La candidatura di Fabrizio Marchi, nelle liste del PC di Marco Rizzo alle prossime elezioni comunali di Roma, è lo spunto per le seguenti brevi riflessioni sul tema che ho espresso nel titolo. Infatti Fabrizio Marchi è un compagno che, nella sua lunga e intensa militanza, ha affrontato spesso il tema e, per chi volesse approfondire, rimando alla sua pagina fb https://www.facebook.com/fabrizio.marchi.75
Qui affronterò brevemente solo i punti principali al fine di sostenere la mia tesi che è la seguente: la critica radicale e sistematica al politicamente corretto è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per tentare di ricostruire l’unità di classe.
Non potremo mai capire l’importanza della tematica se non inquadriamo il politicamente corretto come l’odierna ideologia dominante così come la intendeva Marx. “Chi detiene i mezzi di produzione materiale, detiene anche i mezzi di produzione spirituale” e li usa per diffondere l’ideologia dominante che ha la funzione di legittimare i rapporti di forza politici ed economici presenti nella società.
Possiamo dedurre che il politicamente corretto sia effettivamente l’ideologia dominante da due indicatori principali: a) l’insistenza con la quale veniamo bombardati quotidianamente, tramite i mass media e nelle istituzioni, proprio da quell’insieme di contenuti che va sotto il nome di “politicamente corretto” b) la sanzione sociale che colpisce chi si discosta da questi anche solo parzialmente[1).
Qui veniamo alla prima caratteristica dell’odierna ideologia dominante:
- Il politicamente corretto deve essere accettato in maniera dogmatica ed acritica.
Solitamente è un aspetto nemmeno percepito perché i contenuti sono giudicati come conquiste della civiltà, infatti questi riguardano l’emancipazione della donna, i diritti degli omosessuali, l’antirazzismo, ecc.. Ma il punto è un altro: devono essere accettati acriticamente ed esattamente così come vengono divulgati. Chi si discosta, anche solo timidamente, subisce ostracismo e gogna mediatica. L’apparente condivisibilità cela l’obiettivo di uccidere quel che resta del pensiero critico ed educare al conformismo più bieco. Non mancano, a questo proposito, aspetti grotteschi e imbarazzanti analogie con il moralismo vittoriano. Mentre un tempo alcune parole erano impronunciabili ed andavano sostituite con altre purificate – es. estremità invece di piedi – adesso non solo sono vietate alcune parole ma persino alcuni fonemi!!
Ma l’aspetto più terrificante è la caduta tendenziale dell’intelligenza. Si applicano dei sillogismi da barzelletta. Metto in dubbio che gli uomini siano sempre e comunque dei privilegiati? Allora vuol dire che sono misogino, che voglio abolire la legge sull’aborto, il diritto di voto alle donne, ecc. In poche parole, mi vengono attribuite in automatico opinioni che non mi appartengono minimamente.
Questo non significa che tutto vada rifiutato altrettanto acriticamente, perchè significherebbe cadere nella stessa sudditanza culturale. D’altro canto, anche quando l’ideologia dominante era la religione, nessun rivoluzionario si sarebbe mai sognato di inneggiare al furto, all’omicidio, alla falsa testimonianza, ecc.. anzi, spesso si contestava a stato e chiesa di tradire i veri ideali cristiani di fratellanza e giustizia. Allo stesso modo il politicamente corretto contraddice gli ideali di democrazia ed uguaglianza che dice di perseguire.
- Il politicamente corretto mistifica la realtà
È ciò che Marx definiva come falsa coscienza tesa a negare l’oppressione di classe. È il fine vero dell’ideologia dominante e quindi lo ritroviamo in ogni sua articolazione. Qui voglio indicare forse il più evidente e grossolano: esaltare alcuni diritti per negarne altri. Aziende che si ammantano di arcobaleni, si definiscono gay friendly, ostentano donne al vertice, per occultare il sistema di sfruttamento del quale sono parte integrante.
- Il politicamente corretto è divisivo
Per questo aspetto è necessario analizzare il femminismo misandrico, vero e proprio asse portante del politicamente corretto. In questa visione il maschio (possibilmente bianco ed etero) viene visto come il nemico principale o, almeno, quello più a portata di mano. Il maschio bianco etero è visto, sempre e comunque, come privilegiato e violento. Per quanto detto prima nessuno può mettere in discussione il dogma pena l’essere accusato di misoginia. Eppure che il privilegio maschile sia una bufala[2] è più che evidente così come la violenza domestica non può essere letta come uomo sempre carnefice, donna sempre vittima[3]. Questo elemento divisivo che vede una buona metà di lavoratori come oppressori del’altra metà è un magnifico regalo per il padronato che in tal modo ha gioco facile nel rinverdire i fasti del “divide et impera”.
