Il robot Sam e l’assenza della politica

La pandemia è un acceleratore del nichilismo, fenomeni già in corso sono svelati alla loro verità. La fessurazione del sistema è ora possibile partendo dalla visione di ciò  è ormai palese ed innegabile. E’ necessario conservare il senso critico che consente con il “distanziamento cognitivo” di capire la teleologia in atto, la sua genetica e le sue contraddizioni.

In primis l’amplificazione della rete di controllo avviene mediante il veicolo dei sudditi: le vittime sono diventate i carnefici inconsapevoli che permettono al sistema di diffondersi in modo pervasivo e capillare. Lo spazio ed il tempo di ciascuno  sono occupati, “implicitamente” invasi dalle nuove tecnologie della sorveglianza con l’assenso delle vittime. La contraddizione a cui si assiste è di natura assolutamente nuova, ciò rende l’azione politica estremamente difficoltosa. Non ci si trova dinanzi a compagini sociali contrapposte su diverse trincee, ma si assiste al sincretismo della contraddizione, i sudditi sono abitati dai governanti, e rispondono “liberamente alle esigenze” dei nuovi poteri. Tale condizione rende difficile la consapevolezza, e la rottura del sincretismo della contraddizione. Il lavoratore ragiona ed agisce secondo i parametri del dominatore, ma alimenta il plusvalore pecuniario e della sorveglianza mediante l’uso delle tecnologie. Mancano le informazioni condivise sugli effetti delle tecnologie, si osannano i loro meriti, tacendo le ricadute negative a livello della salute, della socializzazione, della politica. Si assiste all’ideologia tecnologica che si presenta come nuova escatologia, nuova salvezza dei popoli, rimuovendo il soggetto che usa le tecnologie, le multinazionali con le relative logiche di dominio planetario. Ancora una volta la politica tace, per cui parlano gli esperti che incentivano l’uso delle tecnologie presentandosi come i nuovi funzionari dell’umanità. Tali funzionari pubblicizzano i loro provvedimenti tacendo le istituzioni di appartenenza, i finanziamenti, il progetto economico. Sono i nuovi profeti del sistema e dell’economia digitale, i quali utilizzano ogni mezzo per ripetere i loro messaggi e consolidarli secondo una tecnica pubblicitaria conosciuta: la ripetizione continua della menzogna, delle verità parziali diviene verità assoluta ed incontestabile. Gli esseri umani non sono che strumenti viventi, o meglio divengono esseri medi tra gli animali e gli “esseri umani tradizionali” dotati di logos, sono strumenti con il logos depotenziato, da cui estrarre il plusvalore delle informazioni per poter irrobustire il mercato in affanno. Si può prevedere che in futuro questa fase possa essere superata, o si può ipotizzare che tali poteri ambiscano a mettere in pratica la rivoluzione antropologica, in questo momento estraendo informazioni da un’umanità puerilizzata che va incontro al carnefice in modo gaudente, successivamente la neuroeconomia tenderà a stabilizzare il nuovo essere umano. Non si astraggono con le tecnologie solo informazioni sui gusti degli esseri umani, ma si acquisiscono dati riguardanti la psiche ed il suo funzionamento. Si può “immaginare” che in futuro il sistema di sorveglianza tenderà a rendere stabile il proprio potere riorganizzando l’umanità secondo algoritmi. Si passerà dall’aziendalizzazione alla robotizzazione con esseri umani sempre più simili ad androidi.

 

