Una sorpresa per i nostri politicanti e per i giornalisti specializzati in arabofobia. Viene dalla Direzione Antimafia della Procura di Palermo. I gangster che dirigono il traffico dei migranti non sarebbero arabi e musulmani: dalle intercettazioni, riprese da articoli di Limes (1), emerge un quadro ben diverso. Gran parte delle conversazioni intercettate sono in tigrino (da Tigrè o Tigrai), lingua parlata in certe zone d’Etiopia, Eritrea, Somalia, Sudan, soprattutto da cristiani copti o da cattolici di rito copto. Esiste una cupola mafiosa, composta da sudanesi, etiopi, eritrei, in stretto collegamento con eritrei residenti in Italia. Gli scafisti, su cui si è riversata l’attenzione di stampa e Tv, sono solo manovalanza, pescatori locali presi a nolo o persino migranti che si pagano così il trasporto in Italia. Nelle intercettazioni ci sono anche conversazioni in arabo, con un personaggio che viene chiamato “generale”. La lingua araba, verosimilmente, più che ai rapporti interni alla cupola, serve per i contatti con militari, politici o burocrati libici, corrotti dai trafficanti perché chiudano entrambi gli occhi, o anche con jihadisti o bande locali perché non interrompano il traffico. I migranti pagano direttamente il trasporto, oppure provvedono i familiari già presenti in Europa. Seguendo le operazioni finanziarie, la polizia italiana ha scoperto tracce in America, Inghilterra, Germania, Norvegia, Israele. Il tesoro dei trafficanti è depositato provvisoriamente a Dubai, in attesa di essere investito nell’Europa del nord. La struttura mafiosa è ben organizzata: la filiera parte da Khartum, l’organizzazione fa attraversare il deserto al gruppo. Giunti a Tripoli, tiene nascosti i migranti in una fattoria per settimane, con un regime carcerario. Concluse le operazioni finanziarie, i migranti vengono imbarcati. Il trafficante più ricercato dalla polizia, che nel solo 2014 ha diretto personalmente oltre 7000 sbarchi, si chiama Medhane Yehdego. E’ di origine eritrea, come la sua compagna, Lydia Tesfu, che vive in Svezia. Yehdego opera in Libia, e, proprio come i mafiosi italiani, ha affidato la direzione dell’organizzazione a parenti e amici. Si dichiara cattolico. Un articolo di Piero Messina in Limes, “Scafista e cattolico”, leggiamo: “E nella bacheca Facebook del capo dei trafficanti e della sua compagna è un continuo fluire di immagine di Gesù Cristo in croce, del Salvatore con la colomba della pace o con le lacrime agli occhi per la sofferenza delle popolazioni dell’Africa centrale” “I like di Lydia e Mehdane finiscono col mettere in primo piano… i media della dottrina cattolica, da Radio Maria España al Canale Divina Provvidenza dell’Ecuador”. (1)
Negli ultimi anni, gran parte del “made in Italy” è finito in mani americane, francesi, cinesi, tedesche, saudite e degli sceiccati. Una particolare forma del “made in Italy”, le organizzazioni mafiose, hanno fatto scuola. L’imperialismo italiano non ha operato invano in Africa orientale, ha lasciato una traccia, e la lezione è stata imparata a perfezione. La borghesia italiana si è assunta la sua parte del “fardello dell’uomo bianco” criminale. Se, nell’antichità, il discepolo di Sais, alzando il velo che copriva il volto della dea, vi scopriva il proprio volto, il borghese del tempo di mafia capitale scopre in questa organizzazione una perfetta copia di Cosa Nostra, e un boss, che, proprio come quelli di qui, ostenta la sua fede cattolica. Forse i fedeli in processione fermano la cassa della Madonna sotto il balcone di casa sua, per un gradito omaggio. Ma tutto questo è niente rispetto a chi dispone della vita di oltre mezzo miliardo di persone, senza neppure consultarle. Infatti è in corso un’altra operazione ben più vasta, la vendita dell’intera popolazione europea, attraverso il TTIP.
