Solo due anni fa Chloe Zhao vinceva l’Oscar per il miglior film con “Nomadland”. Una regista cinese-americana. Oggi Daniel Kwan vince l’Oscar per il miglior film e Michelle Yeoh come miglior attrice. Entrambi cinesi-americani. Ke Huy Quan come miglior attore non protagonista, vietnamita. Non ci vuole una grossa intelligenza da politologi per capire il messaggio: “noi siamo democratici, non discriminiamo nessuno, a patto che la pensiate come noi e vi sentiate appartenenti alla grande famiglia americana”. Ma il messaggio sotterraneo è ancora più forte ed è rivolto ai cinesi: “essendo voi ancora comunisti, non potete accedere ai paradisi della fama, della gloria e del denaro; quelli potete ottenerli solo stando con noi”.
Il premio al miglior documentario è andato al film su Navalny (famoso oppositore di Putin). Messaggio altrettanto forte rivolto alla Russia.
E poi pensiamo anche a questo ultimo anno nel quale l’Ucraina ha stravinto in tutte le competizioni artistiche e sportive (al limite del ridicolo, con tanto di barzellette). Capiamo allora che, ormai da molti anni, il campo sul quale si combattono le guerre più importanti per gli Stati Uniti è proprio quello culturale. Quelle militari le perdono quasi sempre, ma stravincono quelle culturali. Oggi, più che mai, riescono a porsi nel ruolo di coloro che stanno con le minoranze, con gli alternativi, con le vittime, e combattono i potenti del mondo e i loro soprusi. I potenti oggi sono identificati con i russi tradizionalisti, i cinesi comunisti, gli iraniani fondamentalisti, i maschi bianchi cis violenti (a proposito, un premio l’ha preso anche “Women talking”, sulla violenza alle donne, ovviamente). A tal fine, i democratici hanno armi più affilate dei conservatori.
Ecco perché, da noi, Elly Schlein ha già vinto. Poco importa che risultato otterrà alle prossime elezioni politiche (e probabilmente le vincerà!). Lei ha già vinto sul fronte culturale e si accinge ad asfaltare Giorgia Meloni, che ancora pensa di rappresentare i valori e le tradizioni di un popolo che non sa che farsene di valori e tradizioni, un “popolo che è il più analfabeta insieme alla borghesia più ignorante d’Europa” (cit. La Ricotta di Pasolini).
L’americana Schlein è la portavoce politica del Festival di Sanremo (noi abbiamo quello come corrispettivo degli Oscar), è l’alternativa di regime, figura oggi dominante proprio perché perfettamente funzionale al sistema neoliberista tritacarne, anzi, soprattutto trita-anima, quell’anima della quale il popolo italiano non sa proprio cosa farsene.