A leggere alcuni commenti sul giro di “mazzette” che sta coinvolgendo diversi europarlamentari, a sinistra è ritornata la “Questione morale” così come è stata posta da Enrico Berlinguer negli anni ‘70 o , più di recente, dallo slogan “onestà!, onestà” urlato da Grillo e grillini in varie piazze d’Italia.
La prima riflessione è che essere onesti non può essere un programma politico, onesti dovremmo essere tutti a prescindere dall’appartenenza politica e dal ruolo che ciascuno di noi svolge quotidianamente; la seconda riflessione è che il contesto, rispetto agli anni ‘70, è completamente diverso.
La “Questione morale” posta da Berlinguer negli anni ‘70 è lontana anni luce dall’attuale contesto culturale e politico degli anni ‘20 di questo secolo. Molti comportamenti pubblici e privati che negli anni ‘70 venivano stigmatizzati come inappropriati, oggi vengono considerati come leciti se non addirittura simbolo di emancipazione e di libertà individuale. Provo ad andare per gradi.
Per prima cosa l’UE non è quel “tempio della Democrazia” che opinionisti, giornalisti e commentatori vogliono far credere. Il Presidente del Parlamento Metsola, nel suo intervento al Parlamento UE, ha parlato di attacco alla Democrazia e alle istituzioni Comunitarie, ha dichiarato << L’U.E. non è in vendita >>, affermazione che, per come nasce l’U.E., risulta un ossimoro. L’idea stessa che ha ispirato l’U.E. è quella del mercato per cui ogni cosa è vendibile e quindi acquistabile. La Metsola pensa che per frenare la corruzione “servono più regole”: come se non ce ne fossero abbastanza, molte delle quali cervellotiche, prodotte solo per dare risposte a forti gruppi di interesse. Lo stesso Parlamento UE, per come funziona, è il luogo massimo della negoziazione e quindi dello scambio, per cui è un mercato. I processi decisionali realizzati nel parlamento scaturiscono da processi negoziali tra le varie componenti che spesso e volentieri non rappresentano i gruppi parlamentari, le famose “famiglie politiche” di appartenenza, ma sono sotto l’influenza di azioni di lobby.
È emerso che le lobby accreditate sono oltre 12.000 con un incremento dell’8,3% negli ultimi 5 anni. Tra queste le più numerose, circa 3.500, sono ONG. Tutte accreditate da rappresentanti politici, la sola Bonino ne avrebbe accreditate una dozzina. Scopo delle lobby è quello di influenzare le scelte di politici e burocrati in modo che modifichino provvedimenti rendendoli funzionali agli interessi che esse rappresentano. Sostenere, come fanno alcuni, che la soluzione sia nel rendere trasparente l’azione dei lobbisti è qualcosa che offende il buon senso dei milioni di cittadini europei. Cosa significa rendere trasparente la loro azione? Registrarle, forse? Esiste già una sorta di registro per cui ufficialmente si conoscono i lobbisti che operano nel “tempio della Democrazia”. È chiaro che tutta l’attività del lobbista si nasconde dietro un velo di ipocrisia; ma rendere trasparente l’azione delle lobby significa rendere pubblici i finanziamenti erogati ad organizzazioni politiche e a singoli politici? Il punto non è rendere trasparente il comportamento, la questione è prendere atto che il dare denaro e benefit di ogni tipo ad una organizzazione politica, a un politico o a un burocrate è di per sé un atto eticamente non accettabile. E’ del tutto evidente che dare qualcosa, ha poca importanza se in modo occulto o alla luce del sole, equivale a influenzare il decisore, sia esso o no un politico, rispetto a determinate scelte. Un tale comportamento lede tanto l’autonomia del politico quanto la terzietà del burocrate. Per cui pensare che l’azione lobbista abbia a che fare con la Democrazia è quanto meno fuori luogo. L’UE, per come è strutturata e per come funziona, è il “tempio delle lobbies”.
E’ anche possibile affermare che, in presenza del pensiero unico neoliberale, la Democrazia UE non è altro che il luogo dove vengono messi in rete i mercati che fanno capo ai più disparati portatori di interesse quali ad esempio : personale politico, burocrazia, organizzazioni che operano sul mercato del sociale, imprenditoriali, finanziari, ecc. Ciascuno di essi opera in concorrenza al fine di massimizzare la propria posizione. Bastano queste poche e semplici osservazioni per capire che la Questione morale che poneva Berlinguer è altra cosa e, dato l’attuale contesto, non è riproponibile. Le questioni da affrontare attengono l’ideologia dominante ossia il Liberalismo, l’individualismo, il relativismo etico e la mancanza di autonomia della politica rispetto ai potentati che operano a livello globale. Cosa può la politica rispetto all’azione di un Soros o di un Elon Musk? Poco o nulla. Se avessimo media realmente indipendenti, le domande da porre sarebbero perché solo oggi vengono resi pubblici certi comportamenti? A chi giovano certe rivelazioni? Perché dare in pasto ad una opinione pubblica frastornata e spaventata la narrazione di un sistema di “corruzione” che secondo i canoni dominanti è parte integrante del modo con il quale i ceti dominanti esercitano il proprio potere?
Fonte foto: Il Riformista (da Google)