Il parlamento europeo ha votato la risoluzione Lange sul sedicente trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, il TTIP. Si tratta di fornire all’esecutivo comunitario suggerimenti per un accordo con gli Stati Uniti. Al tempo dell’assolutismo, interi paesi venivano trasferiti da un regnante ad un altro, per successioni ereditarie o causa di guerre, o per entrambe le cose, ad esempio, le guerre di successione, austriaca, polacca, spagnola… che tanto hanno annoiato gli studenti delle medie superiori. Oggi, i “popoli sovrani” hanno meno possibilità di decidere sui loro problemi dei sudditi di quei tempi, perché le trattative reali sono mantenute segrete, e sul palcoscenico del parlamento europeo si agitano marionette per nulla divertenti. La competenza per tutta una serie di materie passerà dai nostri tribunali all’ISDS (Investor State Dispute Settlement). Avrà sede a New York, alle Cayman o in Lussemburgo? Non cambia molto. Matteo Renzi ha definito l’eventuale abbandono dell’accordo un autogol. E’ bravissimo a tradurre i giganteschi problemi economici, sociali e politici in termini calcistici, ma, dopo avere sperimentato da che parte sta, un sano istinto ci suggerisce che, se piace a lui, è un disastro per i lavoratori, i disoccupati e i pensionati. Ma non possiamo fermarci qui. Non è solo un trattato di libero scambio. Non si tratta soltanto di abbassare le dogane e di coordinare la legislazione in materia. Il problema è dato soprattutto dall’ISDS, un tribunale supremo tra stati e imprese, che ritengano che alcune norme violino il trattato internazionale. Si tratterebbe di un rullo compressore, destinato a fare piazza pulita di ogni forma avanzata di diritto del lavoro, ma anche delle stesse costituzioni nazionali. Sentenze come quelle che hanno condannato la Thyssen, o intimato a Marchionne di riassumere gli operai licenziati, sarebbero solo lontani ricordi, e, se qualche giudice coraggioso volesse riproporne di simili, il frutto del suo lavoro sarebbe subito spazzato via da un’istanza superiore, insindacabile ancor più del papa quando parla ex cathedra. Sarebbe travolta ogni resistenza ai pesticidi, ai cibi transgenici, e, come già la UE ci ha imposto il cioccolato senza cacao e sta avanzando il formaggio senza latte. Già negli anni ’20 e ’30 del novecento l’industria alimentare aveva fatto passi da gigante nella creazione di surrogati: “Il burro di latte era surrogato da un miscuglio di sego bovino, strutto di maiale, burro di cocco, grasso di balena e margarine varie. Con un bagno di vapore surriscaldato a bassa pressione, il sego veniva sottoposto alla colatura per fusione, poi lasciato riposare in un recipiente riscaldato contenente acqua salata a 3° Bé. In tal modo si compiva una chiarificazione che migliorava l’aspetto del sego e lo rendeva anche più conservabile. Le margarine ebbero proprio in quegli anni la loro prima stagione d’oro. I grassi animali e vegetali incommestibili venivano idrogenati per renderli palatabili e commercialmente interessanti, corretti con tracce di latte inacidito, gelatina animale, caseina, sciroppo di glucosio, perché il surrogato schiumeggiasse e imbrunisse alla fiamma come il vero burro. Tra i vari grassi usati c’era il grasso d’ossa degli animali macellati (1,8-13% di grassi nella testa e nelle costole, il 20% nelle zampe), estratto per bollitura in acqua debolmente acidificata con acido solforico, oppure con solventi volatili. Furono creati perfino dei grassi sintetici, dall’ossidazione degli idrocarburi di alcune frazioni di olii minerali, poi esterificati con glicerina, raffinati e incorporati nei surrogati del burro. Funghi come l’ Endomyces vernalis e il Pennicillum javanicum furono impiegati per produrre grassi alimentari dagli zuccheri, dai carboidrati in genere e dai lieviti.” (2) Questo ed altro erano in grado di fare i nostri predecessori, ma, soprattutto a partire dagli anni ’60, le migliorate condizioni richiesero una maggiore lotta alla sofisticazione. Finché le multinazionali passarono al contrattacco: “Ecco ciò che lo stesso sito di McDonald dice che troverai nei loro panini: Farina arricchita (farina di frumento sbiancata, farina di orzo tallito, niacina, ferro ridotto, tiamina mononitrate, riboflavina, acido folico, enzimi), acqua, sciroppo di amido dell’alto fruttosio (HFCS), zucchero, lievito, olio di soia e/o olio di soia parzialmente idrogenato, contiene il 2% o meno di: sale, solfato di calcio, carbonato di calcio, glutine di frumento, solfato di ammonio, cloruro di ammonio, condizionatori della pasta (sodium stearoyl lactylate, datem (esteri biacetilici dell’acido tartarico dei mono-digliceridi), acido ascorbico, azodicarbonamide, digliceridi e mono-digliceridi, monogliceridi etossili, monofosfato di calcio, enzimi, farina di guar, perossido di calcio, farina di soia), calcio propionato e propionato di sodio (conservanti), lecitina di soia… …Ora c’è la parte davvero scioccante di tutto questo: nelle mie stime, il motivo per cui niente mangerà un panino all’hamburger di McDonald (eccetto un umano) è perché non si tratta di cibo! Nessun animale percepisce un panino all’hamburger di