Una possibile alternativa alle destre e alla sinistra neoliberale


A leggere i recenti risultati elettorali dei Lander di Turingia e Sassonia, in aggiunta ai risultati delle elezioni europee, sembra proprio che l’Europa si stia spostando sempre di più a destra. SpD, Liberali e Verdi che formano la coalizione alla guida della Repubblica Federale di Germania ne escono annientati, la SpD scende addirittura al 6,5% , i Verdi sotto il 5% ,  AfD, e CDU sommate, hanno più del 60% dei consensi. L’unica forza politica ad avere retto il  confronto con le destre è il movimento politico fondato dalla Wagenknecht. In Turingia Afd ha preso il 33,2% (+9,8 rispetto alle elezioni precedenti), la Cdu si è piazzata seconda con il 23,9% (+2,2), Bsw di Wagenknecht ha totalizzato il 15,6%,  la Linke del presidente uscente Bodo Ramelow con l’11,4% ha perso quasi 20 punti. La S.p.D. al 6,1% (-2,1) è insignificante, i Verdi con il 3,9% (-1,3) non entrano nemmeno in Parlamento.  Non è molto diverso il risultato in Sassonia, la Cdu ha preso il 31,7% (-0,4) dei voti,  Afd è al 31,4% (+3,9). Il neonato movimento della Wagenknecht è all’11,5%, i socialdemocratici hanno raccolto un magro 7,5% e i Verdi il 5,2%. La Linke è fuori dal parlamentino con il 4,6% (-5,8%).  I numeri sono tali da creare seri problemi alla coalizione SpD, Liberali, Verdi guidata da Scholtz. La destra nazionalista non avanza solo in Germania ma, ad un’attenta analisi dei dati elettorali, è in crescita in tutti gli Stati che formano l’U.E. In linea con quanto si è verificato in Italia nel 2022, nel Paesi Bassi nel 2023, in Portogallo nel 2024, in Francia e nel Regno Unito oltre naturalmente alle recenti elezioni europee, i risultati elettorali indicano una forte avanzata delle destre nazionaliste. In molti casi è stato il sistema elettorale l’unico argine alle destre.  Ad esempio nel Regno Unito il sistema elettorale è tale per cui il risultato della destra nazionalista non lo si percepisce: Reform UK pur avendo totalizzato il 14,3% dei voti ha eletto solo 4 deputati, il partito Liberal – Democratico con il 12,1% dei voti ha eletto ben 68 parlamentari. Reform UK è il terzo partito politico per consenso elettorale.  In Francia ad avere penalizzato la Destra alle elezioni politiche  è stato anche in questo caso il sistema elettorale. Per quanto riguarda l’Italia, al netto dell’illusione rappresentata dai risultati delle elezioni europee e amministrative, il rapporto tra centrodestra e centrosinistra continua ad essere lo stesso delle elezioni politiche del 2022.  Lo scarto tra i due blocchi continua ad essere del 6 – 8%. A quanto pare nemmeno  il sostegno ai vari pride o la recente attenzione mostrata al festival de l’Unità di Pesaro  ai “nuovi lavori”, ossia alle lavoratrici del sesso che utilizzano la piattaforma OnlyFans, sono in grado di far crescere il consenso per il PD.  A tutto questo si aggiunge  l’apertura alle avances di Renzi dimenticando che con lui segretario e Presidente del Consiglio è iniziato il declino del PD e più in generale del centrosinistra. Dai dati elettorali si evince che dal Mare del Nord al Mediterraneo le forze politiche, per così dire, progressiste, non sono più in sintonia con la società. I partiti e i movimenti progressisti sono sempre di più i rappresentanti dei ceti benestanti, globalisti, individualisti, sostenitori della dittatura del mercato.  L’incapacità di cogliere le dinamiche in corso sono ampiamente dimostrate dal tentativo stantio di Macron di formare il governo e dalle critiche rivolte da Gentiloni alla Wagenknecht. Dato il contesto strettamente tedesco e quello più in generale dell’U.E. il dato elettorale in Sassonia e in Turingia era scontato. La Germania da “locomotiva d’Europa”, a causa del conflitto ucraino – russo, è diventata il carro da dover trainare. La crisi pandemica prima e il conflitto bellico subito dopo hanno messo in ginocchio l’economia tedesca. Un quarto di secolo fa l’ ”Economist” definì la Germania “malato d’Europa”, considerato il contesto attuale è possibile affermare che è ritornata, dopo un quarto di secolo, ad essere di nuovo tale. E’ nell’insieme il modello economico e sociale tedesco ad essere andato in crisi.  