Delle nuove misure del Governo, una serie di confusi e rabberciati provvedimenti privi di una visione complessiva, tendenti sempre alla colpevolizzazione dell’essere umano e mai alla protezione di beni pubblici universali, colpisce il concepimento del Super Green Pass.
Questo non è stato esteso ai lavoratori per il veto della Lega e per i dubbi dei 5Stelle. Al contrario il Partito Democratico non avrebbe battuto ciglio. Quindi si apprestava ad accogliere uno strumento di divisione della classe lavoratrice, unico vero scopo del Green Pass, proprio quando gli stessi lavoratori sono impegnati da mesi in lotte che trovano, dopo tanti anni di arrendevolezza, uno spirito di conflittualità generalizzato.
Nessun cenno, al contrario, sulla necessità di rendere gratuiti e più fruibili i tamponi molecolari, i soli oggi capaci di individuare in tempi brevi la formazione del virus. In grado insomma di monitorare realmente la situazione dei contagi. Si prosegue quindi nella consueta strategia, dimostratasi fallimentare, di puntare esclusivamente sulla campagna vaccinale, che non prevede alcun investimento pubblico in termini infrastrutturali e di occupazione.
Il Governo, dichiaratosi dei migliori, affronta la nuova emergenza con uno slancio pressapochista e confusionario. Questo perché Draghi, disciplinando l’azione governativa alle direzioni ideologiche neoliberali, proseguendo insomma nel condizionare le decisioni a quei mantra ideologici irrazionali che vedono nel mercato il solo ente legittimato a indicare un quadro costituzionale, non può possedere alcuno strumento capace di regolare la crisi.
Quando insomma si dice che in due anni si potevano costruire ospedali, potenziare i trasporti pubblici, investire in infrastrutture e in occupazione, si vuole dire che la pandemia ha reso il mito dell’efficienza del privato una barzelletta. Si vuole insomma sostenere che è proprio la crisi pandemica a far emergere la necessità impellente di sottrarre beni collettivi alle fluttuazioni del mercato. Il caso dei tamponi di questi giorni è emblematico.
Questo disastro annunciato, questa irresponsabilità di Governo, è talmente cristallina tanto che lo stesso Draghi sembra avere a cuore solo la propria fuga nel castello della Presidenza della Repubblica. Una volta indirizzato l’impianto economico e di investimenti con le cabine di regia – che istituzionalizzano il pilota automatico o la troika fatta in casa – ha il bisogno di nascondersi nella sommità del colle per gestire il Paese attraverso teste di legno.
Questa ennesima forzatura istituzionale, di natura totalitarista, è come sempre appoggiata con forza dallo stesso Partito Democratico, il quale si assicura in questo modo la continuità di politiche anti-sociali, anti-lavoriste, attraenti per Confindustria e per i mercati internazionali, senza la possibilità che possano essere messe in discussione da qualsiasi stravolgimento politico. Così si chiude il cerchio, quella strategia iniziata con la nuova legislatura che ha avuto il compito di restringere sempre di più gli spazi di democrazia formale e le forme della democrazia sostanziale, trova una sua ricaduta pratica. L’instaurazione di un presidenzialismo senza Costituzione, un campo politico svuotato di contrappesi, che si accomoda in una silente genuflessione al vincolo esterno.