Un mio amico di 43 anni che fa il fotografo free lance vive in un appartamento in affitto di circa 40 metri quadri in un quartiere a metà fra il piccolo borghese e il popolare di Roma dove paga circa 700 o 800 euro al mese, non ricordo esattamente. Naturalmente preferirebbe spendere questi soldi per comprarsi un appartamento aprendo un mutuo. Ma nessuna banca glielo concede perché non ha uno stipendio fisso né beni da offrire in garanzia. Peraltro, siamo abituati a pensare che una casa acquistata con un mutuo sia nostra, ma in realtà è di proprietà della banca per lo meno finchè non abbiamo estinto il mutuo, ma questo è ancora un altro discorso.
Ciò che volevo sottolineare, in questo caso, è la clamorosa contraddittorietà di una società fondata sul libero mercato e sul mito dell’essere “imprenditori di se stessi” e poi però impedisce a quelle stesse persone che si fanno “imprenditori di loro stessi” (molto spesso più per necessità e per l’impossibilità di trovare un impiego fisso e decente che non per scelta ideologica…) di acquisire un prestito per acquistare una casa o anche un ufficio o un’officina per aprire la loro attività. Ma se uno avesse già i mezzi e le risorse non avrebbe bisogno di rivolgersi ad una banca…
Sia chiaro, sappiamo ovviamente benissimo che la finalità delle banche non è certo quello di favorire la piccola e piccolissima imprenditoria “fai da te”, cioè tutta quella massa di partite IVA, in una gran parte dei casi lavoratori parasubordinati, né tanto meno di aiutare la gente a comprarsi una casa bensì quella di fare profitti, e questa non è certo una novità.
Quello che mi preme evidenziare è la truffa che sta dietro a questo meccanismo, diciamo pure a questa manipolazione ideologica. E’ un po’ come la storiella in base alla quale si deve essere psicologicamente disponibili a cambiare continuamente lavoro a qualsiasi età. Provate a cinquant’anni e oltre a cambiare lavoro e vedrete che risposte avrete dalle aziende…
Anche in questo caso i concetti di flessibilità e versatilità vengono ipocritamente e ideologicamente usati per coprire quello di precarietà, o meglio per abituare le persone a vivere in una condizione di costante precarietà.