E’ da una decina d’anni che la Germania è alle prese con gli scioperi di agricoltori, ferrovieri, maestri e medici, solo per citare alcune categorie. Alcune delle cause del declino sono da ricercare nella decisione della Corte Costituzionale tedesca di bocciare un provvedimento del 2021 che aveva dirottato i fondi in origine previsti per contrastare la crisi pandemica al fondo per la transizione ecologica e nel ripristino del tetto alla spesa pubblica sospeso durante la crisi pandemica. Questi due provvedimenti hanno prodotto un indebitamento di 60 miliardi che dovranno essere coperti con tagli alla spesa pubblica. Da qui le manifestazioni da parte di quelle categorie che più di altre sono state colpite dai tagli alla spesa pubblica. Alle cause sopra citate si sono aggiunte: il conflitto ucraino – russo, le sanzioni che hanno reso più complicato l’export verso il mercato cinese e russo, le politiche protezionistiche USA iniziate da Trump e continuate con Biden che, anche in questo caso, hanno avuto effetti negativi sull’export, l’aumento dei costi di materie prime in particolare del gas, prima del conflitto importato dalla Russia. Le variabili sopra elencate stanno imponendo il ripensamento all’intero sistema economico e sociale tedesco e più in generale dell’U.E. La ristrutturazione del sistema economico richiede risorse finanziarie, il conflitto bellico  ha spostato i costi iniziali dagli USA ai paesi UE tra questi la Germania, da qui la necessità di dover calibrare diversamente la spesa pubblica. Se spendi di più per gli armamenti, considerati i vincoli di bilancio, è del tutto evidente che alcune voci della spesa pubblica devono essere tagliate per cui si pone con forza il problema della giusta redistribuzione dei costi tra le classi sociali. Non bisogna mai dimenticare che il  Nex Generation EU doveva avere la funzione non solo di rilanciare i “ mezzogiorno” dell’UE, ma di essere anche un sostegno all’economia dell’UE nel suo complesso. La Germania durante il cancellierato della Merkel aveva assunto una funzione centrale all’interno dell’UE e non solo. La “ via della seta” e le relazioni istaurate con Cina e  Russia provano il ruolo assunto dalla Germania in quegli anni.  Con il “ ritorno degli Stati Uniti” sul continente europeo la Germania si trova a dover pagare più degli altri Stati UE il costi della politica imperiale americana.  I costi che la Germania si trova a dover sostenere hanno effetti redistributivi che si ripercuotono in modo negativo sul modello economico e sociale finendo con il penalizzare le classi sociali meno agiate. Di fronte a un dato come questo è del tutto evidente che a rivolgersi alla destra nazionalista sono proprio quegli elettori che più di altri pagano la ristrutturazione del sistema economico tedesco. Questo ragionamento, per sommi capi, non vale solo per la Germania ma per tutti gli Stati che fanno parte dell’U.E. . E’ fin troppo chiaro che l’aumento della bolletta energetica dovuta alle sanzioni imposte alla Russia si ripercuote sui bilanci di famiglie e imprese. E’ altrettanto evidente che l’aumento della spesa militare impone a ciascuno degli Stati facente parte dell’U.E. di tagliare alcune voci del bilancio pubblico con effetti negativi anche questi su famiglie e imprese. Di fronte al dato descritto le accuse di Gentiloni rivolte alla Wageneknecht, ossia di essere “rosso – bruna” e “filo Putin”, provano la pochezza di una classe politica europea inadeguata e incapace di dare un profilo autonomo all’UE. Il ritorno al patto di stabilità, con la conseguente imposizione di politiche di austerità, si tradurrà in un’ulteriore crescita del sentimento anti europeista  e in una ulteriore crescita del consenso a favore della destra nazionalista. Di fronte alla crescita della destra l’unico movimento politico capace di offrire una concreta alternativa sono Insoumise in Francia e il movimento della Wagenknecht in Germania. Inizialmente il movimento della Wagenknecht aveva anche nel nome Aufstehen , ossia “ in piedi”,  un chiaro riferimento al movimento politico guidato da Melenchon, dopo la fuoriuscita dalla Linke il movimento si è organizzato attorno alla sua persona come prova il nome del movimento Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit (BSW, lett. “Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia”). In Italia l’unico