Persone e donne. Elly Schlein e i caduti sul lavoro

Mi viene da sorridere, molto amaramente, al pensiero di quando Elly Schlein dovrà parlare, inevitabilmente, della tragedia dei morti sul lavoro.

Parlerà di uomini caduti sul lavoro (pressoché la quasi totalità) o di “persone”? Nei suoi discorsi, infatti, fa sempre riferimento alle persone e alle donne (tutt’al più alle persone lgbtq+) e mai agli uomini.

Nessuno le chiederà mai conto di questo strabismo, figuriamoci, ma se anche qualche audace, nel caso specifico di questa tragedia di classe e di genere (maschile), dovesse provarci, cosa risponderebbe (si accettano scommesse)?

Naturalmente che è colpa del patriarcato, dal momento che l’attuale società capitalista (ma anche quelle che verranno altrimenti la narrazione ideologica si squaglierebbe e quelle/i come lei resterebbero disoccupate/i…) secondo lei, sarebbe tuttora dominata dal patriarcato.  Quel patriarcato che da sempre manda a crepare gli uomini sul lavoro e in guerra (a proposito, in Ucraina è in corso una mattanza di uomini coscritti e se si rifiutano vengono spediti nelle patrie galere).

Qualcuno è disposto a scommettere, diciamo una bella cena a base di pesce in un buon ristorante?

Morti sul lavoro e infortuni costano il 6 per cento del Pil - la Repubblica

Fonte foto: da Google

 

8 commenti per “Persone e donne. Elly Schlein e i caduti sul lavoro

  1. ndr60
    2 Marzo 2023 at 13:11

    A base di pesce? Certo, di sardine 🙂 La Schlein è la bi-sex giusta al posto giusto.

  2. Lanfranco
    2 Marzo 2023 at 15:32

    Ci vuoi far scommettere su un cavallo perdente ?
    Se capita, a prescindere da questo prodotto da laboratorio Usa, di mangiare insieme una buona cena a base di pesce, ne sarò ben contento.
    Come sempre, d’accordo con il post.

  3. Fabrizio Marchi
    2 Marzo 2023 at 16:57

    Le masse popolari sono in trepidante attesa di sapere se la “sardina” Mattia Santori entrerà a far parte della nuova segreteria del PD, magari come vicesegretario (a questo punto tutto è possibile…). La cosa potrebbe cambiare radicalmente le loro vite…
    Compatibilmente con i loro impegni, se fossi la Schlein, avanzerei la proposta almeno ad un* tra Ferragni, Fedez o Rosa Chemical.

    • ndr60
      3 Marzo 2023 at 13:52

      Rosa Chemical mi pare più adatt*, essendo già fornit* di gadget (sfoggiato a Sanremo) utile alla bisogna, indispensabile per i prossimi cetrioli, ovviamente globali.

  4. Fedele alla linea
    4 Marzo 2023 at 14:21

    Nella indagini dell’ISTAT, per “lavoro” si intende il lavoro pagato. Più precisamente: il lavoro pagato e regolare. D’altronde è l’unica forma di lavoro che può essere rendicontata in un’indagine statistica. Il lavoro domestico e di cura della stragrande maggioranza delle famiglie (cioè le famiglie che non si possono permettere di assumere regolarmente una cuoca, una donna delle pulizie, una domestica, una cameriera e una badante) è svolto quasi sempre dalle donne e in maniera gratuita. Questo immenso lavoro quotidiano sommerso svolto dalle donne non rientra nella categoria “lavoro” indagata dall’ISTAT.

    • Fabrizio Marchi
      4 Marzo 2023 at 14:47

      Se è per questo, senza nulla togliere alle donne che lavorano in nero e che hanno tutta la mia e nostra solidarietà, ci sono altrettanti uomini nelle stesse condizioni, il più delle volte però occupati o sottooccupati in lavori in genere più pesanti e pericolosi. Il conteggio dei morti sul lavoro, inoltre, non è relativo soltanto ai lavoratori regolari ma a tutti. La tua mi sembra, in tutta franchezza, una delle tante solite arrampicate in difesa della narrazione neoliberale e femminista dominante. Il senso dell’articolo è un altro e tu lo hai capito perfettamente. Le specificità della condizione maschile (e di classe) non sono prese neanche in considerazione dalla suddetta narrazione, per la semplice ragione che se lo facesse si squaglierebbe in un nano secondo. Come concilare infatti tale narrazione con il fatto, vado a ruota libera, che a morire sul lavoro sono quasi esclusivamente uomini, che i mestieri più pesanti, rischiosi e nocivi per la salute sono svolti dagli uomini, che la stragrande maggioranza dei senzatetto e degli emarginati sono uomini, che il 95% della popolazione carceraria è maschile, che la totalità dei suicidi per impossibilità di trovare lavoro è maschile, che il 75% dei suicidi complessivi è maschili, che la maggioranza degli abbandoni nella scuola primaria è maschile, che la maggior parte dei ricoverati alla Caritas è maschile, che un quarto circa di questi ricoverati sono padri separati, che i fenomeni estremi di marginalizzazione (hikikomori e incel) riguardano pressochè soltanto uomini e tanto, tanto altro ancora? La risposta è evidente. Tuto ciò non è conciliabile con tale narrazione che si fonda sul postulato in base al quale gli uomini, per il solo fatto di essere tali e di vivere in una società che si dice tuttora dominata dal patriarcato, si trovano in una condizione di dominio e privilegio, e le donne, in quanto tali, in una condizione di discriminazione.
      Prova a rifletterci.

      • alba pierluigi
        6 Marzo 2023 at 14:47

        E che dire del fatto che oramai, grazie anche alla retorica femminista su lavoro/emancipazione/liberazione in termini di genere, questo abbia finito per essere percepito come una sorta di “privilegio” per chi vi accede e non (anche) come il principale luogo della alienazione e sfruttamento dei soggetti all’interno delle logiche neo-capitalistiche orientate esclusivamente alla produttività e competitività (e non solo nel campo del lavoro salariato).
        Con la conseguenza che…per l’appunto, il lavoro di cura familiare non retribuito monetariamente diviene sic et simpliciter una condizione di mero sfruttamento individuale e non anche un prezioso non-luogo della omologazione capitalistica.
        Le fortune del femminismo nel contemporaneo si sono determinate anche da questa sua funzione di efficace “spalla” alla dottrina turbo-capitalistica.

        • Fabrizio Marchi
          6 Marzo 2023 at 18:38

          Esattamente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.