Chiaramente una sinistra che fa propria tale visione con molta difficoltà potrà essere punto di riferimento per tutti i lavoratori ma anche per tante lavoratrici che vedono i loro colleghi molto spesso lottare e rischiare per i diritti di tutti. Badate bene che la criminalizzazione dei maschi ha degli effetti molto concreti come per esempio nella sostanziale accettazione sociale dell’infame trattamento dei padri separati. Detto in maniera concreta: come può un uomo riconoscersi in una sinistra che, se da una parte afferma di tutelarlo in qualche rivendicazione salariale, dall’altra lo abbandona al proprio destino quando, una volta divorziato, perde tutto, dorme in macchina e non può più vedere i figli?
- Il politicamente corretto esclude
Emblematica la vicenda del ddl Zan e il (non) dibattito a sinistra. Invece di proporre una legge con aggravio di pena ( che già esiste) per aggressioni con fini particolarmente odiosi, tra le quali rientrerebbero anche le aggressioni omofobe, si è provveduto a moltiplicare le categorie protette determinando sempre l’esclusione di qualcuno. Un attacco all’eguaglianza e alla democrazia sempre più sostituita dal lobbyng. Ovviamente chi non è d’accordo viene immediatamente bollato come omofobo e qualunque argomentazione adducesse, gli vengono addebitate tutte le discriminazioni e violenze subite dagli omosessuali, di essere uno che si oppone al matrimonio omosessuale, ecc.
Che fare?
Innanzitutto non fare come la maggioranza della “sinistra” rimasta schiava di quei contenuti che una volta avevano una valenza ribellistica ma che ora sono il puntello del sistema. Chi parla la lingua dei padroni è dalla parte dei padroni e ciò è avvertito immediatamente dai ceti popolari. Un bel regalo alla destra che può ammantarsi del titolo di “antisistema” semplicemente contrapponendo, saltuariamente e contraddittoriamente, al politicamente corretto le vecchie ideologie desuete, non più utilizzate dal capitale (es. dio, patria, famiglia).
Non ritengo nemmeno adeguata la posizione di quei compagni che mantengono sulla questione una sorta di neutralità, ritenendo tutto ciò poco importante in quanto sovrastrutturale. Ma il sovrastrutturale e, segnatamente, l’ideologia dominante, non è poco importante ma un elemento essenziale dell’oppressione di classe. Questi compagni sono soliti cadere nella trappola di contrapporre diritti a diritti (di cui ho già parlato al punto 2). Nella fattispecie diritti civili vs diritti sociali. A parte la difficoltà e l’inutilità di dividere e fare gerarchie tra diritti, il movimento comunista ha sempre combattuto anche per i diritti civili né avrebbe potuto fare altrimenti. Senza libertà di pensiero, di stampa, di voto, ecc.. non avrebbe avuto nessuna agibilità politica.
Come ho già detto i contenuti del politicamente corretto non vanno né accettati né rifiutati automaticamente ma sottoposti a critica. Analizzare ciò che è vero e ciò che non lo è. Ciò che è utile e ciò che è dannoso per la ricomposizione di classe. Niente deve essere dato per scontato, vanno rifiutati comodi preconcetti. Solo così possiamo opporci culturalmente all’ideologia dominante, quella di oggi e quella che verrà. “La critica spietata a tutto ciò che esiste” questa espressione, ricorrente nelle opere giovanili di Marx, può essere a buon diritto considerata il vero e proprio principio della filosofia marxiana, il tratto unificante, al di là delle differenze disciplinari degli scritti”.[4]
È evidente che nell’ambito della cosiddetta sinistra antagonista, il PC di Marco Rizzo rappresenta sicuramente un passo in avanti ma ritengo che debba elaborare una coerente e strutturale critica al politicamente corretto che finora è appena abbozzata. Sicuramente se sul nome di Fabrizio Marchi convergeranno un numero significativo di preferenze, sarà più facile aprire un dibattito sul tema all’interno (ma anche all’esterno) del partito e, in futuro chissà, anche il resto della sinistra potrebbe farsi venire qualche dubbio.
[1] Mi riferisco a conseguenze sulla carriera e gogne mediatiche che hanno colpito personaggi più o meno in mostra ma spesso anche persone “comuni”. Citando a memoria: il direttore che perse il posto solo perché aveva definito cicciottelle le nostre arciere mentre, al tempo, la stampa era piena di titoli quali “Robin Hood con la pancia” riferito ad arcieri maschi. Il fisico messo sotto accusa solo per aver detto che, generalmente, i maschi hanno più propensione per la fisica. La preside che ha subito la gogna mediatica solo per aver consigliato le allieve di non mettere la minigonna. Invece i maschi possono essere insultati senza conseguenze, per es. Angela Finocchiaro ha potuto dire alla tv di stato rivolgendosi ad una bambina “tutti gli uomini sono bastardi soprattutto tuo padre”.