riferimento possibile è l’associazione “ Patria e Costituzione” fondata e presieduta dall’economista Stefano Fassina. Nel 2022 per la Fazi Editore, con la prefazione di Vladimoro Giacchè è stato pubblicato il libro manifesto della Sahra Wagenknecht dal titolo “ Contro la sinistra Neoliberale”. Accusare la  Wagenknecht di essere “ rosso – bruna” addirittura di “nazional – socialismo” è in mala fede e fuorviante. Scrive nel suo saggio, che consiglio di leggere,  << L’espressione liberalismo di sinistra, o più ancora il termine tedesco  Linksliberalismus, però, sono fuorvianti , perché ricordano o contengono la parola “ liberalismo” e la parola “ sinistra”. A guardar bene, la corrente che designa, infatti, non è né di sinistra né liberale, ma contraddice l’orientamento di fondo di entrambi gli schieramenti. (…) E se, tradizionalmente, il liberalismo combatte per l’uguaglianza giuridica, il liberalismo di sinistra lotta per le quote e per la diversità, dunque per un trattamento diseguale dei diversi gruppi.(…) Che si parli di politica migratoria, di cambiamenti climatici o di coronavirus, il modello è sempre lo stesso: la superiorità dei liberali di sinistra fa guadagnare terreno alla destra. E più sono strillate le campagne denigratorie di quest’ultima, più il liberale di sinistra si sente rafforzato nella sua posizione. I nazisti  sono contro l’immigrazione? Allora, sotto sotto, ogni critico dell’immigrazione è un nazista! I negazionisti della crisi climatica rifiutano la carbon tax? Allora sono sullo stesso piano di chi critica l’aumento dei prezzi dei carburanti e dei combustibili! (…). In breve , chi non sta con noi è di destra, è un negazionista del cambiamento climatico, è un complottista … ecco come funziona il mondo dei liberali di sinistra>> . Dal punto di vista sociologico il liberale di sinistra è un residente delle Z.T.L. nostrane. Sulla questione immigrati ad esempio le posizioni della Wagenknecht sono rintracciabili in uno studio curata dagli economisti Barba e Pivetti dal titolo “ Il lavoro importato” per le edizioni Meltemi. I due economisti mettono in evidenza la falsa narrazione mainstream operata dai media dimostrando,  dati alla mano, che l’immigrazione favorisce il dumping sociale e non serve, almeno nella fase iniziale, a pagare le pensioni. Quanto evidenziato dalla Wagenknecht rispetto alla questione immigrati, è traducibile nel “ diritto a non emigrare” riscontrabile in alcuni documenti elaborati dal mondo ecclesiastico, nello specifico da quanto sostenuto negli anni 90 da Ratzinger. Riportando quanto dichiarato da Raul Delgado Wise, coordinatore UNESCO per la migrazione e lo sviluppo << Dai dati è evidente che la migrazione non è altro che il sovvenzionamento del Nord del Mondo da parte del Sud.>> la Wagenknecht evidenzia come essa sia funzionale agli interessi del capitalismo. Altro concetto sul quale soffermarsi è quello di “ conservatori di sinistra” . Scrive in merito << Essere un conservatore riguardo ai valori propugnati ( n.d.r. solidarietà, coesione sociale, patriottismo)  e allo stesso tempo essere di sinistra non è una contraddizione. (…) La narrazione della sinistra e quella dei conservatori si sono sempre definite contrapponendosi l’una all’altra. Ciononostante, partiti di successo, non da ultimi quelli socialdemocratici, hanno fatto storicamente proprio questo: una politica conservatrice di sinistra. Chi invece cerca di screditare dal punto di vista morale l’identità nazionale e la nostalgia di stabilità, fiducia e coesione, distrugge la base sociale di una politica che potrebbe tenere a freno i mercati e le disuguaglianze. >>. Sono questi solo alcuni dei passaggi chiave del libro manifesto della  Wagenknecht, punti che non esauriscono l’ampia visione politica che ha come fine la ricomposizione della società attraverso politiche di coesione e di giustizia sociale. E’ in questo passaggio la forza della proposta politica della Sinistra Sociale alternativa sia alla Sinistra Neoliberale che alle stesse Destre. Ed è in questo passaggio che si comprende il consenso conquistato alle elezioni europee e a quelle regionali in Turingia e Sassonia di B.S.W. E’ auspicabile che un tale movimento possa trovare cittadinanza politica anche in Italia e in altri paesi che formano l’U.E.

