Ora farò un discorso impopolare, me ne rendo conto. Siccome però lo penso, lo dico.
Ho appena visto una puntata di Piazza pulita sulla 7 dove, ad un certo momento, hanno mandato in onda una manifestazione di commercianti del centro storico di Roma che si è tenuta al Pantheon, per protestare con le misure del governo.
“Non ce la facciamo più”, “Stiamo fallendo, molti hanno già fallito”, “Non ha senso riaprire con queste misure (le mascherine, la distanza…), “Il governo non ci ha dato un euro, solo promesse, solo elemosine” più i soliti improperi, slogan ecc. ecc.
Ora, io sono convinto che ci siano tantissimi piccoli e piccolissimi commercianti e artigiani in seria difficoltà, e con questi non solo è necessario dialogare ma, se esistesse una forza socialista (che non esiste), questa dovrebbe lavorare a costruire un’alleanza fra i lavoratori salariati, tutti, ovviamente, privati, pubblici, precari, e questi piccoli e piccolissimi commercianti e partite IVA (queste ultime, molto spesso, lavoratori subordinati o parasubordinati camuffati da lavoratori autonomi o da “imprenditori di sé stessi”…).
Però sono anche convinto che ci siano tanti medi commercianti con attività avviate da tanto tempo che i soldi li hanno fatti, anche evadendo alla grande le tasse, diciamoci la verità, e che ora piangono miseria e versano lacrime di coccodrillo.
Dirò un’altra cosa impopolare, ma io non riesco a credere che un commerciante con un’attività avviata in pieno centro di Roma, magari (come molto spesso è in questi casi) ereditata dai genitori o dai nonni vada in miseria se per due mesi è costretto a chiudere.
Questo piagnisteo – facendo i dovuti distinguo, sia chiaro, come già ho detto, e senza fare di tutt’erba un fascio – mi sa tanto di rivolta reazionaria. E a me le rivolte reazionarie non mi sono mai piaciute.
Siamo onesti (proviamoci…). Ogni anno in Italia, con il volume complessivo dell’evasione fiscale, ci si potrebbe fare una finanziaria. E la gran parte di questa evasione fiscale, diciamoci sempre la verità, è di questo ceto di medi commercianti e professionisti. Poi c’è l’evasione legale – scandalosa – dei grandi gruppi come Amazon che pagano cifre irrisorie o (illegale) delle mafie. Ma questo è un altro discorso ancora…
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita (può essere il dentista o l’idraulico), non si è sentito rispondere al momento della parcella (in genere prima):” Il prezzo sarebbe questo però se facciamo un po’ e un po’ (un po’ ufficialmente e un po’ in nero, e molto spesso solo in nero), ci mettiamo d’accordo e risparmiamo tutti e due”. Tradotto: freghiamo lo stato. E subito dopo arriva l’immancabile discorsetto auto assolutorio:“ Tanto che ce frega, io le pagherei pure le tasse, ma te pare che le devo pagà a ‘sto stato che se li magna e che non mi dà nessun servizio in cambio? Che non lo vedi che sfacelo, è tutto uno schifo, devo pagare le tasse per non avere servizi e per mantenere ‘sto carrozzone di gente che non fa un cazzo dalla mattina alla sera!”. Poi però quando c’ha il doloretto alla schiena va subito all’ospedale ad intasare il pronto soccorso. “Perché comunque quando te senti male è sempre meglio andare al pronto soccorso!”
Eh già, è proprio così… Il figlio va alla scuola pubblica che naturalmente “è uno sfacelo” (può essere che se tutti pagassero le tasse come dovrebbero e in base al reddito sarebbe un po’ meno disastrata di quanto è…) però lui (o lei) sulle tasse continua a farci la cresta…
Ecco, io penso che tutti dovremmo fare una bella analisi di coscienza e assumerci le nostre responsabilità, prima di strepitare. E quando dico che le dinamiche del dominio sociale sono molto complesse e non possono essere ridotte al club dei “cattivi” che muove le leve nella sua cabina di regia alle spalle della stragrande maggioranza dei “buoni” e inconsapevoli che sta sotto e subisce, intendo dire proprio quello che ho appena cercato di spiegare con questo post.
Fonte foto: Etruria News (da Google)