Un altro caso di “femminicidio” perlomeno dubbio, eppure prontamente urlato dai media prima di qualunque riscontro. Starebbero infatti emergendo evidenze che l’ultimo femminicidio…. non è tale.
Femminicidio e cioè: “omicidio di una donna da parte di un uomo per ragioni di gelosia/possesso” oppure, secondo definizione ancora più stringente “mosso da odio verso le donne”.
Secondo dichiarazioni rese dal marito (e naturalmente da verificare…) Alfredo Zenucchi, l”omicidio di Rossella Cominotti, commesso in un hotel nello Spezzino, sarebbe stato parte di un omicidio-suicidio concordato dai due coniugi ma non portato a termine. L’uomo, infatti, dopo aver ucciso la moglie, non avrebbe avuto il “coraggio” o la forza per porre fine anche alla propria esistenza.
Se le cose stessero davvero così, si tratterebbe di una tragedia e di un omicidio privo dei caratteri che rientrano nella definizione, anche quella più ristretta, di femminicidio.
Ci sarebbe anche una lettera con gli intenti suicidi della coppia, raccolta dai carabinieri nella stanza d’albergo.
Sarà bene attendere sviluppi, ma se il movente dovesse essere confermato, e nonostante questo si terrà ferma l’inclusione dell’omicidio tra i femminicidi, non saremmo in presenza di un fatto nuovo. Proprio al contrario.
Si tratta di uno schema mediatico tutt’altro che isolato: in presenza di un fatto di cronaca, il sistema mediatico urla immediatamente al femminicidio, in assenza di qualsiasi riscontro. Quando, poi, emergono evidenze che femminicidio non era, ci si guarda bene dal toglierlo dalla categoria nel quale era impropriamente stato inserito. Insomma il caso rimane a gonfiare un dato statistico falso. Fa numero. Sarebbe opportuno che molte più persone si chiedessero per quali ragioni il sistema mediatico agisca in questo modo, alterando fatti e dati senza pudore.
Non intendo dire proprio nulla di una tragedia le cui ragioni ignoro e di fronte alla quale si dovrebbe osservare la più rispettosa cautela.
Ma il punto è proprio questo: il sistema mediatico non ha rispetto e non osserva alcuna cautela. Incasella subito un fatto di cronaca appena accaduto, le cui cause potrebbero essere le più diverse. Grida subito al femminicidio.
Anche i giornali che stanno riportando le prove che vanno emergendo sui propositi suicidi della coppia, subito dopo affermano come se nulla fosse “È il femminicidio numero 110 dell’anno” (in grassetto…; questa è La Nazione online; e prontamente presentato come femminicidio nel titolo da la Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa ecc. ), aggiornando così il conteggio secondo la logica prestabilita tanto inamovibile quanto fuorviante. Senza curarsi che l’inclusione del delitto tra i femminicidi contrasta con le evidenze e le notizie appena riportate nel resto dell’articolo, ossia senza preoccuparsi di contraddirsi platealmente.
Mi auguro che un numero crescente di persone capisca che siamo in presenza di una squallida strumentalizzazione di fatti di cronaca.
La narrazione mediatica e tutta ideologica sulla “violenza di genere” si regge infatti su tre cardini che si tengono strettamente insieme:
1) che il patriarcato sia l’essenza della società attuale
2) che esista una assoluta emergenza femminicidi rispetto agli altri tipi di violenza tra sessi o all’interno dello stesso sesso
3) la colpevolizzazione del genere maschile e la necessità di una sua “rieducazione”
In questo teorema ideologico basta togliere un solo pezzo e crolla tutto.
Ovviamente il terzo cardine (violentemente sessista…) poggia sui primi due; e il primo a sua volta ha bisogno di accreditare la percezione dei femminicidi come emergenza. Da qui nasce l””esigenza” di gonfiare i numeri e manomettere spregiudicatamente i dati, come è stato fatto per tutto il 2023 (e non solo) per bucare la soglia psicologica dei 100 femminicidi.
Il numero reale, una quarantina, restituirebbe infatti un quadro del fenomeno del femminicidio molto più in linea con le statistiche degli altri tipi di violenza inter-sessuale e intra-sessuale.
Non si potrebbe pensare, del resto, di nutrire una tesi così debole (ad essere buoni…) , quella secondo cui la società odierna sarebbe patriarcale nell’essenza, senza allarme sociale per il fenomeno del femminicidio. Questa debolezza dell’ideologia neofemminista mainstream, che mette al centro la “questione di genere” declinata a senso unico e separata dalla questione sociale (che si intende liquidare), è la ragione alla base della bieca strumentalizzazione in atto.
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