La
totalità è falsa, dinanzi a tale constatazione e realtà, si pone il problema
del “Che fare”.
Il
caso Assange e Udo Konstantin Ulfkotte sono emblematici della produzione
del falso. La verità è sostituita dalla manipolazione dei dati e dalla loro
scomparsa, al loro posto non vi è che il falso non riconosciuto. In Italia il
silenzio sul caso Ulfkotte è indicativo della “libertà” del sistema. Ulfkotte
ha lavorato per la Frankfurterallgemeine Zeitung ed ha denunciato la
compravendita dei giornalisti e dei politici e la produzione delle notizie con
cui giustificare i bombardamenti etici. Il suo testo Gekauftejournalisten, «Giornalisti
comprati» tradotto nel 2020 in Italia
è quasi sconosciuto. I giornalisti, secondo Ulfkotte, sono pagati dalla
CIA per manipolare adeguatamente i fatti in modo da rappresentare positivamente
gli interessi degli Stati Uniti e giustificare l’imperialismo a stelle e
strisce. L’Occidente non è una pluralità di realtà politiche e statuali,
l’occidente coincide con gli Stati Uniti. L’egemonia economica e politica è
solo americana. Nell’occidente assistiamo ad un nuovo feudalesimo: il grande
feudatario (Stati Uniti) e i vassalli (alleati).
L’autore
è morto improvvisamente nel 2017, dopo aver denunciato in interviste[1] e
nel suo testo l’agonia della democrazia. Il corpo è stato immediatamente
cremato, pertanto non sono state possibili indagini sulle cause della morte.
I
casi Assange e Udo Konstantin Ulfkotte dimostrano che l’uguaglianza è solo
formale, in quanto cittadini che si nutrono del falso sono solo consumatori e
sudditi senza voce. I cittadini nelle democrazie capitalistiche sono i senza
voce e i senza linguaggio. Non devono pensare, devono essere
educati/addomesticati alla servitù volontaria con la menzogna. L’abitudine e la
consuetudine a vivere in un clima di negazione della verità deforma la natura
umana, rende “normale il male di vivere” e la disperazione. Esse sono rimosse
dagli eccessi e da un mondo onirico che persegue una distopica onnipotenza che
occulta la dolorosa impotenza quotidiana.
L’uguaglianza
secondo il capitale dev’essere solo moltiplicazione dei desideri, l’essere umano
dev’essere solo un orcio bucato, che nulla trattiene e pensa, un consumatore
liquido e pronto a “credere” nel sistema. Gli orci bucati non donano e non si conoscono,
semplicemente sono al mondo per
soddisfare desideri indotti, per cui oscillano tra il desiderio e il
tedio. Il giornalismo nell’orcio bucato inserisce servilmente ciò che il
dominio stabilisce. Siamo dinanzi ad una piramide di comando dell’informazione.
Dobbiamo avere il coraggio di martellare
le notizie. Il coraggio della verità senza il quale nulla è possibile. Martellare
significa porre domande, quelle che il sistema neutralizza con i suoi dogmi e
con “progressismo acefalo”. L’aggressività animalizza ed induce ad essere
imprenditore dei propri desideri, i quali divengono l’ombelico del mondo, il
resto si inabissa. Recidere il cordone mediatico che tiene unito ciascuno alla
macchina del sistema è il fine della prassi che ci attende. Seminare domande
per una paideia delle risposte e della progettualità. È il compito di coloro
che testimoniano e credono razionalmente nella democrazia sostanziale.
Chi
vive da estraneo a se stesso, non può che trascorrere la propria esistenza
nella noia che gli segnala l’inautenticità della propria condizione. A questa
“inautenticità” bisogna dare una risposta. Oggi è la psicologia a “curare i
sintomi del malessere generale”, mentre solo la prassi può guarire
dall’angoscia che produce il sistema. Senza riferimenti etici-politici e senza
futuro il soggetto è negato nella sua natura razionale e progettuale. L’abbondanza
delle merci coincide con la reificazione del soggetto, il quale consuma ed è
negato nella sua identità di indole e genere. La libertà del capitalismo
procede per imposizione di stereotipi funzionali alle logiche del dominio.
Femminilizzare non significa emancipazione delle donne, ma il loro assoggettamento
ai valori del liberismo, sono usate per disarcionare il genere maschile e sostituirlo con “le fedelissime”
al potere. Se il contratto silenzioso viene rotto esse sono espulse senza
garanzia alcuna dal sistema. La liberazione artificiale del “femminile” è usato
per rappresentare il capitale, anche, come liberatore delle persone omosessuali, in
realtà si chiede a questi di vivere lo
stereotipo con cui sono rappresentati
dai media. Liberi di essere uno stereotipo vivente che deve confermare
consumismo e fluidità del capitale. L’azione del capitale è finalizzata ad
omologare, asservire e atomizzare. L’individualismo anticomunitario è il
cemento culturale con cui il sistema struttura il dominio, usa i sudditi come
araldi del dominio in corso.