[2] Nella società maschilista e patriarcale gli uomini dovrebbero stare benissimo e le donne male. Ma, sono maschi la quasi totalità dei morti sul lavoro, segno che ai maschi sono riservati i lavori più pericolosi e usuranti (quelli per i quali non si richiedono quote rosa), la maggioranza dei suicidi, degli hikikomori, di chi abbandona prematuramente gli studi, dei detenuti, dei senza tetto ecc. Quanto al patriarcale basta considerare l’infame trattamento dei padri separati (200 suicidi l’anno). Per fare un discorso di genere sul lavoro ricordo che i morti sul lavoro sono quasi tutti uomini ma le cosiddette “morti bianche” assurgono agli onori della cronaca solo quando a morire sono donne, possibilmente fotogeniche. Nella pubblica amministrazione , che consente una certa sicurezza e stabilità, la maggioranza sono donne. Quote azzurre, no? Il gender pay gap è una sciocchezza evidente. Se fosse possibile pagare meno le donne tutti assumerebbero donne. Il gender pay gap viene fuori da statistiche fatte dolosamente alla Trilussa, secondo una media aritmetica e non tenendo conto di notturni, festivi, ecc. Gli uomini guadagnano di più perché lavorano di più. Qui veniamo alle famose posizioni apicali. Si parte dal presupposto che tutti vogliano accedervi. Sappiamo tutti cosa significa conquistarsi una di quelle posizioni e molte donne preferiscono avere più tempo libero piuttosto che sgomitare per una poltrona o una poltroncina. E’ una scelta saggia che possono permettersi perché non hanno l’obbligo sociale e morale di essere un “buon partito”, avere un certo reddito e uno status per essere considerati degni di un partner, e avere considerazione sociale.
[3] La falsità costruita dai media conformisti (uomo sempre carnefice, donna sempre vittima) si basa su tre elementi principali 1) contando tra i femminicidi quelli che non lo sono 2) non dando risalto alla cronaca della violenza subita da uomini 3) prendendo per buone le false accuse di violenza che, soprattutto in caso di separazione, sono la prassi. Su tutti questi elementi c’è un ottimo lavoro del giornale lafionda. Allego il link relativo al punto 2 https://www.lafionda.com/la-violenza-femmina/
Tra chi si occupa quotidianamente di violenza domestica e dintorni è sempre più diffusa la concezione che la violenza non abbia sesso. Prova ne è questa petizione online per contrastare La prassi ingiusta, illegale, incostituzionale che nega l’accesso ai centri antiviolenza convenzionati alle vittime maschili di violenza domestica.
Per conoscere il testo completo e il numero delle firme raccolte ed, eventualmente, firmare rimandiamo al link http://chng.it/qx42CH8H
ma di seguito anticipiamo l’elenco dei promotori
Hanno promosso la petizione i centri antiviolenza:
Perseo – Centro antiviolenza maschile di Milano
Centro Antiviolenza della Croce Rossa Italiana comitato di Avezzano
Il fiocco di neve – APS di Trieste
Hanno aderito:
Francesca Beneduce, giornalista, criminologa. Eletta Presidente della Commissione Pari Opportunità Regione Campania in qualità di esperta nel 2013.
Marco Crepaldi, psicologo specializzato in psicologia sociale. Fondatore e presidente di Hikikomori Italia.
Gianni Baldini, avvocato. Professore associato (ab.) di diritto privato e docente di biodiritto presso l’Università di Firenze e Siena.
Antonio Martone, scrittore e saggista. Docente di filosofia presso Università degli Studi di Salerno.
Francesco Nozzoli, docente di fisica presso l’Università degli Studi di Trieste.
Gianluca Cicinelli, giornalista e scrittore. Collabora con l’Università degli Studi LUMSA di Roma.
Giorgio Ceccarelli, avvocato. Fondatore dell’ Associazione “Figli Negati” promotore e ideatore della Casa del papà e del Daddy’s Pride.
Glenda Mancini, criminologa, saggista e conduttrice televisiva.
Cinzia Baldazzi, saggista, critica letteraria.
Gioacchino Onorati, editore di libri e programmi televisivi. Fondatore della casa editrice Aracne e di AracneTV.
strada facendo abbiamo avuto l’adesione pubblica anche di Giovanni Battista Camerini, Neuropsichiatra infantile e psichiatra, psicoterapeuta, esperto in psichiatria forense, di Antonella Baiocchi, assessore alle pari opportunità di San Benedetto del Tronto, autrice del testo “la violenza non ha sesso”, di Veronica Berenice Ersilia Sansuini, commissaria alle pari opportunità della regione Marche
[4] Umberto Curi, un pensiero critico, non una dottrina. In K. Marx vivo o morto? Pag. 85.
Fonte foto: Brand News (da Google)