L’establishment neoliberale è sull’orlo (apparente) di una crisi di nervi in seguito alle dimissioni di Mario Draghi. La sola ipotesi che non sia più il capo del governo o del prossimo che verrà, viene presentata come una sorta di fine del mondo. Per la serie: “Fuori da Draghi non c’è salvezza”.
Per scongiurare questa ipotesi e per cominciare a raschiare il barile in vista di eventuali elezioni anticipate, hanno naturalmente già cominciato ad agitare lo spauracchio di una possibile e forse realistica affermazione del centrodestra.
E quand’anche fosse? Cosa cambierebbe? Nulla. Avremmo un governo altrettanto reazionario, liberista, antipopolare, filo atlantico, prono agli USA, alla NATO e al grande capitale internazionale. Nulla più e nulla meno, e soprattutto nulla di differente rispetto al precedente, a parte lo sventolare ipocritamente bandiere ideologiche parzialmente diverse.
Onde per cui, non cadiamo nella trappola del “turarci il naso” e cerchiamo di capire come sia possibile costruire una forza politica e sociale realmente alternativa all’ordine politico e sociale vigente.
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