La premessa è che sono distante tanto dalla esaltazione della famiglia “arcobaleno”, da tempo elevata dal “politically correct” dominante a luogo del progresso umano e della liberazione universale per definizione, quanto da quella della famiglia “tradizionale”, considerata invece, sul versante opposto dai “neoconservatori”, come il luogo, sempre per definizione, dell’armonia naturale. Ma le cose sono sempre un po’ più complesse di come ci piacerebbe che fossero.
Personalmente penso che una famiglia possa essere formata non necessariamente da un marito, una moglie e dei figli (cioè quella cosiddetta tradizionale), ma anche da nuclei più o meno larghi di persone, non necessariamente consanguinei o coniugati, da amici e amiche, figli e figlie adottati, parenti acquisiti e vai discorrendo. Sostanzialmente quindi delle comunità, fermo restando che i figli hanno un padre e una madre (che possono essere o non essere biologici) e comunque cresciuti anche all’interno di una dimensione familiare più ampia. Del resto è già accaduto in diversi contesti storici e culturali, anche nel nostro paese e in epoche relativamente recenti. Né si può escludere a priori (e perché si dovrebbe?…) che un bambino o una bambina possano essere adottati e cresciuti da una famiglia “allargata”, cioè da una comunità di persone. Questo è accaduto e accade tuttora in tanti paesi del mondo, anche se ciò è stato ed è dovuto a condizioni di necessità (sociali, economiche, guerre, malattie, scomparsa di parenti stretti o vicini ecc.) e non per una opzione ideologica. Tutte queste tipologie di famiglie hanno però visto la compresenza di uomini e di donne, quindi della soggettività maschile e di quella femminile. Non si sono mai date famiglie composte da soli uomini o da sole donne (gay, lesbiche o etero), a parte quelle, appunto per necessità e per condizioni oggettive (cosiddette “ragazze madri”, vedove o vedovi con figli, fratelli o sorelle che hanno perso entrambi i genitori ecc.). La questione è stata posta solo di recente in ragione della rivendicazione, o meglio del desiderio (ricordiamo che non necessariamente un desiderio deve tradursi in diritto…), da parte delle coppie lgbt+ di adottare i figli.
Fermo restando che non è mia intenzione scatenare una guerra santa per impedire che si arrivi ad una legislazione che consenta alle persone lgbt+ di adottare figli, resto convinto che la crescita relativamente equilibrata di un bambino o di una bambina debba vedere la compresenza del maschile e del femminile. E credo che su questa delicatissima questione sia doveroso aprire un dibattito vero, cioè un confronto dialettico e non una rissa in cui ci si scomunica e ci si insulta vicendevolmente.
Trovo intollerabile e insopportabile, ad esempio, che i fautori della famiglia tradizionale, a mio parere ancora la maggioranza delle persone in questo paese, per il solo fatto di essere tali debbano essere bollati come omofobi, reazionari e fascisti. Conosco moltissime persone, sicuramente non omofobe e men che meno fasciste, che hanno questa posizione. Molte di esse sono cattoliche (che non è una colpa…) ma non necessariamente. Tutte omofobe e fasciste? Soltanto un imbecille può pensare una cosa simile. Ne dovrebbe conseguire, se tanto mi dà tanto e se il principio di identità e non contraddizione non è proprio acqua fresca, che tutto il variegato fronte liberal e radical più o meno di “sinistra” (nell’accezione corrente del termine, non a caso lo scrivo con la s minuscola) è popolato da imbecilli. Ma non voglio pensarlo perché non voglio cadere nella loro stessa trappola, anche perché non so se è preferibile essere omofobi e fascisti oppure idioti (bella lotta…).
Contraddicendomi (siamo tutti/e mediamente fallaci) vorrei però solo ricordare che i partiti “seri” della Sinistra (S maiuscola) di una volta, quella che non esiste più da tempo, il problema del rapporto con il mondo non comunista e non socialista, e in particolare con quello cattolico, se lo ponevano eccome, e non certo bollando quel mondo come una massa di bacchettoni, oscurantisti e vetero reazionari, se non altro per non regalare intere masse popolari alle destre…
Tornando alla questione, sintetizzando all’inverosimile e quindi banalizzando (ma non si può fare altrimenti), le persone lgbt+ sostengono che le polarità maschile e femminile (e quindi anche paterno e materno) non abbiano un fondamento biologico e siano dei costrutti culturali. In virtù di questa tesi (in realtà una interpretazione ideologica che non mi risulta abbia un fondamento scientifico, ma posso sempre sbagliarmi e sono sempre pronto laicamente a rivedere le mie posizioni) i sessi sarebbero di fatto indifferenziati. Ergo, chiunque, siano essi maschi, femmine, etero, lgbt+, possono adottare figli. Aggiungo che è assolutamente logico e coerente da parte loro sostenere questa tesi perché hanno necessità di una sorta di “teoria epistemologica”, di fondamento teorico, in grado di sorreggere la suddetta tesi e consentirgli di raggiungere l’obiettivo, cioè la possibilità di adottare figli.
A questo punto mi chiedo e vi chiedo. Se i sessi sono indifferenziati, se un bambino o una bambina possono essere allevati indifferentemente da una coppia di maschi (gay o etero) o di femmine (lesbiche o etero), perché non potrebbero essere cresciuti da un gruppo, che so di otto o dieci maschi (etero o gay, non cambia nulla) o di otto o dieci femmine (lesbiche o etero)? Badate che non vuole essere un iperbole ma un ragionamento concreto e coerente.
Ma io che invece, magari per ignoranza, credo nella differenza (che una volta mi hanno spiegato essere una ricchezza…) fra i sessi, mi chiedo: ma non è meglio che un bambino o una bambina vengano invece cresciuti/adottati da un gruppo composto sia da maschi che da femmine piuttosto che da soli maschi o da sole femmine? Ancora più banalmente: non è meglio crescere un bambino a proteine e a vitamine anziché solo con proteine o solo con vitamine? Il quesito diventa superfluo, naturalmente, se si ritiene che proteine e vitamine non abbiano una loro specificità. Per evitare ogni equivoco e soprattutto le speculazioni dei soliti noti, il problema non è, ovviamente, se una coppia lgbt+ sia o non sia “abile” a crescere figli. Ce ne saranno di migliori e di peggiori, di ottime e di pessime, né più e né meno delle coppie etero. La questione è quella cui ho appena fatto cenno sopra.
E’ una domanda che pongo e una riflessione che vorrei si aprisse, e nulla più. Porla significa essere omofobi, oscurantisti e fascisti?
Il neo presidente della Camera dei Deputati ha detto una volta in un comizio diventato ormai celebre perchè sparato su tutti i media che “il matrimonio è quello fra un papà e una mamma e tutto il resto sono schifezze”. Oggi ci si scandalizza, giustamente – e sottolineo, giustamente – per questa affermazione squisitamente reazionaria, sessista e sciovinista – e però è ormai prassi corrente bollare come omofobo e fascista chiunque osi anche solo avanzare una sia pur pallida obiezione al postulato di cui sopra. A mio parere queste due posizioni sono speculari e di certo non aiutano ad aprire un vero e autentico dibattito sul tema.
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