McDonald come cibo. E succede che non lo fanno nemmeno i batteri o i funghi. Per i loro sensi semplicemente non è roba commestibile. Questo è il motivo per cui questi burger bionici non si decompongono” (3) Oggi si può ancora scegliere di non mangiare questi cibi, domani potrebbero essere imposti, a cominciare dalle mense. Ma l’ISDS, è già presente in un altro trattato che l’Italia ha firmato, il cosiddetto “Energy Charter Treaty”, sulla liberalizzazione dell’energia… “… tre investitori di energie rinnovabili (il belga Blusun S.A., il francese Jean-Pierre Lecorcier e il tedesco Michael Stein) hanno denunciato la Repubblica italiana per la revisione del sistema incentivante sull’energia fotovoltaica. La data di costituzione del tribunale (o meglio del plotone d’esecuzione) è stata il 12 giugno 2014, con la francese Dentons Europe come consulente di parte degli investitori….” .(4) E’ vero che l’Italia in seguito è uscita dal “Energy Charter Treaty”, ma ora sostiene l’ISDS nel TTIP, e queste oscillazioni sono caratteristiche di un governo incapace. Pensate un po’ alla vulnerabilità dei governi italiani, usi a fare progetti di grandi opere megagalattiche e poi interromperli a metà per mancanza di fondi. Tutte queste imprese, comprese quelle mafiose, ricorreranno all’ISDS e lo sperpero di denaro sarà senza fine. Giorgio Garbasso fa notare che nel mondo ci sono già più di 3,400 accordi bilaterali, con un dispositivo Isds, e che non ha senso sorprendercene solo adesso. Questo dispositivo è sorto verso la fine degli anni cinquanta e durante i sessanta, nel periodo della decolonizzazione, quando ex colonie e semicolonie nazionalizzavano le imprese straniere, per riprendere il controllo delle proprie risorse naturali. I colonialisti inventarono nuovi sistemi per risolvere lo stesso le controversie tra investitori e stati, aggirando la diplomazia e la magistratura dello stato in questione. L’impresa poteva fare causa a uno stato senza rischiare di essere giudicata dallo stato che l’aveva espropriata, c’era una magistratura presunta terza. In seguito tale soluzione fu adattata ai grandi trattati, come il NAFTA( Canada, USA, Messico) “L’azienda americana Lone Pine fa causa allo stato canadese per aver vietato il fracking di gas di scisto. La Philip Morris fa causa al governo australiano per aver messo in atto una politica contro il fumo che la esproprierebbe della sua “proprietà intellettuale”. …Andando al nocciolo del problema: si dà la possibilità a un’impresa (spesso un’impresa con un volume di affari enorme) di fare appello, tramite un tribunale esterno istituito allo scopo, contro ogni legge, decisione e politica a ogni livello, locale, nazionale o europeo. Questa funzione equivale alla capacità di controllo giudiziario di una corte suprema. (5) Un organismo privato, quindi, diventa più potente dei governi, della Cassazione, e può infischiarsi di qualsiasi norma internazionale Abbiamo visto che questi tipi di dispositivi sono nati come reazione alla decolonizzazione e alle nazionalizzazione dei paesi liberatisi. Riflettiamo su questa frase di Aimé Cèsaire, nel “Discorso sul colonialismo”: “«Ciò che il borghese molto cristiano del ventesimo secolo non perdona a Hitler, non è il crimine in sé, è il crimine contro l’uomo bianco. Di avere applicato all’Europa metodi colonialisti fino ad ora subiti solo dagli arabi, dai lavoratori indiani e dai negri d’Africa». Oggi stanno impiegando certi strumenti, nati per schiacciare i popoli ex- coloniali, all’Europa e agli Stati Uniti. Come una volta, quando i signori feudali giudicavano direttamente i loro sottoposti, ora, tramite ISDS, le multinazionali decideranno direttamente in ultima istanza le sorti dell’economia mondiale, e persino i potentissimi Stati Uniti vi saranno sottoposti. I capitalisti inglesi dei secoli scorsi, essendo troppo ignoranti, soprattutto in politica estera, delegavano a rappresentarli esponenti di origine nobiliare, In molti paesi d’Europa, la partecipazione di un Rothschild , di un Krupp, di un Thyssen o di un Pirelli al governo, sarebbe stata vista con sospetto, cosa che non avveniva in America. Oggi il capitale se ne infischia della cosiddetta divisione dei poteri e mostra sicuro il suo tallone di ferro con cui schiaccia i suoi sudditi. E andrà avanti finché la stragrande maggioranza della popolazione, quella diseredata – che noi preferiamo continuare a chiamare proletariato – non si ribellerà.
Note 1) Piero Messina, “Scafista e cattolico”, “Cosa loro: la cupola dei mercanti di carne umana”. Gianandrea Gaiani, “ La guerra ai trafficanti fa acqua da tutte le parti”. Dal n 6 di Limes.
2) Nico Valerio, “SURROGATI. Anni Trenta: lana di latte, benzina di carbone e altre imitazioni”.
3) Mike Adams, the Health Ranger, NaturalNews Editor: “Perché gli hamburger degli Happy Meal di McDonald non si decompongono?”, NSOE, la comunità degli internauti, 18 Ottobre 2010.
4) “TTIP, grazie al silenzio del Governo arriva il primo caso di ISDS in Italia”, Movimento 5 Stelle Europa, 24.06.15. 5) Giorgio Garbasso , “Ttip e Isds: breve storia del tribunale privato delle multinazionali”, Oneuro – Redazione, 3 dicembre 2014.