8, del precedente massacro di Napoli, delle ragazze calpestate, delle teste spaccate dei Cucchi e Aldovrandi, di chiunque si azzardi in piazza, che sia pastore sardo, scolaro, disoccupato, pensionato, valsusino, o No Muos, o qualsiasi sacrosanto NO al regime, addirittura dei terremotati dell’Aquila, roba da medaglia d’oro.
Oggi sciopero generale, trascinato dai Cobas, della scuola dei presidi-questurini, nominati dal sovrano e fiduciari dei padroni del’Expo, come McDonald’s, Coca Cola e Eataly, ma anche dei casalesi e della Nato, con visite guidate alla Folgore e ai pozzi petroliferi dell’Eni. Mai visto, neanche con la Gelmini. Del resto, ormai, se non si muovono gli studenti e gli insegnanti, riserva libera e pensante di un esercito proletario sconfitto…. Forse il germoglio di qualcosa che ci liberi dal rumoreggiare inane delle opposizioni di Sua Maestà, che si vestano di viola, danzino in giro, facciano i giocolieri con palline come Alba, Rivoluzione Civica, Altra Europa, o Coalizione Sociale (con garanzia incorporata di no-disturbo alle istituzioni). Chi vivrà, vedrà. E’ quella la battaglia, paralizzare lo Stato tecno-nazista bloccandone le porte, come si è paralizzata la “Buona Scuola” tecno-nazista. Forza di massa, chiamala violenza se vuoi. Il Venezuela insegna. Intanto rileggiamoci, qui in cima, quanto ha scritto colui che, al netto delle nostre differenze ideologiche (sì, proprio ideologiche), schifato dai sinistri saputi e degonidizzati, per me è un irrinunciabile Catone italiano. C’è qualcuno, tra rivoluzionari e riformisti buoni, che abbia messo i puntini sulle i di Milano come li ha messi Travaglio? In questi chiari di luna, tocca trovare il buono dove c’è. Pensiamo a De Andrè, al suo letame e ai suoi diamanti.
Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/05/da-gladio-black-bloc-andiamo-la_5.html