Il robot Sam e l’assenza della politica

La  grande assente è la politica, la quale ormai è semplicemente al servizio della finanza, è solo l’esecutrice di ordini di un potere che non appare, non ha viso. In Nuova Zelanda si sta sperimentando “provocatoriamente”, un robot Sam he dovrebbe presentarsi alle politiche del 2020. Sam è in elaborazione dal 2017, è molto probabile che non sia possibile presentarlo alle elezioni del 2020, ma è espressione  del progetto che si sta attuando con il criminale silenzio di politici, intellettuali e di ogni essere umano. Sam  non sarebbe stato possibile, se la politica nichilistica fosse caduta in un tale discredito da far supporre che l’intelligenza artificiale può ovviare ai limiti della politica. Ma ancora una volta tale utopia mostra la sua verità: la distopia. L’intelligenza artificiale è presentata come oggettiva, capace di considerare i punti di vista di ciascuno e dunque incapace di ingiustizia. Si occulta che gli algoritmi non solo sono umani, ma sono formulati secondo progettualità politiche che escludono molti aspetti dell’umano per favorirne altri.  Sam chatta con gli utenti mediante Facebook Messenger su temi di carattere politico ed etico con soddisfazione degli utenti, naturalmente l’astratto acritico regna, perché le opinioni di Sam sono le opinioni dei suoi ideatori. Sam è il prodotto della collaborazione di diverse organizzazioni  tra cui Touchtech, Crispstart e Victoria University of Wellington. L’ideatore di tale esperimento è un imprenditore Nick Gerritsen. E’ evidente quanto la politica sia sotto il condizionamento dell’economia, al punto da progettare l’eliminazione dei politici umani, i quali non sono del tutto controllabili.  Per ora si sperimenta la percezioni degli utenti, il loro entusiasmo ed il consenso all’operazione. Ancora una volta la politica resta a guardare…Altro aspetto che svela il progetto Sam è la crisi della volontà umana, della creazione dei concetti con relativa crisi del pensiero divergente a favore dell’intelligenza computazionale. Si abbindola l’umanità appellandosi alle pigrizie a cui la si sta formando. Nietzsche affermava “Pubbliche opinioni pigrizie private”, tale obiettivo è ormai ad un passo dalla sua realizzazione.  La vergogna prometeica che Günther Anders ha descritto in “L’uomo è antiquato” opera profetica del 1956, è ormai concretamente in fase di realizzazione, ma non è un destino, è una possibilità del nostro presente.

 

L’urgenza della formazione

Per uscire dalla mortificazione che la passività genera, la formazione può essere la soglia che permette il passaggio dalla passività all’attività consapevole. Si trasmettono informazioni senza formazione, si adottano tecnologie in modo acritico, si riducono i contenuti, si assottiglia il tempo del confronto e della socializzazione (DAD) senza “studiare” le logiche che permeano le tecnologie ed i suoi gestori. L’urgenza attuale non è il didatticismo, ma più che mai il sapere critico, il confronto dialogico in presenza, unici veri argini alla barbarie che avanza con la benedizione delle istituzioni democratiche. La digitalizzazione della democrazia è, in tale contesto, la minaccia più vera e profonda a cui la democrazia sta andando incontro con passo spedito. La democrazia è partecipazione cognitiva, ma la partecipazione non è riducibile ad un’immagine su uno schermo, ad opinioni espresse in modo fugace e veloce sui mezzi mediatici, la partecipazione esige formazione e concetti. Senza epochè dalla iperstimolazione sorvegliante il cittadino non è  che un suddito inconsapevole, figura tragica e grottesca. Abbiamo necessità della formazione al  pensiero complesso ed olistico per porre un argine alla barbarie che avanza nella forma della digitalizzazione. Non si tratta di un pregiudizio contro le tecnologie, le quali possono essere di ausilio alla conoscenza in contesti ben calibrati, ma di fermare la barbarie che avanza mediate l’uso del digitale. La passività si coltiva con i prodotti del sapere ben preconfezionati che diseducano a costruire autonomamente ed in gruppo le complessità dei saperi. Alla passività è necessario opporre il concetto, in qualsiasi contesto ci si trovi, bisogna testimoniare che senza la mediazione del pensiero non vi è umanità, non vi è politica, ma solo servilismo informatico, per il quale siamo numeri perfettamente sostituibili. Le parole di G. Anders ci siano di ammonimento[1]:

“Prometeo ha riportato una vittoria troppo trionfale, tanto trionfale che ora, messo a confronto con la sua propria opera, comincia a deporre l’orgoglio che gli era tanto naturale nel secolo passato e comincia a sostituirlo con il senso della propria inferiorità e meschinità. “Chi sono io mai – domanda il Prometeo del giorno d’oggi, il nano di corte del proprio parco macchine, – chi sono io mai?”

La filosofia ha il compito di indicare i pericoli, di accogliere le domande ed elaborare risposte. La speranza è già nella domanda, poiché essa insegna a pensare il presente, a concettualizzarlo contro l’immediatezza del fare computazionale.

[1] vol. I Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale, trad. it. di L. Dallapiccola, Bollati Boringhieri, Torino 2007, pag. 33

Si può eleggere un robot?

Fonte foto: Impactscool Magazine (da Google)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.