4 commenti per “Una possibile alternativa alle destre e alla sinistra neoliberale

  1. Giulio Bonali
    4 Settembre 2024 at 13:07

    Vedere nel fenomeno migratorio solo l’ effetto sul mercato del lavoro comportante un tendenziale peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori autoctoni dell’ Occidente e disinteressarsi delle sue cause (sostanzialmente l’ imperialismo occidentale che getta nella miseria più disumana il proletariato “sudorientale” anche a vantaggio -iniquo!- del proletariato “occidentale”, al quale le classi dominanti possono elargire briciole del bottino della loro rapina e supersfruttamento imperialistico), e dunque ignorare completamente le sacrosante ragioni del supersfruttato proletariato “sudorientale” onde difendere anche a suo svantaggio lo sfruttato proletariato “occidentale” vuol dire subire pesantemente l’ egemonia culturale della destra imperialista al potere (nel mondo intero).
    L’ emigrazione-immigrazione va impedita recidendone e cause (ma per davvero, e non a chiacchiere, non come mero slogan per mettersi a posto la coscienza “di sinistra antisistemica” e continuare a fregarsene del proletariato “sudorientale”); ma fintanto che larghe schiere del proletariato “sudorientale” sono costrette per sopravvivere ad emigrare “a nordovest” é di destra e sommamente reazionario chiacchierare senza far nulla sulla necessità di rimuovere le cause delle migrazioni e e anzi contribuire intanto con le destre e le pseudosinistre sistemiche a rigettare nella miseria disumana le maggiori vittime dell’ imperialismo onde limitare il peggioramento delle condizioni di vita del proletariato “nordoccidentale”; ripeto: tutto questo é di destra, é sommamente reazionario, e (fra l’ altro di molto peggio) alimenta le peggiori tendenze spontaneamente tradeuninistiche e corporative del proletariato nordoccidentale (cosa di cui Lenin -Che fare?- era ben consapevole, mi pare al contrario della Wagenknecht), allontanandone la possibilità di una presa di coscienza di classe, socialsita, egemonica assolutamente necessaria alla sua stessa reale emancipazione.
    Non si supera la miserabile subalternità al capitalismo monopolistico finanziario della psudosinistra sistemica politicamente corretta alimentando corporativismo e tradeunionismo nella masse lavoratrici nordoccidentali. Anche perché la crisi del capitalismo in generale e del suo dominio imperialistico del mondo é ormai tale da restringere sempre più i margini oggettivi per qualsiasi riformismo subalterno, sicché la stessa pretesa (iniqua e miope) di salvaguardare le conquiste parziali dei lavoratori nordoccidentali anche fregandosene corporativisticamemente-tradeunionisticamente dei costi intollerabili che comporta per quelli sudorientali) non é che un’ illusione destinata ad essere sempre più frustrata dai fatti testardi.
    Non guardare in faccia la (durissima) realtà per coltivare vane illusioni circa impossibili scorciatoie più o mano indolori porta inevitabilmente a sconfitte e tragedie-

