Non sono contrario ai vaccini e, nonostante pensi che le multinazionali del farmaco siano tra le più torbide e sordide espressioni del capitalismo contemporaneo (come altro definire chi specula sulla salute e aumenta il prezzo dei vaccini in piena crisi pandemica?…), ho scelto comunque di vaccinarmi. Perché, tra costi e benefici (rischio di contrarre il covid in maniera grave o relativamente grave, data la mia età anche se in buona salute, facendo gli scongiuri, e rischio dall’altra di effetti avversi al vaccino), dopo consultazione con un mio amico medico e soprattutto con un altro mio amico scienziato che lavora all’ISS (sebbene non allineato e coperto alla narrazione ufficiale e anch’egli molto critico rispetto alla gestione complessiva della pandemia da parte del governo e dell’establishment nel suo complesso), ho scelto di vaccinarmi, perché la possibilità di contrarre il covid in maniera grave era di parecchio superiore statisticamente, alla mia età, alla possibilità di sviluppare effetti avversi al vaccino.
Ho scelto quindi la scienza, come si suol dire, pur con tutte le contraddizioni, perplessità e ambiguità del caso. Ma la scienza non è una entità iperuranica, neutrale, super partes e depositaria della Verità Assoluta, bensì è figlia del contesto storico, sociale e politico in cui si vive, come qualsiasi altra espressione umana.
Per questa ragione il sottoscritto (da laico, socialista e marxista) è per la scienza ma è invece contrario allo scientismo che è la nuova o una delle nuove religioni, sia pur secolarizzate, dell’era postmoderna in cui ci troviamo a vivere. Una “religione” che – come qui ricordiamo spesso – convive e si spartisce il controllo della “psico-eto-sfera” (cioè dell’immaginario comune) con altre forme di “religione” secolarizzate (che si pongono, quindi, come Verità Assolute, Infallibili e Incriticabili) che fanno parte del “guardaroba” dell’ideologia politicamente corretta, cioè l’attuale ideologia dominante o comunque largamente egemone del sistema capitalista occidentale.
E ho trovato quanto meno singolare, devo dire, che anche autorevoli intellettuali (che in alcuni casi stimo molto) che da tempo mettono in guardia sui rischi di una società sempre meno democratica e sempre più tecnocratica, che si affida sempre più alla tecnica e sempre meno alla dialettica, al dibattito, al sano conflitto sociale e politico, svuotando di fatto il concetto stesso di democrazia e trasformando la Politica in ancella del mercato e della tecnica stessa, abbiano scelto di aderire più o meno acriticamente alla narrazione scientista (sottolineo, scientista, non scientifica) dominante.
La mia critica alla gestione della crisi pandemica è quindi di natura sostanzialmente politica, anche se mantengo forti riserve su alcune scelte e alcuni aspetti sui quali, come ripeto, nessuno ha ancora fornito una risposta, come ad esempio il fatto che per mesi, dall’inizio della pandemia, non siano state fatte le autopsie, cosa che ci avrebbe risparmiato un sacco di morti (perché proprio e, aggiungo, ovviamente, grazie alle autopsie si scoprì che la soluzione non era nella ventilazione forzata che anzi peggiorava addirittura la condizione dei malati). Non dico una risposta plausibile ma una semplice risposta. Nulla di nulla.
Questa mia critica di natura politica riguarda vari punti che ho sommariamente sintetizzato nel mio precedente articolo e anche in altri e quindi non mi ripeto. Ne aggiungo soltanto un altro. Perché i vaccini cubano, russo e cinese sono stati ostracizzati in tutto il mondo occidentale? Semplice. Perché si dovevano e si devono continuare ad ingrassare le multinazionali farmaceutiche occidentali e soprattutto americane. E questo – così come tante altre “cosucce” (si fa per dire…) – non ha NULLA a che vedere con la sanità e la salute ma con la mera speculazione economica, cioè con il profitto.
Perché sono arrivati solo pochi spiccioli dall’UE per la sanità, addirittura inferiori a quelli destinati alle “politiche di genere”? Eppure era auspicabile una inversione di rotta in tal senso. E invece nulla di nulla, anche in tal senso. Il che fa supporre, anche ai più ingenui, che la corsa ai vaccini sia stata determinata dalla doppia necessità di tornare alla “normalità” senza però investire risorse nella sanità pubblica, contestualmente ad un inasprimento della pressione sui cittadini attraverso misure quanto meno discutibili che stanno provocando una forte lacerazione nel tessuto sociale.
E’ evidente che queste sono decisioni politiche che nulla hanno a che vedere con la salute ma con la politica.
Fonte foto: Riflessioni Culturali (da Google)