Trompe d’oeil
Nell’autunno del 2005 il ministro dell’interno Nicolas Sarkozy definì gli abitanti delle banlieue “racaille” (feccia). Nella settimana appena trascorsa abbiamo assistito ad un nuovo tragico capitolo della distopia liberista. Per le oligarchie siamo tutti “racaille”, pertanto siamo fatalmente destinati alla precarietà e all’irrilevanza sociale. Uomini e donne senza coscienza politica sono materiale inerte da usare ed eliminare per il neoliberismo.
La rivolta di questi giorni nelle città francesi dimostra che gli esseri umani non sono materiale inerte; la sofferenza e il disprezzo quotidianamente subiti sono la causa profonda della rivolta, a cui si risponde, ancora una volta, in modo autoritario. La morte del diciasettenne Nahel è stata la miccia, ha portato in atto la rabbia che carsicamente scorre tra le classi medie come tra i migranti di prima e seconda generazione oggetto del disprezzo dell’oligarchia.
Il razzismo senza razza è il nuovo razzismo dell’occidente. Il denaro determina il presente e il futuro: la mobilità sociale è stata cancellata con i tagli ai diritti sociali e con la riduzione della scuola a luogo di socializzazione senza contenuti e finalità formative. La rabbia sociale per la miseria materiale si coniuga in autentico sinolo con il vuoto dei fini oggettivi. L’esistenza è divenuta insopportabile per le nuove generazioni alle quali è stata tolta ogni identità progettuale. Il presente è niente, è solo attendere un futuro che non arriverà, essi hanno compreso che il futuro è una specie di trompe d’oeil: il liberismo si autorappresenta come inclusivo, promette radiose giornate, ma non mantiene le promesse. Le nuove generazioni e le classi medie per decenni sono state indotte a credere nel futuro edenico, ora la verità è svelata: l’inclusione è solo uno slogan, il futuro è solo una rappresentazione mitica che con le sue matrigne illusioni aveva e ha la funzione di sedare gli infelici con illusioni e speranze vane.
La rabbia delle nuove generazioni è l’inquieta verità vissuta nella loro carne, la quale non trova risposte, ma solo silenzi.
Si è incrinata la fiducia nella politica, nello Stato e nel futuro, chi fa naufragio è disperato e non ha speranza. La verità è svelata, ma è pur vero che non vi è rappresentanza politica, non vi sono partiti che possano tradurre la rabbia sociale in azione politica e in elaborazione di un processo di emancipazione. Vivere la verità, conoscere il “crudo vero” e non avere rappresentanza alimenta la rabbia che conduce ad una lotta senza prospettiva e pericolosa. Le rivolte sono fiammate che rientrano, si scarica la tensione accumulata per poi rientrare nel disagio quotidiano, si pone in atto un ciclo che alterna violenze a periodi di calma apparente.
Il problema politico è la rottura di questo ciclo mediante la rappresentanza politica, la quale è speranza, poiché coloro che per il mercato sono carne per la precarietà lavorativa ed esistenziale non hanno speranza e futuro reale, in quanto non sono soggetti politici. La violenza deve trovare risposte politiche, in caso contrario episodi come quelli francesi rischiano di espandersi e di abbrutire ulteriormente una condizione sociale già difficile per i popoli.
Per il dominio siamo tutti racaille, questo disprezzo somatizzato andrebbe ascoltato, in quanto il trompe d’oeil è svelato. I processi di derealizzazione con cui il dominio si è autosostenuto sono in fase di superamento. Il passaggio necessita della politica viva e diffusa sul territorio che è stata artatamente eliminata in questi decenni, in modo da inibire i processi collettivi di emancipazione e partecipazione. Senza azione politica assisteremo al ripetersi di rivolte che potrebbero essere utilizzate per rafforzare i dispositivi di controllo e neutralizzare la prassi critica. Siamo in un momento ad alta potenzialità. Siamo dinanzi ad un bivio, se si ignorano le ragioni della protesta vivremo in un’Europa della violenza, solo imboccando la via della politica e delle riforme si riuscirà a riportare nelle spettrali periferie, ormai non solo periferiche, progettualità e parola. La violenza spesso è la risposta spontanea di coloro che non hanno parola. L’Europa non è una realtà politica, macina solo calcoli e PIL, in questo tritacarne di numeri sono macinate persone e comunità. Solo una azione politica dal basso potrà fermare le violenze.
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