Dal risultato delle elezioni spagnole escono fuori i seguenti dati: la destra non vince, la sinistra non crolla completamente, il voto si polarizza concentrandosi sulle due principali forze politiche: Partito Popolare e P.S.O.E.. Il partito della destra liberalnazionalista VOX perde consenso rispetto alle elezioni politiche del 2019; la sinistra, guidata dall’ex ministro del Lavoro Yolanda Diaz, è riuscita a parare i colpi pur vedendo la propria rappresentanza diminuita rispetto alle elezioni politiche del novembre 2019 quando la sinistra si presentò come Podemos – Unitos.
I commenti dei nostri media nazionali, quelli che passano per progressisti se non addirittura come di sinistra, sono del tipo: “scampato pericolo”, “tiene la coalizione Ursula”, “sconfitta la destra sovranista”, tutti commenti rivolti all’opinione pubblica italiana piuttosto che a dare una corretta analisi del voto spagnolo. Tra i vari articoli che ho letto mi ha particolarmente colpito quello relativo all’intervista rilasciata da Manuel Vilas, uno dei maggiori poeti contemporanei spagnoli oltre che romanziere e giornalista di fama. Alla provocazione dell’intervistatrice: L’estrema destra di Vox esce molto indebolita…, Vilas risponde << L’insuccesso ha a che vedere con le libertà civili. Fondamentalmente per aver messo in dubbio diritti che nel Paese sono consolidati. Qui Vox ha sbagliato. Rimane però la terza forza politica e il suo “successo” continua ad essere su temi come l’immigrazione o anche l’atteggiamento catalano >>. Alla domanda se lo scenario dell’estrema destra al governo sia sfumato la risposta è << Il Pp e il PSOE avrebbero potuto mettersi d’accordo al fine di evitare che crescesse l’estrema destra. (…)>>
Le due risposte date da Vilas, lette in combinato disposto con l’intera intervista, sono il presupposto per la costruzione della narrazione che da qui ai prossimi giorni leggeremo sui media nazionali e cioè la necessità di un accordo tra Partito Popolare e Partito Socialista al fine di superare l’impasse dovuta ad un voto che ha creato una situazione di ingovernabilità. In sostanza l’analisi del voto spagnolo viene utilizzata in funzione della politica interna italiana e delle elezioni europee e amministrative che si terranno il prossimo anno. L’analisi dei nostri media appare chiaramente falsa e tendenziosa. Se oggi in Italia abbiamo Fratelli d’Italia primo partito e la Meloni Presidente del Consiglio le cause sono da ricercare nel trasformismo politico che vorrebbe un governo guidato da un tecnocrate sostenuto da Popolari e Socialisti.
Avendo seguito con attenzione, anche su quotidiani spagnoli, le vicende di quel Paese un’ idea dei fatti spagnoli me la sono fatta. Per esplicitare la mia analisi parto dal ritorno alla guida del PSOE di Pedro Sanchez e dai risultati delle politiche del novembre 2019 indette pochi mesi dopo da quelle precedenti a seguito del “NO” del leader di Podemos ad un governo con il PSOE guidato da Pedro Sanchez.
Nel novembre del 2019 il PSOE ebbe 6,8 milioni di voti con una percentuale del 28% – 120 seggi ; il Partito Popolare 5 milioni di voti con una percentuale del 20,81% – 89 seggi; VOX 3,6 milioni di voti con una percentuale del 15,08% – 52 seggi; Unidas Podemos 3,1 milioni di voti con una percentuale del 12,86 % – 35 seggi. A quelle elezioni nella geografia dei partiti politici spagnoli compariva Ciudadanos, formazione politica oggi scomparsa e come vedremo assorbita dal Partito Popolare. Le elezioni di novembre 2019 videro una riduzione consistente della partecipazione al voto rispetto alle elezioni di aprile dello stesso anno. Dato questo utile per capire il voto di oggi. La vittoria della sinistra rappresentata da PSOE e Unidas Podemos insieme alle liste regionali di sinistra consentirono a Pedro Sanchez di varare il suo secondo governo.
I risultati delle elezioni di domenica scorsa sono i seguenti: Partito Popolare 8 milioni di voti pari al 33,05% con 131 seggi; PSOE 7,7 milioni di voti pari al 31,05% con 122 seggi; VOX poco più di 3 milioni di voti con il 12,39% e 33 seggi; SUMAR 3 milioni di voti pari al 12,31% e 31 seggi.
