Il solo partecipare ad un Gay Pride mette allegria. Anche ai
più tristi e depressi. Anche se il giorno prima ti è successa una disgrazia
basta che vai al Gay Pride e, come d’incanto, vieni pervaso dalla gioia. Non si
spiega altrimenti l’atmosfera di felicità (per lo più sconosciuta alla stragrande
maggioranza degli umani se non per brevi attimi della loro esistenza…) che
caratterizza queste manifestazioni e che pervade tutt* * partecipant*. La qual
cosa è quanto meno singolare per chi vive una condizione di oppressione e
discriminazione per definizione.
A meno di non considerare la gioia una condizione ontologica
delle persone lgbtq; miracoli della “diversità”, anche se oggi più omologata (e
sponsorizzata…) che mai.
Generalmente, invece, quando si va ad una manifestazione di
metalmeccanici, di cassintegrati o disoccupati (o in procinto di esserlo) si
vedono facce a dir poco incaxxate e poco propense alla festa e ai balli. Ai
Pride invece anche un grigio, incolore, goffo e triste personaggio come il
sindaco di Roma Gualtieri viene travolto dalla magia dell’atmosfera e si mette
a ballare – insieme ad un* ancor più festante Elly Schlein (ma per quest’ultim*
è scontato) – sulle note di Lady Gaga. Miracoli del Pride!
Momenti e sensazioni che a noi tristi, depressi, scontati,
rozzi e banalissimi maschi cisgender (oppressori e privilegiati per definizione…)
può forse dare uno scudetto o una Coppa dei Campioni vinti dalla propria squadra
del cuore oppure l’incontro del tutto casuale e insperato con una donna che dopo
averti rimorchiato di sua iniziativa e insistito per offrirti la cena (naturalmente
vincendo la nostra naturale e ben nota ritrosia maschile…) ti porta a casa sua
per fare del sesso. Fantascienza? No, perché…
Fonte foto: Repubblica Milano (da Google)