Pur confermando la mia totale e assoluta contrarietà alla pratica mercificante (per le donne e ancor più per i bambini), capitalista e sostanzialmente neocolonialista e razzista dell’utero in affitto, trovo altrettanto abominevole che si possa concepire di negare i diritti (di cittadinanza o qualsiasi altro) ai figli delle coppie lgbtq o etero che si sono avvalse di tale pratica, quale che sia la loro origine. A meno di non pensare che le colpe o le responsabilità dei padri o delle madri debbano ricadere sui figli. Specie in considerazione del fatto che non è nelle nostre possibilità scegliere da chi, come, dove e quando venire al mondo.
Tutti coloro che vivono in uno stato che si considera democratico debbono godere degli stessi diritti, senza se e senza ma. Dopo di che possiamo e dobbiamo discutere (e soprattutto opporci) come e quanto vogliamo sulla cosiddetta “maternità surrogata” (hanno pudore a chiamarla per quello che è anche i suoi più ferventi sostenitori…) ma questo è un altro discorso. Il fatto stesso di essere venuti al mondo o di trovarsi a vivere in un paese che si considera evoluto e democratico, anche se si è nati altrove, comporta il diritto a godere di tutti i diritti di cui godono tutti i membri di una comunità.
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