Se compariamo voti, seggi e percentuali tenendo ben presente il sistema elettorale spagnolo il primo dato che emerge è la vittoria del Partito Popolare il quale rispetto al 2019 vede il proprio consenso crescere di ben 3 milioni di voti. Il PSOE cresce sottraendo voti a SUMAR ma soprattutto alle piccole formazioni di sinistra con forte radicamento regionale. Alcuni di essi vedono perdere oltre la metà dei consensi. SUMAR, subentrata alla coalizione di Unidas Podemos, perde 4 parlamentari e 100.000 voti. Rispetto alle precedente tornata elettorale si sono recati al voto 500.000 elettori in più che molto probabilmente si sono divisi equamente tra Popolari e Socialisti, partiti che sono cresciuti entrambi favoriti dalla polarizzazione del confronto e dal sistema elettorale spagnolo che aiuta i partiti più grandi spingendo gli elettori verso il voto utile. Il Partito popolare ha assorbito i voti persi da VOX, circa 600.000, gli oltre 1,6 milioni di voti di Ciudadanos e il voto delle piccole liste regionali schierate a destra. Il PSOE ha preso voti dalla sua sinistra ma soprattutto dai partiti di sinistra regionali. La sinistra rappresentata da SUMAR, grazie alla sua leader, pur perdendo 4 seggi e 100.000 voti, ha retto il confronto. Il merito della tenuta di SUMAR è da attribuire al Ministro del lavoro Yolanda Diaz per le scelte fatte in materia di politica del lavoro e per aver posto il veto sulla ricandidatura dell’ex Ministra Irene Montero, espressione di Podemos. L’esponente di Podemos è stata un problema serio per il governo Sanchez, ha alimentato un conflitto costante con il Governo e sul piano dei provvedimenti varati è stato un totale fallimento. Con la legge sulla violenza sessuale ha prodotto effetti terrificanti: condannati con sentenze passate in giudicato si sono visti, grazie alla Montero, ridurre la pena 1. Con la Ley Trans ha alimentato il conflitto con i Socialisti e con larga parte dell’opinione pubblica. Unica nota di merito, questa contro le posizioni dello stesso Partito Popolare, è l’essersi schierata insieme ad alcuni esponenti del PSOE contro la maternità surrogata sostenendo che fosse un atto violento contro le donne e che debba essere considerata un reato penale. Chissà come la prenderanno la Schlein e Fratoianni questa presa di posizione del PSOE e della stessa Montero? Provvedimenti, soprattutto i primi due, che hanno creato fratture nell’opinione pubblica, nel PSOE e nella stessa sinistra per così dire radicale. Fratture che, come prova il recente risultato delle amministrative in Spagna, ha toccato la sola Sinistra radicale ma non il PSOE il quale ha sempre tenuto un profilo responsabile rispetto a tutte le vicende che hanno interessato il governo durante la legislatura.
In conclusione ciò che emerge in modo netto è che mentre il PSOE rispetto al 2019 è comunque cresciuto, la sinistra oggi rappresentata da SUMAR è riuscita a mantenere solo in parte il consenso precedente. La somma dei due partiti e delle formazioni di sinistra a carattere regionale, dà all’incirca gli stessi voti delle politiche del novembre 2019, il che significa che la sinistra radicale non scalda il cuore degli elettori. Le cause, a mio parere, sono da ricercare nel comportamento irresponsabile del gruppo dirigente di Podemos, a partire da quello tenuto all’indomani delle elezioni politiche di aprile 2019, quando Pablo Iglesias si rifiutò di andare al governo con i Socialisti e questo nonostante Pedro Sanchez fosse ritornato alla guida del PSOE con una agenda fortemente di sinistra. Comportamento, quello di Podemos, irresponsabile e fortemente polemico e conflittuale che si è manifestato durante tutto l’arco della legislatura come provano le ripetute e scomposte prese di posizione della Montero. La progressiva riduzione della percentuale di votanti che si è verificata a partire dalle elezioni del novembre 2019, per inciso ad aprile 2019 si recò al voto l 70% degli elettori spagnoli, ha pesato anche in queste ultime elezioni politiche in modo determinante ai fini della vittoria. Mentre la destra è riuscita a mobilitare il proprio elettorato, la Sinistra radicale non è riuscita a fare nulla del genere.
A questo punto la domanda su cosa deve intendersi oggi per sinistra e soprattutto per Socialismo nasce spontanea. Purtroppo la Sinistra radicale continua ad essere fuori dalla realtà. La sinistra radicale continua ad essere post moderna, individualista e trans femminista, queste sue caratteristiche la rendono minoritaria ed indigesta a quelle masse proletarie legate alle condizioni materiali rappresentate da un contesto sociale ed economico dominato dal liberalcapitalismo che, nelle battaglie politiche post moderne e trans femministe trova un’ottima occasione per deviare il confronto e perché no, per smorzare la potenziale lotta di classe. La politica si fa a condizioni date ed oggi una politica Socialista è l’unica reale e possibile. Le masse non sono attratte da discussioni sull’Unione Europea, sui diritti trans gender, da un ambientalismo di maniera che appare sempre di più come la nuova frontiera del liberalcapitalismo. Una volta si diceva che alle masse servono “pane e lavoro”, penso che il Socialismo debba ripartire esattamente da “pane e lavoro”.
1 La nuova legge promossa dal ministero dell’Uguaglianza Irene Montero, nata sull’onda dell’indignazione per uno stupro di gruppo avvenuto sei prima durante la festa di san Firmino, prevede che qualsiasi atto sessuale non consenziente venga considerato “aggressione sessuale”, equiparando così aggressioni e abusi sessuali. In sintesi, un reato che fino ad allora comprendeva una pena più grave ne ha incorporata una meno grave. Molti giuristi avevano avvertito che non era necessario unificare i due reati, perché questo non avrebbe portato a un miglioramento della lettura del consenso delle donne, ma avrebbe portato a un maggiore caos nei tribunali, perché i margini di interpretazione sarebbero stati più larghi. Un mese dopo l’entrata in vigore della legge, i tribunali hanno iniziato a firmare le loro sentenze tenendo presente il nuovo testo, con la conseguente scarcerazione di una ventina di stupratori e lo sconto di pena per ben 50 persone già condannate. Irene Montero, ministra dell’Uguaglianza aveva dichiarato che non sarebbe successo nulla di tutto questo nonostante il parere contrario espresso da numerosi giuristi. Delle scarcerazioni e delle riduzioni di pena sono stati accusati i magistrati stigmatizzati come sessisti. La questione non era la legge scritta male ma i magistrati “ maschi, eterosessuali e sessisti”. Sulla questione c’è stato uno scontro duro tra PSOE e Podemos oltre che tra Governo e Magistratura.
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