    • Andrea Vannini
      4 Settembre 2024 at 16:52

      La tua é aria fritta. Non si capisce cosa vorresti insegnare. Delle due l’ una: o ci poniamo verso l’ immigrazione come si pongono ong ecc. Che si occupano solo dei “trasporti” e non delle cause (e sono oggettivamente e/o soggettivamente complici della tratta degli schiavi) o conoscendo, grazie a una leninista analisi concreta della situazione concreta, quanto il fenomeno della immigrazione sia creato, e non spontaneo, dall’ imperialismo, contrastare la creazione dell’ esercito industriale di riserva e la guerra fra i proletari. Cosa dovremmo fare noi? Facilitare l’ immigrazione? Cosi’ facendo faciliteremmo la rivoluzione anticoloniale e antimperialista nella periferia dell’ impero? Non é la tua ancora una volta una visione eurocentrica? La lezione (fra le più recenti) ci viene dalle rivoluzioni nel Sahel. E dal vento antimperialista e multilateralista che soffia sempre più forte. Dalla compagna Sahara Wagenknecht abbiamo solo da imparare.

      • Giulio Bonali
        5 Settembre 2024 at 12:28

        No é la tua (e temo anche della Wagenknecht) ad essere aria fitta.
        Non é affatto obbligato scegliere fra “buonismo” peloso delle O “””N””” G al servizio permanente effettivo dell’ imperialismo e gretto corporativismo che non vede oltre la punta del proprio naso e se ne frega di altri lavoratori e sfruttati (in misura ben maggiore e più drammatica di noi): tertium datur, eccome!

        L’ immigrazione si può contrastare con la repressione delle vittime oppure combattendo i carnefici (anziché tollerarli tranquillamente perché dai loro misfatti qualche briciola viene in tasca anche a noi).
        Io scelgo la prima, E tu?

        Noi non dovremmo certo facilitare l’ immigrazione (tipica accusa dei fascisti e dei nazionalisti “da giornata delle foibe”) ma invece lottare contro l’ imperialismo che la causa (per esempio non votando e lavorando perché non si votino quei partiti di destra, sedicenti di “sinistra sistemica” e anche non pochi di “sinistra antisistemica” che non pongono all’ ordine del giorno l’ Uscita dall’ UE e dalla NATO subito, senza “se” e senza “ma”; e che dunque dell’ imperialismo occidentale e delle emigrazioni che provoca sono per lo meno complici se non peggio).
        E intanto favorire da parte dei migranti il raggiungimento delle loro mete (SOLO PER LA CRONACA: quasi mai il nostro paese), secondo la Dichiarazione dei diritti umani dell’ ONU, anziché fare gli sbirri di frontiera per conto terzi (ad esempio per conto di Macron) onde determinarne quella che per la lingua italiana non é “migrazione” ma dicesi “deportazione” (in un territorio non liberamente scelto, spesso l’ Italia), ed é una pratica tipicamente nazista.
        E intanto che si lotta contro l’ imperialismo ma questo continua a provocare migrazioni, lottare con quegli emigrati che scelgono (liberamente, non perché costretti a forza) di stabilirsi da noi contro il nemico di classe nostro e loro (il che comporta inevitabilmente sacrifici, se non ci si vuole limitare ad un riformismo complice dello sfruttamento di altri proletari, peraltro oggettivamente sempre meno praticabile oggettivamente).
        Anche a costo di affrontare ulteriori difficoltà, dividendo fra proletari o comunque sfruttati i disagi dello sfruttamento e i sacrifici della lotta.

        I governi antiimperialisti del Sahel non impediscono con la forza l’ emigrazione di chi non riesce a campare in patria e a sopportare le difficoltà (terribili, non assolutamente paragonabili alle nostre di sfruttati occidentali) della lotta in loco.
        Lottano contro gli inganni di che alimenta tali migrazioni mentendo e promettendo false soluzioni alle vittime dell’ imperialismo; e nella misura in cui riusciranno a conseguire successi nelle loro politiche di indipendenza e sviluppo limiteranno sempre più il fenomeno migratorio.
        Ma giustamente si limitano a cercare di limitare per quanto realisticamente possibile e poi abolire completamente la rapina e il supersfruttamento dei loro paesi anche avantaggio di chi é costretto ad emigrare e sceglie autonomamente senza subire inganni di farlo (il che non si raggiunge dall’ oggi al domani).

  2. Piero
    5 Settembre 2024 at 20:53

    Anche se non lo dice, Sarah fa parte dello spettacolo organizzato dai padroni.

    Cari spettatori, godiamocela, anche se sarebbero meglio i “dubbi amorosi” di Pietro Aretino

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