Per chi non se ne fosse ancora accorto, il governo Draghi ha prorogato lo stato d’emergenza fino al 31 dicembre del 2022 “per assicurare – cito testualmente – soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto”.
“Il Consiglio dei ministri – prosegue la nota di Palazzo Chigi – ha deciso di incrementare le misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea. Per questo motivo ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022″.
Per inviare aiuti (anche militari) all’Ucraina o per ospitare o dare soccorso a profughi provenienti da quel paese c’è bisogno di prorogare uno stato d’emergenza che dura già da molto tempo? O forse temiamo di essere bombardati o peggio invasi dai russi? La crisi pandemica? Men che meno, e infatti il decreto non ne fa neanche menzione e sottolinea che è stato dichiarato con l’unico scopo di permettere alla Protezione civile di inviare aiuti alla popolazione ucraina vittima della guerra.
Quindi ora sappiamo che per aiutare una popolazione che si trova a qualche migliaio di chilometri da noi in difficoltà per qualsivoglia ragione è necessario decretare lo stato di emergenza nazionale.
Permettetemi di essere perplesso di fronte ad una misura che trovo decisamente sproporzionata rispetto agli eventi. La capirei e la capisco per un paese come la Polonia che è arrivata ad accogliere un milione circa di profughe ucraine con i loro figli piccoli nell’arco di pochi giorni, ma non mi pare che l’Italia abbia né avrà lo stesso problema. Dunque?
Il solito uccellino birichino in servizio permanente effettivo mi spinge a pensare che il governo ci abbia preso gusto, come si suol dire, perché con uno stato di emergenza permanente si evitano un sacco di scocciature, discussioni, lungaggini parlamentari e rogne di ogni genere, si possono varare decreti su decreti (siccome è una prassi talmente inusuale in questo paese…) scavalcando di fatto partiti e Parlamento, ridurre al silenzio le già deboli opposizioni, frustrare sul nascere ogni barlume di una possibile iniziativa di ciò che resta dei sindacati, disinnescare possibili tensioni sociali. Tutto ciò in virtù, appunto, di una ragione superiore. Fino a pochi giorni fa era la crisi pandemica (più corretto definirla sanitaria…) e ora è quella russo-ucraina.
E domani? Cosa sarà?
Fonte foto: da Google