Si
può ipotizzare una linea di resistenza in assenza di una organizzazione strutturata sul territorio. Ciascuno deve fare
il suo, è sempre possibile l’agire, in primis è necessario tenere le posizioni,
non bisogna retrocedere. I resistenti ovunque si trovino devono “tenere” la
loro opposizione critica che anticipa la
prassi, la prepara con gradualità, bisogna affinare la critica per poter
mostrare che “il migliore dei mondi possibili” è luogo del falso nel quale la
verità è stata sostituita dal regno delle ombre. In ogni luogo della formazione
bisogna preparare l’Arca invisibile della paideia, in modo che quando il
diluvio del capitalismo rovinerà per i suoi eccessi e per l’amoralità assoluta
che lo connota, non vi sia solo barbarie e si possa dirigere fuori dagli effetti
apocalittici del capitalismo. Non è vero che non c’è nulla da fare, il rischio
dinanzi ad una contingenza violentissima è il disorientamento, un senso di
impotenza non trascendibile. La storia ci dimostra che nessun sistema è eterno,
le contraddizioni occultate e taciute sono tra di noi e attendono di essere
pensate e oggettivate per diventare reali. Non c’è contraddizione più grande
che l’antitesi tra verità e falsità. Bisogna porre in essere processi di
concettualizzazione del presente per contrastare i processi di derealizzazione
in corso. L’Arca invisibile del pensiero è luogo nel quale, giovani e non solo,
formati al logos attendono il loro tempo, ma agiscono nel presente per allargare
i confini dell’Arca.
Eroi
e vittime
La
paideia della prassi dona la luce del mondo, restituisce i colori dove regna il
grigio del capitale che si mescola col sangue dei popoli. Alla verità
artificiale dei media asserviti, bisogna opporre il dubbio quale pratica
critica delle fonti per uscire dal regno delle ombre e rompere il conflitto
orizzontale da cui il sistema trae la forza plastica della sua espansione.
L’incipit della libertà è porre tra parentesi la libertà fluida che ci offre il
capitale, ciò che è fluido evapora senza lasciare traccia. I casi Assange e Udo
Konstantin Ulfkotte dimostrano che il nostro tempo non solo ha bisogno di
eroi che lavorano con il loro impegno e martirio per la liberazione dei popoli,
ma specialmente bisogna reintrodurre reali e storiche figure di eroi che
possano contrastare con la loro testimonianza la cultura del vittimismo.
L’occidente bombarda i “paesi canaglia” e nel contempo nei suoi confini alleva
generazioni di uomini e donne che si percepiscono come vittime reali e
potenziali. Il fascismo è sempre alle porte, per cui è necessario rafforzare
controlli e presidi militari. Il numero delle categorie vittime di violenza si
moltiplicano, in tal modo si addestra la popolazione al disimpegno e alla
dipendenza da Stati e magnati che sostengono le vittime. Si oscura la figura
dell’eroe, ovvero di colui che si impegna in modo disinteressato e consapevole
per la comunità, al suo posto regna sovrana l’inamovibile categoria della
vittima. Tutti possiamo essere “eroi” del nostro tempo se anteponiamo la
passione per la verità agli interessi personali. Ogni eroe è tale a modo suo,
non dobbiamo pensare all’eroe come ad una figura sovraumana, ma ogni persona
che si incammina sul sentiero della verità con le sue contraddizioni e limiti è
un eroe. La paideia della vittima serve alla conservazione per giustificare
ideologicamente il sistema capitale e celare la verità. Imparare il pensiero
autonomo e l’impegno costante per la verità è l’inizio di un processo di
autentica democrazia in un tempo in cui anche ciò che è vero è falso. L’Italia
è al 46° posto per la libertà di stampa, da questo dato si può dedurre il
bisogno di eroi che si incamminino sulla via della verità. Il pericolo più
grande è l’autocensura e l’adulazione clientelare verso capi e capetti. Gli
eroi della libertà devono combattere contro il nemico interiore che si nasconde
in ogni essere umano. La lotta è un processo lungo quanto la vita. Ogni eroe
deve testimoniare la liberazione dalle forze regressive interiori ed esteriori.
La libertà è lavoro dello spirito contro cui il sistema capitalistico combatte
stabilmente per produrre in serie vittimismo e personalità senza intelligenza
interiore. Senza tale premessa interiore non vi può essere prassi politica ma
solo un’inarrestabile decadenza.
[1]https://youtu.be/TSwFQds42vg