Il risultato delle elezioni
politiche in Germania dovrebbe mettere tutti davanti alla dura realtà, invece a
leggere i commenti, ad esclusione de il Fatto quotidiano il quale in prima
pagina titola “ Elezioni federali CDU al 29%, AFD al 20, crollo SPD: Grosse
Koalition in bilico”; sono tutti a sbracciarsi per un risultato che indica una
sola cosa, la vittoria delle due formazioni di destra che lascia, a mio parere,
poco spazio ad un accordo tra CDU e SpD.
La Grosse Koalition, ossia la
tipica manovra trasformista in Italia nota come governo dei responsabili,
governo tecnico, compromesso storico e chi più ne ha più ne metta – noi italiani a differenza dei tedeschi siamo
un popolo fantasioso per cui abbiamo inventato una molteplicità di definizioni
per indicare la solita minestra riscaldata tante di quelle volte al punto da
diventare indigesta – viene data per certa. L’unica possibile variabile che
viene data è se essa sarà una roba a due o a tre. Il terzo non si capisce se sarà il partito
Grunen ossia i Verdi o i Liberali.
L’ammucchiata dipenderà dal numero finale dei seggi che verranno assegnati
nella quota maggioritaria pari al 50% del numero totale dei parlamentari.
La rielezione di Trump alla
Presidenza degli Stati Uniti ha posto fine al ciclo economico e politico
iniziato mezzo secolo fa. Tale fase ha
raggiunto l’apice con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’URSS. Se
all’indomani del crollo dell’URSS il conflitto era tra due modelli di
capitalismo – quello renano proprio dell’Europa continentale verso il modello
angloamericano – a distanza di tre decenni il modello di capitalismo
angloamericano liberoscambista e globalista
che aveva vinto, va in crisi trasformandosi in una sorta di capitalismo
nazional – liberale.
Se questo è il dato pensare
che il nuovo Governo tedesco a guida CDU/CSU non possa guardare con attenzione
al mutamento epocale avviatosi rapidamente è fuori da qualsiasi logica.
La Germania, tra gli Stati
aderenti all’UE , è quella che dopo l’Ucraina sta pagando il prezzo più alto
rispetto al conflitto con la Russia. Che sia così lo prova la crisi economica
che l’attanaglia con effetti che si riverberano sulle restanti aree economiche
integrate con il sistema produttivo tedesco. Tra queste aree rientra il
triangolo industriale formato da Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Coloro che danno già per
scontata la Grosse Koalition puntano sull’idea che il governo che nascerà in
Germania sarà europeista e che vorrà farsi carico dell’onere di integrare
l’UE. La Germania, storicamente ha
sempre perseguito l’idea di ridurre l’Europa ad una colonia. I due conflitti
mondiali che hanno insanguinato l’Europa sono stati il tentativo colonialista
della Germania rispetto al Continente europeo.
La sconfitta e lo smembramento
della Germania solo temporaneamente ha limitato le velleità espansionistiche o
quanto meno egemoniche rispetto al resto dell’Europa. La nascita dell’Unione
Europea, il Patto di Stabilità, l’introduzione della moneta unica a immagine e
somiglianza del marco, la stessa BCE , le politiche di austerità e
mercantiliste, i costi relativi all’unificazione della Germania, il massacro
sociale operato in Grecia, sono solo alcuni dei prezzi che di volta in volta
gli Stati aderenti all’UE hanno pagato nella speranza che la Germania si
facesse carico, in quanto principale potenza economica, dell’onore e dell’onore
di guidare il processo di integrazione europea. Non è successo nulla del genere
perché ci sono state sia delle resistenze in Germania – la società tedesca non
è nota per essere generosa ed altruista – sia nel resto dell’Europa. Dalla
storia di quella nazione non riesco ad evincere caratteristiche antropologiche
che la connotino come “ generosa”. Il massacro della società greca ne è
l’esempio più recente. Un popolo come
quello tedesco per il quale il termine Schuld
indica allo stesso tempo il debito e la colpa è davvero difficile immaginare che
possa esprimere classi dirigenti capaci di una visione europeista che richiede
invece generosità. Le eccezioni che abbiamo avuto sono appunto tali e
confermano la regola. Secondo alcuni la
Germania per uscire fuori dalla crisi nella quale versa ha bisogno di
valorizzare le aree geografiche arretrate dell’UE, i Mezzogiorni per dirla con
un termine a noi italiani particolarmente noto.
Si tratterebbe di ritornare allo spirito del Nex Generation EU. Il
problema è che il contesto da allora è ampiamente mutato. E’ vero, anche allora
il Presidente degli USA era Trump ma dopo di lui è venuto Biden e il conflitto
Ucraina – Russia che è stato per prima cosa una guerra contro l’UE.
