Stefanos Kasselakis è stato eletto come nuovo leader di Syriza, il principale partito di opposizione greca. Le primarie hanno decretato la vittoria di un armatore d’origine greca, residente a Miami e con un notevole passato nella Goldman Sachs. Il leader è gay e attende con il suo compagno un figlio, affermano le cronache, è un businessman di successo.
Si ripete lo stesso copione che gradualmente sta conducendo alla globalizzazione del partito democratico americano di cui il PD italiano ne è un “tragico esempio”. La colonizzazione continua insediandosi nell’opposizione al fine di rendere impossibile una vera alternativa. Avanza il pensiero unico che fa dell’Europa il continente dove si sperimenta una nuova forma di totalitarismo con verniciatura democratica. L’Europa è ormai divenuta la copia degli Stati Uniti, in essa si sperimenta l’eliminazione della speranza di uscire dall’incubo liberista. Controllare l’opposizione è la chiave di sicurezza del liberismo. Rendere irrilevanti le differenze tra destra e sinistra è parte della “quarta guerra mondiale”.
Il leader greco incarna con la sua vita il superamento di ogni vincolo etico e razionale. L’essere gay e uomo dall’aspetto mediatico lo rende rassicurante per le oligarchie e spendibile nel mercato della politica. Non metterà mai in discussione i capisaldi del liberismo, l’individualismo proprietario e la libertà di comprare tutto ciò che il soggetto atomizzato “vuole e desidera”. La condizione di gay lo rende appetibile per i giovani greci, rappresenta la liberazione dalla famiglia tradizionale e la libertà erotica. Si può essere di sinistra e ricchi, l’ossimoro non è né pensato né percepito, e dunque è modello organico all’oligarchia e nel contempo non “richiede” alle nuove generazioni addomesticate dai media rivoluzione alcuna. Il “progresso” è solo la liberazione da ogni vincolo comunitario. Naturalmente si occulta che l’annichilimento di ogni limite inaugura la mercificazione totale di ogni aspetto della vita. In questa mercificazione ci sono ancora loro, i giovani che hanno votato per Stefanos Kasselakis, il quale rappresenta il volto arcobaleno del liberismo. La trappola pare funzionare sempre, dinanzi alle nuove generazioni educate al solo capitalismo. Non hanno conosciuto che il capitalismo, per cui è abbastanza semplice per le lobby del capitale farle cadere nell’inverno della politica, dove il tempo ghiaccia le speranze e non vi è che il presente con i suoi dogmi di stampo economicistico a governare l’ordine del discorso.
Il nuovo leader ha partecipato attivamente, anche se brevemente nel 2008, alla campagna elettorale per Biden e intrattiene buoni rapporti con i moderati greci, ha affermato di voler rifondare la sinistra greca sul modello dei democratici negli Stati Uniti. Il progetto è di portare la sinistra all’interno del liberismo e di cancellare la storia politica della Grecia nella quale resistenza e opposizione comunista sono sempre state forze di contenimento del capitalismo.
Stefanos Kasselakis porterà a termine il programma di laicizzazione e mercificazione decisa a Bruxelles per i greci. Il programma è generico e demagogico: tagliare le tasse per i dipendenti pubblici e privati, riformare il sistema giudiziario, eliminare la leva militare obbligatoria, legalizzare i matrimoni omosessuali e favorire la separazione tra Stato e Chiesa. La proprietà privata resta intoccabile, nessun riferimento alla posizione della Grecia sulla questione ucraina. La sinistra si trasforma, similmente al PD, in una democrazia cristiana liberista, laica e atea che fa dell’individualismo l’unica vera stella polare del programma. Lo scopo reale di tale operazione è mutare radicalmente la sinistra, renderla organica al liberismo, pertanto una eventuale sconfitta elettorale del trentacinquenne non è rilevante, in quanto ciò che conta è far vincere il modello democratico americano, in modo da condurre le nuove generazioni nell’ovile del liberismo dal “volto umano” e che fa appello alla meritocrazia e alle riforme minime del sistema. Si allontana definitivamente “ogni radicalismo di sinistra”.
Siamo dinanzi ad un nuovo episodio della distopia della sinistra che cambia forma per non risolvere il problema alla radice: il liberismo. Il suicidio del P.C.I. non ha insegnato nulla ai popoli, si continua a confermare il percorso che rende la politica inutile e senza speranza.
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