Questa mattina mi reco a scuola come tutte le mattine e la trovo occupata dagli studenti che protestano contro – cito testualmente dal loro comunicato – “la malagestione dell’istruzione relativa all’emergenza Covid-19. L’occupazione sarà portata avanti nel pieno rispetto delle norme anti-covid vigenti ”.
“ Le misure del governo – prosegue il comunicato congiunto degli studenti di varie scuole di Roma (che sintetizzo) – non tengono conto delle necessità e dei diritti fondamentali degli studenti quali la socialità, la salute, lo studio, e la possibilità di espressione. La socialità e l’apprendimento in questi due anni sono stati e continuano ad essere danneggiati, i programmi di rientro non sono stati adeguati e la situazione continua ad essere estremamente precaria. Come dimostrato da studi autorevoli la salute mentale degli studenti è peggiorata. Il 70% ha dichiarato una diminuzione della concentrazione, il 21% ha riportato sintomi ansiosi, il 10% ha avuto attacchi di panico e il 20% ha registrato sintomi di disturbo post-traumatico da stress. A tutto ciò (sto sempre sintetizzando) si aggiungono i disagi dati dalla turnazione che contribuisce a ridurre il tempo libero, a creare notevoli disagi agli studenti pendolari (che sono moltissimi, ad esempio, nella scuola dove insegno). Inoltre le misure, pur necessarie, anti covid, rendono la vita nelle scuole molto pesante (uso continuo delle mascherine, riduzione della socialità e dell’agibilità interna”.
Il comunicato si conclude testualmente:” Gli alunni sono stati trascurati e lasciati per ultimi nelle considerazioni generali, in quanto la maggior parte degli studenti non costituisce elettorato e non ha una vera valenza economica, quindi non ha voce in capitolo sulle decisioni che li riguardano in prima persona. In altri ambiti le necessità di salute pubblica sono state bilanciate con le necessità economiche e di consenso. E’ ovvio che gli studenti non sono portatori di nessuno degli interessi sovra elencati. Mentre fuori della scuola fino ad ora è stato possibile mangiare al ristorante, prendere mezzi pubblici e treni regionali, partecipare a manifestazioni e frequentare negozi e centri commerciali, gli studenti sono costretti ad un regime ferreo, semicarcerario e potenzialmente dannoso per la loro salute”.
Come dargli torto? E infatti non glielo do. Certo, c’è qualche esagerazione, ma nel complesso le motivazioni sono senz’altro valide e condivisibili.
Alla situazione denunciata dagli studenti si aggiunge l’eterno andirivieni dei docenti precari che vengono sballottati come pacchi postali da una scuola all’altra. Nei primi due mesi e mezzo di quest’anno (come ogni anno) una gran parte degli studenti ha visto alternarsi tanti diversi insegnanti, anche due o tre per materia. Questo comporta un disagio enorme sia dal punto di vista didattico che, soprattutto, dal punto di vista umano. L’insegnamento, infatti, si fonda innanzitutto sul rapporto umano che si crea fra studenti e docenti. Spezzare questo equilibrio significa destabilizzare sia i ragazzi che gli insegnanti da un punto di vista psicologico e molto spesso, creare vera e propria sofferenza negli uni e negli altri. E il ministro dell’istruzione, all’inizio dell’anno scolastico ha avuto anche la faccia tosta di dire che dal primo di settembre tutte le cattedre sarebbero state assegnate. Si applicano alla scuola le stesse logiche e procedure burocratiche che potrebbero essere applicate ad un ministero o ad un qualsiasi ufficio amministrativo. Tutto ciò è ridicolo e soprattutto molto grave, e ci dice quale sia la concezione che l’attuale sistema ha della scuola.
Devo dire che è sempre un toccasana per me, una ventata di aria fresca, vedere tanti giovani che, magari anche in modo confuso e in molti casi anche scarsamente consapevole, manifestano un sentimento di ribellione.
Da un po’ di tempo il livello del mio umore è abbastanza basso, per tante ragioni. Oggi mi è tornato il sorriso.
Fonte foto: Roma Today (da Google)