Ai tempi del Nex Generation EU
non erano stati tagliati i ponti con la Russia e nemmeno con la Cina, la “ via
della seta” ossia l’apertura verso il mercato cinese , più in generale verso
l’indo – pacifico, era uno dei punti all’ordine del giorno nell’agenda
economica tedesca e più in generale dell’UE; la Germania e non solo acquistava
prodotti petroliferi direttamente dalla Russia spendendo non meno del 40% rispetto al prezzo d’acquisto verso
gli Stati Uniti. Un governo tedesco che si ponesse a guida dell’UE dovrebbe
abbracciare l’idea del riarmo, cosa poco plausibile dopo l’esperienza
rappresentata dai due conflitti mondiali. Le perdite della Germania durante
seconda Guerra mondiale ammontano ad oltre 6 milioni di morti, il 10% della
popolazione tedesca dell’epoca, per cui non escludo un vero e proprio blocco
psicologico collettivo rispetto a una politica di riarmo in grande stile. In
altri termini nessun ritorno a un “keynesismo di guerra”, piuttosto una ripresa
in grande stile del modello economico propriamente tedesco e cioè
l’ordoliberalismo ossia l’economia sociale di mercato, la concertazione
economica, la ricomposizione della comunità nazionale, il rispetto dei vincoli
di bilancio, su questo ultimo punto non bisogna mai dimenticare la funzione di
controllo e verifica che svolge l’equivalente tedesca della nostra Corte
Costituzionale.
Quanto esposto sono solo
alcune delle perplessità che mi fanno essere dubbioso circa la nascita di una
Grosse Koalition CDU/CSU – SpD. L’alternativa ad una tale ipotesi è la nascita
di un governo di coalizione tra le due destre. E’ vero, il leader della CDU ha
dichiarato che non farà mai nessun accordo con AfD. Sono dichiarazioni da
campagna elettorale. Una dichiarazione contraria avrebbe potuto avere effetti
deleteri sul risultato finale per cui quella dichiarazione lascia il tempo che
trova.
La formazione dei governi e
quindi le scelte di politica nazionale dipendono da fatti interni ma anche, se
non soprattutto, dal contesto internazionale. In Italia, ad esempio, la
vittoria di Biden produsse come effetto la fine del Governo Conte 2 sfiduciato
da Renzi, il mancato scioglimento delle Camere da Parte del Presidente della
Repubblica e l’incarico di formare il Governo a Draghi. Il contesto
internazionale imponeva quel tipo di scelta. L’effetto di quella scelta è il
governo di destra centro a guida Meloni. Per inciso, chi poteva pensare nel
2018 che Fratelli d’Italia sarebbe diventato il primo partito e Giorgia Meloni
Presidente del Consiglio?
Ebbene, il contesto
internazionale è favorevole ad un governo sostenuto da una maggioranza formata
da CDU/CSU + AfD. E’ inutile girarci attorno. Queste formazioni politiche hanno
più cose in comune di quante non possano avere SpD e CDU/CSU. L’idea di una
Germania che sacrifica se stessa per consolidare l’UE non regge. Non mi sembra
essere un tema che attrae l’elettorato tedesco. L’opinione pubblica tedesca non
ha mai manifestato, in questi anni, un
attaccamento particolare all’U.E. Più una roba da elites.
Sul piano economico e quindi
per la fuoriuscita dalla crisi penso che la Germania ripiegandosi su se stessa
abbia molto da guadagnarci. Ha necessità di riprendere le relazioni con la
Russia e oggi la strada per Mosca passa da Wasghington e stessa cosa dicasi per
le relazioni con la Cina. Le sanzioni applicate a Cina e Russia hanno
danneggiato soprattutto l’economia tedesca. La Germania ha necessità di
riaffermare il proprio ruolo rispetto a paesi come la Polonia, la Repubblica
Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria ecc, ha bisogno in sostanza di ricompattare
la mitteleuropa. Una operazione di questo tipo penso che le possa essere molto
difficile nel caso in cui dovesse negoziare in continuazione le proprie
politiche con gli altri Stati UE. La negoziazione ha dei costi e come abbiamo
visto in passato la Germania non ha mai accettato di negoziare il proprio
modello economico. Una Germania con un governo in linea con il contesto
internazionale condizionato dalle relazioni tra Stati Uniti, Russia e Cina
potrebbe trovare sponda nel governo della destra centro che guida l’Italia.
Come dicevo il triangolo industriale formato da Lombardia, Triveneto e Emilia
Romagna è parte integrante del sistema produttivo tedesco. Potremmo assistere ad una sorta di triangolazione :
Wasghington, Berlino, Roma. L’UE rispetto a tale ipotetico scenario non
imploderebbe, le sue istituzioni sono particolarmente elastiche per cui
verrebbero adattate dall’apparato burocratico, cuore pulsante dell’UE,
rapidamente rispetto alle nuove esigenze.
In conclusione, proprio come
il titolo riportato sulla prima pagina de il Fatto quotidiano, non sono
convinto che la Grosse Koalition possa essere l’unica via indicata dal
risultato tedesco. I media italiani sostengono tale ipotesi più in funzione di
battaglie politiche nazionali che per un’analisi critica del risultato tedesco.
Lo sdoganamento di AfD è dietro l’angolo come è stato in Italia per Fratelli
d’Italia e ancora prima per Alleanza Nazionale.
In conclusione, può piacere o meno, un mondo nuovo è nato ed è difficile mettere in campo categorie interpretative adeguate senza correre il rischio di essere ideologici.
Fonte foto: da Google