Era storia già scritta la crociata contro il “macellaio” Putin, la Russia e tutto ciò che sa di russo (persino la povera insalata!) scatenata e continuamente rilanciata dai mezzi di informazione italiani a partire almeno dallo scorso mese di febbraio: la gestione mediatica della crisi ucraina è un pedissequo ricalco di quella dell’emergenza Covid-19.
Per prima cosa si enfatizzano gravità e “novitá” della situazione, adoperando toni apocalittici mai riservati a epidemie e conflitti recenti o in corso, indi si dipinge il nemico – virus, uomo, popolo – come male assoluto da sconfiggere, infine si individua la soluzione salvifica, rappresentata in un caso dai vaccini di produzione statunitense (guai a usare lo Sputnik, sterco del diavolo russo!), nell’altro dalla fornitura di armi Nato all’aggredito o presunto tale.
Visto che “il nemico ti ascolta” occorre tacere e chinare docili il capo: basta avanzare critiche, persino perplessità e motivati dubbi per essere tacciati di tradimento, oggi come ieri.
L’incessante propaganda lascia indifferenti il coronavirus (ovviamente) e rafforza in patria la popolarità del presidente russo, anche se rattrista e umilia i suoi connazionali, ma non manca di sortire in Italia gli effetti voluti, frammentando ulteriormente un’opinione pubblica già spaurita e sotto stress: d’altronde siamo proprio noi cittadini il gruppo obiettivo di queste ormai ricorrenti campagne psyops. Qual è il messaggio? Semplice: gli untori si nascondono in mezzo a voi, sta a voi stanarli eseguendo ciecamente gli ordini di chi vi governa. La trinità USA-Nato-UE (in questo preciso ordine) rappresenta l’unico Bene, da chi a queste forze si oppone o le contesta non può provenire che il vostro Male, naturalmente Assoluto.
Lo scopo è quello di seminare discordia, panico e insicurezza: in questo stato emotivo l’essere umano non è più padrone di sè, diviene instabile e ombroso e si affida come un bimbo a chi lo comanda in cerca di una (comunque non garantita) salvezza.
Riesce facile il gioco di parole tra il vocabolo.greco σωτηρία e il gergale “sozzeria”, ma a ben vedere l’impostazione narrativa sommariamente descritta precede di parecchio l’esplodere della pandemia, che le ha soltanto fornito nuova (e forse insospettata) linfa.
Quella per la sicurezza, cui ho dedicato svariati articoli negli anni precedenti la pandemia ( https:///index.php/2017/09/30/illusione-securitaria/) è un’ossessione tipicamente contemporanea e occidentale: non assicura affatto una vita più agevole e serena, anzi – poiché il traguardo promesso è un miraggio – ma avvezza le masse ad accettare e interiorizzare obblighi e divieti, dalla cui fitta ragnatela è difficilissimo uscire.
Il processo di trasformazione del cittadino (semi)anarchico in suddito pauroso e ligio alle regole – meglio se incomprensibili, sciocche e dannose – é in atto da alcuni decenni: crisi economica, peste e guerra gli hanno solo impresso altrettante accelerazioni.
Un filo rosso lega tutti questi fenomeni in apparenza scollegati: il loro sapiente, scientifico utilizzo a fini di controllo sociale.
Fonte foto: Euronews (da Google)