Capitalismo senza soggetto
Il capitalismo nella sua fase assoluta non è cultura liberale e visione del mondo, ma è solo integralismo della merce. Tutto è in vendita, “si è in vendita”, l’uso dell’impersonale esprime l’assenza di un soggetto, il capitalismo elimina la soggettività per rendere ogni esistente animato ed inanimato merce da immettere sul mercato. Si fonda una società senza soggetto e fini, poiché tutto è mezzo: non vi è esperienza che sfugga alla logica della mercificazione assoluta.
Mark Fischer ha dato una definizione di capitalismo rispondente alla condizione attuale, nella quale i residui di “opposizione e contenimento” alla mercificazione sembrano arretrare pericolosamente. L’oscurarsi del simbolico e dei significati sembrano aver “tagliato la testa alla soggettività”, al suo posto non vi è che un immenso organismo divenuto esso stesso mercato che produce mercato. Nessun ideale, dunque, ma solo annichilimento assiologico ed ontologico che inaugura la prima società ad integralismo totale che produce reificazione e morte:
“Il capitalismo è quel che resta quando ogni ideale è collassato allo stato di elaborazione simbolica o rituale: il risultato è un consumatore-spettatore che arranca tra ruderi e rovine[1]”.
La società ad integralismo totale del mercato non ammette rallentamenti temporali alla logica del mercato. Non vi devono essere le condizioni per far riemergere con il simbolico la resistenza critica e l’opposizione. Il mercato deve accelerare la temporalità per impedire la sedimentazione di informazioni e la riflessione. Governare con l’emergenza perenne favorisce il totalitarismo, se vi è “emergenza” la parola è superflua, il parlamento un limite, in quanto bisogna “agire” per risolvere il dramma in corso. La soluzione è sempre la stessa: più potere al mercato.
La guerra sul mercato del turismo
La guerra in Ucraina non è più sangue e morte, ma è occasione di business, non solo per la vendita delle armi, ma si apre e si sperimenta un nuovo tipo di turismo organizzato ed incentivato dallo stato ucraino. L’Ucraina è difesa dall’occidente, non solo per motivi geopolitici, ma anche per il suo liberismo, per la fedeltà dei suoi governanti al liberismo.
La guerra non solo produce quattrini per l’industria pesante ed apre il varco a nuovi mercati e allo sfruttamento delle materie prime, ma è essa stessa mercato da immettere nell’offerta dei prodotti globali. Per reperire fondi, forse da investire in armi, i cittadini ucraini stremati ed assediati dal presente e da un futuro incerto, divengono mercato per un turismo cinico e nichilistico.
Si potranno visitare i luoghi della guerra, si potrà provare l’emozione della distruzione ed entrare in un film dell’orrore per poi uscirne: un’esperienza tra le esperienze, un prodotto tra i tanti offerti dal mercato, tutti eguali, senza differenza qualitativa tra di essi, l’unico imperativo è la produzione di plusvalore.
Si può ipotizzare che tali turisti potranno portare a casa i loro ricordi e le foto del disastro vissuto come fosse la scena di un film. Il nuovo turismo che inaugura l’Ucraina è predatorio ed educa i turisti al mercato assoluto. In patria non solo porteranno i loro “ricordi”, ma potranno essere gli araldi di una nuova concezione del mondo, in cui tutto è vetrina, tutto è da vendere, ogni esperienza dal dolore alla morte possono essere trasformati in guadagno. Capitalismo e pornografia coincidono. Se il nuovo mercato che si apre con la guerra ucraina avrà successo, si potrebbe supporre che in futuro si potranno avviare guerre per rinfocolare le casse dello Stato con il turismo dell’orrore. Si legge sul portale Visit Ukraine che visitare l’Ucraina è esperienza unica, nulla da condividere con gli stati che offrono solo città d’arte e paesaggi, ma essa offre il fronte di guerra:
“Visitare l’Ucraina ora non significa solo passeggiare per le strade delle belle città e scoprire com’è il Paese”,“Significa seguire le orme dei difensori, vedere come le città si stanno riprendendo dagli orrori, guardare negli occhi di persone le cui vite non saranno più quelle di prima. Scoprire l’Ucraina oggi significa vedere come vivono le persone in attesa della grande vittoria e sentire il battito del cuore di tutto il mondo libero. Siate testimoni della grande storia e fate un viaggio in Ucraina con noi”.
La competizione senza etica e pietà è la sostanza della logica del capitale, per cui il prodotto guerra è infarcito di belle parole ed immagini.
Si invita a visitare Mariupol per assaporare l’eroismo del popolo ucraino:
“in futuro ti inviteremo a visitare la città dell’invincibilità e dell’eroismo. Il più grande dolore e cuore della guerra… Potremo camminare con voi per le strade e i luoghi di Mariupol… vedere la città nuova e ricostruita, che brillava di colori vivaci. Le nostre guide professioniste ti racconteranno gli eventi della guerra, ma nell’aria ci sarà un odore di pace. La ricostruita Mariupol ti delizierà con parchi, vicoli, fontane e mare rinnovati”.
Il cittadino europeo benestante è normalmente annoiato fino alla depressione asintomatica. Vive accumulando esperienze e denaro, normalmente non ha legami stabili: l’unico legame stabile incentivato dal sistema è quello con i cani da passeggio che sostituiscono le persone. Il cittadino globale solitario vive esperienze che si susseguono senza senso, pertanto non può che essere annoiato, la sua vita manca di tonalità emotiva. Si offre la possibilità di uscire brevemente da tale stato emozionale con la possibilità di “sperimentare” come in un gioco il rifugio antiaereo. Il pericolo diviene un afrodisiaco, sullo sfondo restano i morti veri e coloro che sono intrappolati in una guerra non voluta e non compresa. Un cinismo di tal genere non è dissimile da coloro che nei campi di sterminio giustificavano la loro azione in nome dell’obbedienza, oggi si obbedisce al mercato. All’Adnkronos MikhailoNepran, il primo vicepresidente della Camera di Commercio dell’Ucraina ha affermato:
“Sperimentare la fuga in un rifugio in seguito a un allarme antiaereo, come accaduto durante la visita di Angelina Jolie, stuzzica la fantasia di tanti a cui piacciono questi viaggi a rischio”.
L’abisso dell’integralismo del capitalismo non ha limiti, il male non ha profondità, perché non ha misura, dinanzi al male che avanza ed oscura ogni etica del limite e del sacro non si può tacere o essere indifferenti. La zona grigia già descritta da Primo Levi ha mostrato che il male ha i suoi complici silenziosi, per cui bisogna denunciare la cinica ed orrenda deriva a cui assistiamo.
[1] Mark Fischer, Realismo capitalista, Nero, 2017, pag. 31
Fonte foto: La Repubblica (da Google)