La Manovra di Bilancio del Governo e l’invito di Draghi ad accrescere la spesa militare fino al 2 per cento del PIL. E intanto sta per arrivare l’approvazione del ddl 1660 contro i “nemici interni”.
Solo
pochi giorni fa è arrivata la ricetta per uscire dalla crisi, Mario Draghi, lo
stesso fautore delle politiche di austerità e di contenimento della spesa
pubblica, invoca l’accrescimento della spesa bellica fino al 2 per cento del
Pil e investimenti cospicui verso le tecnologie duali.
Intanto a chi sostiene che il nostro paese non aumenta le spese militari come richiesto dalla Nato, e quindi attestare il governo su posizioni autonome dai voleri Usa, basterebbe ricordare che l’aumento sarà, rispetto al 2023, del 12% raggiungendo cifra 32 miliardi di euro ai quali sommare altri capitoli di spesa sempre legati al settore militare.
Sono del resto previsti 40 miliardi di euro, in soli tre anni, per costruire e acquistare nuovi sistemi d’arma ai quali aggiungere i fondi destinati alla ricerca sempre a scopi bellici.
Si
tagliano fondi alla sanità e alla istruzione e perfino alla manutenzione dei
territori o alla transizione energetica, prova ne siano i tagli di 4,6
miliardi al fondo automotive sul quale tuttavia qualche ragionamento
andrebbe fatto viste le politiche di delocalizzazione e di impoverimento
produttivo attuate da Stellantis.
In teoria gli italiani sarebbero contrari alla guerra e alle spese militari ma senza una mobilitazione conseguente le opinioni diffuse e in maggioranza nel paese restano lettera morta, lo stesso ragionamento vale per tutti i paesi occidentali visto che in un solo anno, stando al SIPRI, le spese militari crescono del 3,5% rispetto al 2023.
Ogni
paese aderente alla Nato, a cui addebitare il 70% della spesa bellica
complessiva, sta tagliando al contempo i fondi destinati al sociale, alla
sanità e alla istruzione.
Raggiungono utili e cifre da capogiro i profitti dell’industria militare, è ormai utile parlare di economie di guerra o di nuovo War Deal.
E intanto si avvicina l’approvazione del ddl 1660 in Senato senza avere costruito nel paese una mobilitazione diffusa contro questo decreto che restringe gli spazi di libertà, di democrazia e di agibilità sociale, sindacale e politica rafforzando i dispositivi di disciplinamento sociale e gli strumenti repressivi.
L’utilizzo della sicurezza per finalità repressive non è nuovo, sperimentato e attuato per anni da tutti i governi succedutisi anche attraverso i Pacchetti sicurezza e le norme anti immigrazione, resta innegabile tuttavia che questo decreto rappresenti un salto di qualità che va a restringere gli ultimi spazi di agibilità democratica e sociale. Ma anche quanto avvenuto in questi giorni con i provvedimenti di sospensione adottati contro insegnanti e delegati “rei” di avere criticato ministri e amministrazioni pubbliche dovrebbe indurre a serie riflessioni sull’utilizzo dei codici etici e di comportamento come arma di paura e di repressione.
L’uso della sicurezza viene declinato solo in termini repressivi, un ‘altra sicurezza non viene invece presa in considerazione, parliamo degli studenti morti e feriti durante gli stages scuola e lavoro, quanti si sono infortunati nel corso delle attività lavorative fino ai 5,6 milioni di persone che rinunciano a curarsi per mancanza di soldi e per le lunghe liste di attesa del Servizio Sanitario Nazionale depotenziato prima e ormai ridotto al collasso.
Negli
ultimi anni si sono avuti numerosi provvedimenti repressivi accompagnati da
campagne mediatiche contro i nemici di turno, potremmo parlare dei decreti
rave, del decreto Cutro e “Caivano”, le norme contro quelli che vengono
impropriamente definiti ecovandali fino a norme ancora più severe atte a
colpire gli occupanti di casa, gli operai che organizzano i blocchi stradali a
tutela dei loro diritti\interessi per finire alle iniziative intraprese dai
movimenti contro la guerra che si oppongono alla militarizzazione dei
territori.
Il
ddl 1660 inventa diversi nuovi reati da punire con anni di carcere, è bene
ricordare che noi tutti\e potremmo trovarci oggetto di repressione. basta
perdere un posto di lavoro e difenderlo con un blocco stradale, subire il
licenziamento e occupare una casa perchè non abbiamo i soldi per pagare un
canone locativo a costi di mercato, bloccare i cancelli di un cantiere nella
nostra città dove costruiscono una opera di devastazione ambientale od occupare
una scuola o una facoltà in difesa del diritto allo studio.
Allora prima che sia troppo tardi è di vitale importanza la mobilitazione, chi tace e acconsente o minimizza la pericolosità del ddl 1660 è complice della deriva securitaria e repressiva di un Governo che aumenta le spese militari e non fa certo mistero di subire il fascino delle ideologie autoritarie.
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